Antonio Giuliani, cabarettisti si nasce

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Da muratore a comico di successo, Antonio Giuliani ci racconta come è diventato uno degli interpreti più apprezzati della satira italianadi Felicia Caggianelli

Quando nasci e cresci in un quartiere popolare come Primavalle, e per sbarcare il lunario inizi a lavorare come muratore, non puoi che avere una visione della vita molto reale e diretta. Se poi diventi attore di cabaret allora hai la fortuna di trasportare questa esperienza sul palcoscenico, diventando uno dei comici più apprezzati del panorama italiano. Tutto questo è Antonio Giuliani che decise di tentare la carriera di comico ed intrattenitore facendo una lunga trafila in programmi alla ricerca di nuovi talenti. Ed il talento c’era perché in poco tempo Giuliani spopolò su Rai 1 nello spettacolo “Stasera mi butto”, poi nella trasmissione “Ci siamo” su Rai 2 e nel 1997 vinse una puntata di “Gran Caffè” su Canale 5. Da allora fiction, spettacoli comici in tv, teatro ed un crescente affetto da parte del pubblico che apprezza la verve diretta e senza peli sulla lingua del cabarettista romano. Lo abbiamo incontrato a Tolfa in occasione di uno spettacolo al teatro Claudio.

Giuliani nasce in uno dei quartieri più particolari di Roma, Primavalle.  Quanto c’è di questo vissuto nei tuoi spettacoli?

“Di vissuto niente. Perché io intorno ai 24 anni ho deciso di fare questo lavoro. Ho fatto l’operaio per tanti anni e quindi di vissuto non c’è perché fino a quel momento non potevo pensare che avrei fatto un altro tipo di lavoro. Poi ho cambiato totalmente lavoro, zona, mi sono sposato;  ma forse di Primavalle c’è la spontaneità, quella sì. Essendo cresciuto in una zona molto periferica e molto importante di Roma nonché molto dura da vivere questo mi ha dato la possibilità, quando ho deciso di fare l’imitatore, di uscire e di non agitarmi in determinate situazioni come per esempio durante le prime serate davanti al pubblico. L’aver  vissuto in una zona così impegnativa mi ha conferito anche una certa freddezza.  E non nascondo che mi è servito anche per rimanere con i piedi per terra. Quando cresci in una periferia e poi diventi un artista famoso o pseudo famoso è facile cadere nella tentazione di sentiti ‘Qualcuno’ e quello mi ha dato la possibilità di rimanere me stesso sempre”.

Quindi come ti sei riscoperto imitatore e cabarettista?

“Ho avuto questa predisposizione sin da bambino. Ricordo durante le feste natalizie quando a casa mia si riunivano i parenti  loro erano consapevoli che io avrei inscenato delle gag e quindi era diventato una sorta di spettacolo annuale; e non solo. Sul cantiere avevo questa comicità sempre pronta  e la battuta  divertente a portata di mano. Un giorno poi è capitato che stavo lavorando a casa di un architetto,stavo realizzando dei controsoffitti, e lui mi disse:visto che tu hai questa qualità perché non sfruttarla tanto qui non fai lavorare più nessuno perché con le battute l’ora di pausa si è raddoppiata. Ricordo che mi nascondevo dietro un angolo e li distraevo con la telecronaca sportiva e le imitazioni. Ho iniziato proprio come imitatore. Questo ingegnere inoltre, era proprietario di un ristorante e mi invitò una sera ad isibirmi. Devo dire che ci impiegò un bel po’ per convincermi a farlo. Per me era una cosa impensabile potermi esibire davanti ad un pubblico, invece da lì ho iniziato a piccoli passi ad entrare in questo colorato mondo; fermo restando che ho continuato a svolgere il mio lavoro da operaio per diversi anni ancora. La La mattina presto ero a lavoro in cantiere, mentre la sera vestivo i panni dell’imitatore anche se questo doppio ruolo ben presto ha iniziato a pesarmi e così ho scelto. Premesso che forse -e sorride divertito- qualcuno pensa ancora che avrei fatto meglio a continuare a fare i controsoffitti”.

