App Immuni, tutto quello che c’è da sapere

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Secondo l’Oms, il tracciamento contagiati è un’arma importante nella Fase 2 e tale è stata riconosciuta anche dall’ultimo Dpcm.

Il Governo ha commissionato ad una start-up di Milano lo sviluppo di una applicazione, scaricabile su smartphone, iPhone e Android, attraverso la quale ipotizza una più facile gestione dei contagi, nella fase 2 dell’emergenza. Fase in cui è prevista la graduale apertura  dell’economia del Paese e la conseguente libera circolazione dei cittadini.

La società, per lo sviluppo di Immuni è la milanese Bending Spoons, che sta lavorando per consegnare il prodotto più velocemente possibile, già per la fine del mese di maggio.  L’applicazione ha 2 finalità:

  • conctact tracy
  • diario clinico

App Immuni: come funziona

É un’applicazione scaricabile su smartphone ma per farla funzionare l’utente dovrà anche aggiornarne i sistemi, con un update in via di rilascio da parte di Apple e Google, che funziona attraverso il sistema Bluetooth. Uno standard tecnico industriale di trasmissione dati per reti personali senza fili. Per gli esperti si tratta di un sistema vulnerabile, dunque poco sicuro per i dati immessi. Per funzionare l’App deve essere sempre attivo il Bluetooth, questo comporta un consumo enorme per la batteria del dispositivo. A cosa serve l’App?

Consente di tracciare gli spostamenti dei cittadini rilevando ogni contatto (tra i telefoni), alla distanza di 2 metri. Nel caso un cittadino risultasse positivo al Covid-19 attraverso la storia degli spostamenti catturata dall’app si saprebbero tutti i contatti avvenuti tra il cittadino positivo e il resto del mondo. Grazie ad un algoritmo, che rileva la distanza e il tempo dell’avvenuto contatto e, seleziona gli incontri rilevanti ai fini sanitari. Una grande responsabilità!

Abbiamo detto tutti i contatti, anche quelli non reali ( cioè dei telefoni) vengono segnalati. Faccio un esempio:

Io sono alla fermata dell’autobus, arriva il mezzo di trasporto ma non salgo, aspetto il prossimo. Sull’autobus c’è un cittadino che il giorno seguente si sente poco bene, va dal medico e risulterà poi positivo al virus, l’algoritmo di cui si avvale l’applicazione potrebbe segnalare che io e il contagiato siamo venuti in contatto, ( in realtà i telefoni si sono intercettati) anche se per pochi minuti. Chi mi garantisce di non essere bollata e reclusa in quarantena preventiva? Quando scatta l’allert, inizia un procedimento inarrestabile, si potrà chiarire l’equivoco in breve tempo? Solo se iniziassero a fare i tamponi a tutti e subito, cosa non successa nella Fase 1 dell’emergenza. Dove chi è stato segnalato è stato messo in quarantena preventiva minimo 14 giorni prima di essere sottoposto al controllo.

Si rischia di non sapere se sia un equivoco o meno. Spiego meglio: garantendo l’anonimato io stessa non saprei distinguere se l’utente che mi viene segnalato è una persona che veramente ho frequentato oppure un perfetto estraneo che attraversava la strada con me. Questo aspetto non è stato chiarito e rischia di creare un panico diffuso inutile. Questa è una finalità di Immuni, la cosiddetta Contact Tracy.

Se una persona si ammala e si reca all’ospedale, dopo essere risultata positiva, la struttura sanitaria è tenuta ad inserire questo dato nell’applicazione. Mediante l’ ID temporaneo, che viene generato per ogni utente nel momento della registrazione all’app. Qui il Governo garantisce la riservatezza dei dati sanitari. Risulteranno una serie di codici, non i nomi, che si incrociano tra loro durante i comuni spostamenti quotidiani. Quando un codice risulta positivo, la lista dei codici entrati in contatto (con la persona o solo al telefono) viene invece trasmessa ai server delle autorità mediche. A chi spetta la gestione dei dati sensibili? Al Governo o chi per lui.

L’altra finalità per cui viene creata Immuni è il diario clinico. L’utente sarà invitato a rispondere ad un questionario giornaliero in merito al suo stato di salute e non mancheranno indicazioni di comportamento da parte dell’Istituto Superiore della Sanità.

Le criticità in merito ai dati personali immessi sono molte, a partire dal furto, frequente in rete, dall’acquisto dei dati per altre finalità, anch’esso di in uso. Cosa succederebbe se avesse accesso ai dati sanitari il settore assicurativo? Tutto si baserebbe sulla fiducia dato che, come dichiarano gli esperti informatici: tutto è possibile in rete!

La società, la Bending Spoons, è solo lo sviluppatore, che una volta terminato il lavoro rilascia il codice sorgente e la licenza allo Stato. L’applicazione viene gestita da remoto dal “proprietario”: lo Stato. Accettando i “concedi” richiesti al momento dell’attivazione il gestore ha accesso a contatti, fotocamera e microfono dell’apparecchio. Anche nel caso vengano negati dall’utente o non siano richiesti inizialmente, gli esperti informatici dicono: potrebbe bastare un banale aggiornamento per modificare lo stato delle cose. In modo irreversibile.

Potrebbe accadere anche che da remoto, per sbaglio, si modifichi lo stato di salute di un utente, che per un ERRORE si ritroverebbe etichettato come positivo al Covid-19 e quindi in obbligo di quarantena (con tutte le conseguenze penali e amministrative previste se non rispettata) nonostante goda di ottima salute. Trovate fattibile che si possa risolvere con un click l’errore? 

Al momento Immuni si scarica volontariamente, il premier Conte ha dichiarato che non sono previsti pregiudizi per chi decide di non usarla. Per essere efficace deve essere scaricata dal 60% della popolazione.

Chi non scarica l’applicazione di certo non verrà a conoscenza di aver incrociato una persona positiva, ma qualora fosse lui a contrarre il virus verrebbe inserito dalle autorità sanitarie il dato in rete, nell’area geografica di appartenenza? Oppure si utilizzerebbe il sistema finora applicato di chiedere direttamente al paziente l’elenco delle persone incontrate?