Cultura. Dopo la sezione Anpi di Ladispoli/Cerveteri anche da Santa Marinella giunge una critica alla scelta del Comune di Ladispoli di ospitare la presentazione del libro su Rodolfo Graziani.
La sezione Anpi di Santa Marinella “Antonio Margioni” si unisce alle critiche espresse da quella di Ladispoli Cerveteri “Domenico Santi” a proposito della presentazione del libro “Rodolfo Graziani: il soldato e l’uomo”, prevista per il prossimo 10 Dicembre presso la Biblioteca Comunale “Peppino Impastato”, col patrocinio dell’assessorato alla cultura.
“Un libro” dice l’Assessore nella sua risposta al comunicato di sezione “a me non spaventa” ed anche noi, come l’assessore Milani, non siamo spaventati dai libri, semmai ad allarmarci è il progressivo favore con cui le istituzioni accolgono istanze di revisionismo storico, celate dietro al paravento dell’approfondimento culturale, dietro ai diritti costituzionali di libertà di stampa e d’espressione.
Nella obbligatoria ed imprescindibile tutela di essi, non è forse compito delle istituzioni anche quello di operare una selezione dei contenuti da proporre alla cittadinanza? Sappiamo bene -perché così a Civitavecchia è stato presentato- che il libro è propagandato da Fratelli D’Italia, quindi operiamo la somma: quando la cultura diventa propaganda utile ad un partito politico di chiara e riconosciuta ispirazione fascista è così opportuno ed irrinunciabile darle dimora in una sede come quella dell’unica biblioteca comunale?
Il racconto della vita privata e familiare di uno dei massimi gerarchi fascisti, colpevole non solo di aver commesso atroci crimini di guerra, ma di averne fatti commettere ad altri sotto il suo comando durante la vile esperienza del colonialismo fascista in Africa quale altro scopo può avere? La distinzione tra vita pubblica e privata non può e non deve essere la leva di una riabilitazione storica della vita di un uomo a cui, alla fine di tutto, è stata già data la possibilità di vivere un’esistenza libera fino alla morte, attraverso il rifiuto dell’estradizione e alla riduzione della pena comminata dopo il processo. La riabilitazione giudiziaria non può tradursi nell’assoluzione dalle gravissime responsabilità storiche, che abbiamo il dovere di non dimenticare.