Mobilitazione della LAV e degli animalisti per ripristinare la tutela degli animali selvatici. No alla caccia in città. Secondo la strategia UE, è necessario “Riportare la natura nella nostra vita”.
L’emendamento caccia della discussa legge di Bilancio 2023 (197/2022), di fatto, consente a chiunque di uccidere qualsiasi animale selvatico, anche nei centri urbani. La Lega Anti Vivisezione (LAV), insieme a tutto il mondo animalista con ENPA, LIPU e WWF, si è mobilitata per ripristinare la tutela degli animali selvatici.
Secondo ENPA non si tratta solo di uno scempio dal punto di vita etico ma espone anche il nostro Paese a procedure d’infrazione e conflitti normativi. Le nuove disposizioni che liberalizzato la caccia a qualsiasi animale, afferma LAV, porteranno il far-west venatorio fino all’interno delle nostre città. Proprio per questo la storica associazione contro la vivisezione si è appellata alla Commissione Europea chiedendo il suo intervento per ripristinare la tutela che è dovuta agli animali selvatici.
La recentissima legge – recita l’appello – rimuove ogni limite alla partecipazione dei cacciatori al controllo faunistico, escludendo qualsiasi valutazione scientifica preventiva anche nel caso in cui sia prevista l’uccisione di animali appartenenti alle specie protette dalle Direttive Habitat e Uccelli. D’ora in poi i cacciatori italiani potranno intervenire nelle aree protette, anche all’interno della rete Natura 2000, così come nelle aree urbane, in qualsiasi periodo dell’anno e a qualsiasi ora, nei confronti di qualsiasi specie animale e in assenza di ogni verifica scientifica, violando così la protezione imposta dalle norme europee.
Nonostante l’altissima adesione dei cittadini all’appello, la risposta dalla Commissione Europea tarda ad arrivare. Eppure l’indirizzo sancito dall’accordo raggiunto lo scorso dicembre dalla COP 15, nel vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità di Montreal parla chiaro. Si tratta d’intervenire contro le azioni che hanno distrutto l’ambiente e che minacciano le specie, gli ecosistemi e le risorse essenziali per la stessa umanità. Un accordo storico, come quello di Parigi sul clima – sollecitato fra l’altro dalla stessa Commissione UE che due anni fa ha approvato la Risoluzione per la Strategia di biodiversità per “Riportare la natura nella nostra vita” – che prevede il ripristino del 30% delle aree marine e terrestri degradate sempre entro il 2030. Il documento, fra l’altro, affronta anche il tema delle sovvenzioni dannose per la biodiversità, con l’impegno di individuarle entro il 2025 e di tagliare entro il 2030 almeno 500 miliardi di dollari l’anno.
Fra gli importanti obiettivi da raggiungere ci sono: l’arresto dell’estinzione delle specie conosciute e la riduzione di 10 volte, entro il 2050, del rischio di estinzione di tutte le specie; la garanzia di un commercio sicuro, legale e sostenibile delle specie selvatiche entro il 2030; la gestione sostenibile delle aree destinate all’agricoltura, l’aumento dell’agroecologia e delle altre pratiche rispettose della biodiversità; aumentare il verde negli spazi urbani. Prima della prossima COP del 2024, i Paesi dovranno definire un quadro normativo che preveda azioni nazionali e internazionali per la biodiversità, anche attraverso strategie di finanziamento.
Rubrica a cura di Barbara e Cristina Civinini
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