PER COSTRUIRE UNA RETE DI AIUTO PER I DETENUTI
Promuovere il benessere psichico creando una rete di relazioni e di azioni di aiuto tra le persone ristrette, incentivare l’empatia per comprendere i bisogni dell’altro riuscendo così ad intercettare segnali di disagio e a prevenire episodi di aggressività auto o etero diretta.
Sono questi i principali obiettivi del corso di formazione “Il detenuto peer supporter come coach alla quotidianità: sostegno alla fragilità e veicolo di evoluzione del clima relazionale nel sistema penitenziario”, organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale della Asl Roma 4 in collaborazione con la Direzione della Casa Circondariale di Civitavecchia.
Il corso quest’anno è giunto alla V edizione e si articola in nove lezioni frontali, strutturate in modo interattivo, i cui relatori sono operatori afferenti a tutte le aree attive in ambito penitenziario: operatori sanitari dell’area salute mentale, Medici di Medicina Generale, infermieri, personale del Servizio delle Dipendenze, operatori della sicurezza (Polizia Penitenziaria) e dell’area trattamentale (educatori di ambito psicopedagogico).
“L’ambiente carcerario – ha spiegato il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl Roma 4, la dottoressa Carola Celozzi – è un luogo dove il rischio che si verifichino situazioni di crisi o forte disagio, è molto alto. Spesso il disorientamento vissuto dal detenuto conduce a isolamento e mancanza di relazioni, una situazione che può sfociare in aggressività, violenza ma anche depressione. Non è facile intercettare queste dinamiche e facilitare l’accesso ai servizi. Per questo è fondamentale il coinvolgimento di tutti i membri della comunità carceraria. Soprattutto dei detenuti stessi. Molti di loro hanno già affrontato momenti di fragilità e, essendo i primi ad osservare segnali di disagio nei compagni, possono essere di grande aiuto nel fornire sostegno e al contempo interfacciarsi in maniera fattiva con gli operatori, fungendo anche da intermediari. Il beneficio poi è triplice: dare aiuto a chi vive un momento di disagio, creare un momento di crescita personale in chi sceglie di rivestire il ruolo di peer supporter, fornire agli operatori spunti per migliorare il benessere della comunità. Le esperienze precedenti hanno dato risultati apprezzabili e sono state utili sia per gli addetti ai lavori che per i detenuti. Sono stati proprio i risultati ottenuti, in termini di riduzione degli eventi aggressivi o autolesivi, che ci ha spinto a portare avanti il progetto”.
L’obiettivo principale del corso è quello quindi di formare un “Peer Supporter”, ossia sostenitore alla pari, che sia una figura di riferimento relazionale per gli altri detenuti e un promotore di benessere capace di favorire la creazione di un’atmosfera emotivamente accogliente.
In questa V edizione, partita a novembre e che terminerà a fine gennaio, sono dieci i detenuti che hanno deciso di aderire al progetto e che stanno partecipando alle lezioni. Il corso, appunto, prevede nove incontri nei quali i discenti si confrontano su vari temi, come l’empatia, il disagio e il disturbo psichico, le dipendenze, le esigenze di sicurezza, la cura e la prevenzione delle malattie organiche, il ruolo dell’area trattamentale nell’affrontare i bisogni quotidiani della popolazione detenuta.
“Il progetto “Peer Supporter” – ha dichiarato la Direttrice della Casa Circondariale di Civitavecchia, la dottoressa Patrizia Bravetti – rientra in un piano di prevenzione più generale che ci vede collaborare con i servizi della Asl Roma 4 ormai da diversi anni. L’esperienza pregressa ha portato nel corso delle varie edizioni e dei diversi progetti ad affinare le procedure contribuendo favorevolmente alla riduzione dei rischi. La presenza dei peer supporter nel tempo si è rivelato un buon alleato non solo nel favorire un clima di benessere ma perché questo gioca un ruolo chiave nel ridurre le distanze tra detenuti e istituzionicontribuendo positivamente alla crescita del senso di comunità, fatta di detenuti e personale della struttura”.
I benefici e i risultati positivi che il progetto porta con sé ad ogni edizione, non hanno ricadute solo sul benessere della comunità carceraria, ma anche sul sistema sanitario locale che riesce, in prima battuta, a raggiungere l’obiettivo di fare prevenzione sia a livello fisico che psicologico.
“Tra gli obiettivi principali di ogni azienda sanitaria – ha concluso il Direttore Generale della Asl Roma 4, la dottoressa Cristina Matranga – c’è quello del favorire benessere e fare prevenzione, in special modo nelle fasce più deboli e fragili della popolazione. La popolazione carceraria è tra quelle dove si manifesta in maniera più forte il disagio, la depressione e anche la violenza. Situazioni che spesso scaturiscono dal senso di maladattamento al sistema carcerario, dalle paure e dall’isolamento. Trovare altri detenuti che, per esperienza personale o meno, si sono già confrontati con tali situazioni, e per questo vogliono mettere a disposizione la loro esperienza in favore degli altri per aiutarli e supportarli, per la nostra azienda e i nostri professionisti significa poter contare su validi alleati. Il progetto e i risultati a cui hanno condotto le passate edizioni denotano come la strategia della rete, che mette in campo azioni di sistema e interventi su gruppi oltre che sul singolo, fa la differenza nel centrare l’obiettivo di adottare buone pratiche che vanno poi a beneficio dell’intera comunità territoriale”.