ANPI: “Piazza Almirante e Liliana Sagre non sono compatibili”.
E’ in corso la settimana della Memoria nel nome della Shoah e tra le tante iniziative molti Comuni hanno conferito la cittadinanza onoraria alla Senatrice Liliana Segre che è la testimonianza vivente di quell’orrore.
La città di Ladispoli, immersa peraltro nel silenzio istituzionale di Palazzo Falcone sulla Memoria, non potrà fare nei confronti della Senatrice il nobile gesto in presenza di una piazza intitolata a Giorgio Almirante, firmatario – mai pentito nella sua lunga permanenza postbellica nella politica come capo del MSI – delle famigerate Leggi razziali che causarono anche nel nostro Paese la deportazione e l’uccisione nei campi di sterminio nazisti di uomini, donne e bambini “colpevoli” di essere ebrei.
Piazza Almirante e Liliana Segre non sono compatibili. Ma la Senatrice conosce Ladispoli. Il contatto è avvenuto nel novembre 2018 in occasione del Convegno sulle Leggi razziali – Dal libro della memoria il segnalibro del Futuro – che la nostra sezione ANPI organizzò unitamente al Comitato No Piazza Almirante e con l’adesione di realtà associative e forze politiche unite nell’antifascismo. Il Convegno registrò una partecipazione eccezionale di pubblico e in sala venne letto il messaggio che la Senatrice Segre inviò per l’occasione essendo impossibilitata, per impegni milanesi, ad unirsi al tavolo dei relatori. Oggi riproponiamo alla cittadinanza questo messaggio sia per onorare la Shoah che per rendere omaggio ad una donna la cui presenza, la cui testimonianza, dovrebbero essere motivo di rispetto e di orgoglio per tutti e che invece è stata oggetto, nel nuovo vento antisemita, di atti intimidatori tali da doverla proteggere con una scorta. Questo il messaggio: Indirizzo di saluto della senatrice Liliana Segre
Alla città di Ladispoli – 16 novembre 2018
“Saluto con vero piacere la comunità e le autorità della città di Ladispoli. Ricorre quest’anno l’ottantesimo anniversario della promulgazione delle ignobili leggi razziste del 1938 con le quali il regime fascista italiano, appoggiato senza ritegno dalla monarchia, non solo avallò il sistema razzista e genocida nazista, ma addirittura ne rese più esplicita e formalmente legale la valenza discriminatoria e persecutoria nei confronti particolarmente dei cittadini di origine ebraica. Io ricordo, perché io c’ero. Ricordo che bambina di otto anni ascoltai alla radio che ero stata “espulsa” dalla scuola. Perché? Che cosa avevo fatto? In famiglia provarono a spiegarmi, ma non era cosa che si potesse spiegare e meno che mai capire. Così come non si può spiegare e capire la Shoah. Eppure è successo. Primo Levi ci ha ammonito: “è accaduto, quindi può accadere ancora”. Di qui il dovere morale per me di testimoniare e per noi tutti di ricordare, studiare, approfondire, tenere sempre a mente quella che è una macchia indelebile nella nostra storia nazionale e nella storia dell’umanità. Si trattò di ‘leggi’ ignobili e genocide che solo un regime totalitario e genocida come il fascismo poteva concepire e mettere in pratica con fredda determinazione. Tanto la cosa era inusitata e assurda che nel 1938 persino negli ambienti della comunità ebraica si fece fatica a realizzare da subito che cosa stesse accadendo o peggio cosa sarebbe successo di lì a pochi anni.
Perché va tenuto presente che le leggi razziali non nacquero da sole, non furono un episodio isolato. È falso dire che furono applicate blandamente, furono applicate con ferocia e zelo. E appunto facevano parte di un sistema, di una mentalità razzista e violenta tipica del fascismo, di un lucido programma di rottura dell’unità nazionale italiana, di frattura dentro la società civile, fra le persone, una parte delle quali sarebbe stata prima depredata, poi mandata a morte. Di questo sistema oltre le leggi facevano parte tutta una serie di provvedimenti amministrativi contro i funzionari pubblici ebrei, contro i professori e gli studenti, ma poi anche l’ignobile Manifesto della razza del 1938, per non dire dell’istituzione presso il Ministero dell’Interno della “Direzione Generale per la demografia e la razza”, la famigerata “Demorazza”, oltre ovviamente ad un impressionante apparato propagandistico teso a denigrare e umiliare i cittadini di origine ebraica. Da allora fu insomma una ininterrotta caduta agli inferi, interi pezzi della società italiana furono posti hors l’humanité, anche se il fondo fu senza dubbio toccato dalla cosiddetta “repubblica sociale” di Salò, che oltre ad inasprire le leggi razziali,collaborò con zelo alla persecuzione,alla cattura ed alla deportazione dei cittadini italiani di “razza ebraica” verso la “soluzione finale”. Voi avete intitolato la vostra iniziativa Dal libro della memoria il segnalibro del Futuro! È come un compendio della mia scelta di testimonianza. Ho infatti pubblicato un libro-intervista dal titolo La memoria rende liberi e dal 1990 ho deciso di farmi “testimone” dell’immane tragedia della Shoah. Come ebbi a scrivere proprio a Primo Levi mi rendevo sempre più distintamente conto che “da Auschwitz non si esce mai”; perché “il mio numero 75190 non si cancella: è dentro di me. Sono io il 75190”. Al tempo stesso però, nella mia inedita e inaspettata funzione di senatrice a vita ho deciso di impegnarmi particolarmente per la scuola, perché la storia contemporanea, la storia segnatamente del ‘900, con le sue guerre mondiali, i suoi genocidi, i suoi totalitarismi, abbia finalmente una collocazione adeguata nei curricula e nell’ambito della più generale formazione di ragazze e ragazzi, ma infine anche nelle prove di esame di maturità. Questo è il mio segnalibro del Futuro: conoscere la storia del proprio tempo per evitare di ricadere in certi errori ed orrori, aprendo la propria mente al valore autentico di termini come “tolleranza”, “accoglienza”, “interculturalità”, “solidarietà” ecc. Anche per questo consiglio sempre ai ragazzi e ragazze, che incontro a migliaia in giro per l’Italia, di leggere e imparare la nostra Costituzione, di cui pure quest’anno ricorre il settantesimo anno dell’entrata in vigore. L’ho più volte definita “fantastica”, “avveniristica”, proprio perché in quanto “costituzione lunga” e programmatica non vuole essere un semplice catalogo di istituzioni e di diritti, ma ha cura di definire anche i meccanismi attraverso i quali quei diritti diventano reali e la democrazia continuamente si evolve e si fa più giusta. La nostra Costituzione ha costituito il punto più alto della opposizione e della rinascita del nostro popolo dopo vent’anni di barbarie. Per questo è decisivo che le nuove generazioni acquisiscano il culto della legalità insieme alla memoria del tributo di sangue e di dolore che è costata la fondazione della nostra Repubblica. Il senso della storia e la forza dei valori costituzionali rappresentano infatti, oggi come sempre, l’estremo baluardo contro coloro che hanno la forza ma non la ragione”.
Liliana Segre. Sezione ANPI Ladispoli Cerveteri