Ma eri bravo?

“Ero Bravissimo”.

Rispetto al passato, quanto è difficile riuscire a strapare una risata  facendo satira attuale? “Devo dire la verità. La gente mi dice che anche quando tratto degli argomenti duri non risulto mai fastidioso. Nel mio ultimo spettacolo al Teatro Olimpico, per esempio, il finale riguardava le vignette di Charlie Hebdo inerenti le vignette sul sisma che ha colpito Amatrice. Una cosa veramente vergognosa  che ha messo astio tra persone che vivono nello stesso continente. Va bene la libertà di satira disegna una vignetta con il gendarme che non si è accorto che un gigantesco tir non poteva trasportare gelati non avendo, tra l’altro una cella frigorifero. Una leggerezza che è costata la vita a 84 persone e tantissimi feriti. In questo contesto si parlava anche della pace partendo dalla famosa frase Peace and Love, coniata nel 1971 contro i militari americani e la guerra in Vietnam e da lì si apriva il tema su L’America che si professa portatrice di pace perché dove c’è una guerra ormai è risaputo gli americani sono presenti e non certo con le  parole; bensì con le bombe. A Hiroshima, infatti, hanno riportato la pace. E grazie; non c’era rimasto più nessuno. Credo che non essendo temi caricati la gente trova spunti di riflessione naturali e li apprezza perché non sono esasperati”.

Giuliani cosa sceglie tra teatro e televisione?

“Tutta la vita teatro. Il teatro ti dà la possibilità di avere la gente a tre metri da te, sentire il respiro, vedere il sorriso, vedere l’estensione del viso su una risata, sentire la passione del pubblico, vedere quello che è distratto proprio perché c’è un po’ di tutto”.

Giuliani in tre aggettivi come si definisce?

“Tranquillo, stacanovista perché sul mio lavoro sono molto preciso, più che altro non per me stesso ma per il pubblico, e uno molto pratico”.

È la prima volta che visita il nostro territorio?

“No, sono venuto a Tolfa in occasione della celebrazione della festa del Santo Patrono nel 2008. Ho degli amici ad Allumiere. Un mese fa ho organizzato a Passoscuro una partita del cuore per Amatrice, io infatti ho creato la Nazionale Cabarettisti e l’Antonio Giuliani Team, e in occasione della kermesse di solidarietà per le popolazioni terremotate sono venuti Cappioli, Taddei, Cesaretti, Tonetto, Maini, Zeman con Pruzzo  che si sono messi in panchina. Siamo riusciti a raccogliere circa cinquemilasettecento euro cifra che abbiamo consegnato personalmente nelle mani del sindaco di Amatrice proprio per spegnere eventuali polemiche sulla fine che fanno le somme raccolte in beneficenza. Da bambino poi ho frequentato questo territorio. Mio papà aveva il lido a Ladispoli sulla piazza centrale. Io facevo il parcheggiatore. Mi ricordo che mio papà mi diceva:  se una macchina va via e non ti ha pagato, non gli correre dietro. Perché io ero scalzo, avevo sette, otto anni, e correvo dietro alle macchine gridando: mi dovete pagare il parcheggio! Per cui lo conosco bene”.

Progetti futuri?

“Ho da poco finito di girare due fiction. Il bello delle donne, che andrà in onda a gennaio dove interpreterò il ruolo di un uomo molto ricco che ama giocare con i sentimenti delle persone, non un  bellissimo personaggio anche se parla con un accento un po’ francese e Furore 2, dove interpreto un napoletano, sempre su canale 5. Dal 21 di febbraio, per due settimane, sarò al Teatro Greco con lo spettacolo che i chiama Colpo di scena  e dal 19 gennaio fino al 6 febbraio andò in tournee con la commedia che ho scritto qualche anno fa e che debuttò al Teatro Parioli ovvero Bravi a letto e avrò al mio fianco Manuela Arcuri”.