Assegno unico: difficile garantire 250 euro per figlio

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Tempi troppo stretti per il via dal 1° di luglio. Per l’assegno unico si fa strada l’ipotesi di una partenza light nel 2021 che rimanda la vera riforma a gennaio del prossimo anno.

Misure a sostegno delle famiglie in base all’Isee.
“E’ una riforma che rappresenta un cambio di paradigma nelle politiche per la famiglia e a sostegno della natalità. Un piano che guarda alle prossime generazioni deve riconoscere la nostra realtà demografica, siamo uno dei paesi con la più bassa fecondità in Europa, meno di 1,3 figli per ciascuna donna, rispetto alla media europea di 1,6. Per mettere i nostri giovani nella condizione di formare una famiglia dobbiamo rispondere a 3 richieste: un welfare adeguato, una casa e un lavoro sicuro”, le parole di Draghi.

L’assegno unico consiste in un assegno mensile a tutte le famiglie che hanno un figlio fino a 21 anni a carico. Inoltre, l’assegno ha un valore massimo di 250 euro, in base all’Isee, ed è composto da un valore fisso e uno variabile al variare del reddito complessivo della famiglia. Ma 90 giorni per mettere a punto l’assegno unico e universale per chi ha figli sembrerebbe di difficile attuazione, nonostante abbia ricevuto l’ok al Senato: “per debuttare a luglio i tempi sono stretti, la riforma dovrà rispettare il tetto delle risorse disponibili e le questioni da definire non sono poche”. Come si legge su ilsole24ore, con i fondi disponibili si stima un assegno medio mensile di 161 euro.

A chi spetta

Il beneficio verrà attribuito a lavoratori dipendenti, autonomi o incapienti. Possono fare richiesta tutte le mamme dal settimo mese di gravidanza. Dai 18 anni di età, una somma ridotta rispetto all’assegno potrebbe essere accreditata direttamente al figlio se:

  • è iscritto all’università;
  • è un tirocinante;
  • è iscritto a un corso professionale;
  • svolge il servizio civile;
  • svolge un lavoro a basso reddito

L’importo dell’assegno diminuisce se si alza l’Isee: per un Isee sopra i 52mila euro, il contributo scende a 67 euro mensili per i figli minori e a 40 euro per i figli maggiorenni ma di età inferiore ai 21 anni. Il quadro favorirebbe autonomi e incapienti, categorie oggi escluse dagli assegni famigliari. Risulterebbero sfavoriti i lavoratori dipendenti: 1,35 milioni di famiglie perderebbero in media 381 euro all’anno. Per tamponare questa disparità, si sottolinea, occorrono 800 milioni in più all’anno. (quifinanza.it)