ANNI’50: QUANDO CERVETERI DIVENNE UN SET CINEMATOGRAFICO…

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Anni '50 quando Cerveteri divenne un set cinematografico

…E avvenenti dive portavano scompiglio nel cuore dei cerveterani.

Non capita spesso di trovarsi assieme ad altri cervetrani in una tavolata esageratamente piena di bottiglie e piatti di stagione: frittatine con foglie fresche di ajetto , funghi di ciocco in padella, e per condimento a fettuccine della sfoglia d’oro, carne a volontà e grappe etrusche e ciambellone.

L’occasione è stata la proiezione di scene di film girati a Cerveteri, assemblati in un ciddi’ lungo una quaresima. Tra “Io ce stavo”,” Ma nun è Marzio quello lì co la palmetta in mano?”, “Ammazzalo che fusto Victor Mature!“ “Ma è vero che je piaceva un cervetrano e gli ronzava attorno dappertutto,pure in mezzo all’elefanti!?” ,“Ma c’è lo sai che da quanno ci hanno fatto Er bagno l’elefanti il bottagone delle cascatelle s’è abbassato de ‘na metrata”, gran parte della proiezione riguardava “I girovaghi” o come pronunciavano i cervetrani “ I giro’vaghi”. Il film fu girato nel 1956, quasi interamente da noi. È stato restaurato nel 2009 per conto della Cineteca Nazionale e presentato a Venezia nella sezione “questi fantasmidue” .

Un film che andrebbe rivisto in piazza, come si faceva fino agli anni sessanta, con i cervetrani che si portavano le seggiolette da casa, si rincontravano come comunità che aveva da spartire qualcosa di positivo. Un film che rimanda a una Cerveteri scomparsa definitivamente sotto ammassi di macerie di antichissimi tufi, distruzioni di giardini racchiusi da mura, granai dalle scalinate atte a muli e somari, a cui fecero seguito ulteriori “pianti delle ruspe” giù nella piana fino al mare. Una Cerveteri fantasma, appunto. Molti anni fa scrissi un breve racconto sulla presenza dei cinematografari in quel cinquantasei. La ripropongo con delle correzioni e tagli, certo di riannodare i fili spezzati della memoria e della spensieratezza. “Il sole emanava un luce bianca in quell’aprile che fece seguito alla “nevicata del secolo”.

Il rosso tremulo della sulla, interrotto dal verde squillante del finocchietto, tappezzava i campi in cui risbucavano impettiti ragani e veloci lucertole. Con il tepore arrivarono i Girovaghi. Con i girovaghi arrivò Abbe Lane, regina del Cha cha cha, che portò scompiglio risvegliando perfino belli che smorzati sensi di parecchi vecchietti. Per gli animi e le saccocce dei cervetrani “gelati dalla gelata”, le tante comparsate, le decine di cestini con cannelloni, quarto di pollo, la ciriola un frutto ed un bicchiere di rosso, distribuiti dalla produzione italoamericana, furono una “mano santa”. Le riprese alla Boccetta, di fronte alla vecchia Curia ed il fontanone, al cinema Moderno, durarono un mesetto. Le scene con la scatenata americana ebbero infinite e richieste repliche.

Tutto si snodava, come filo di lana da gomitolo, appresso alle lunghe cosce ed ai sinuosi glutei della Abbe, fino ad accompagnarla, a sera fatta, alla Cadillac dai sedili profumati, in sosta davanti al refettorio scolastico. Lo spagnolo Xavier Cugar, marito attempato ed invidiato della diva, non si allontanava mai dal set, soprattutto per la presenza di un fotografo di scena conosciuto dongiovanni. Altra presenza costante erano i due cagnolini chihuahua, che attendevano la fine delle riprese in un cesto di vimini con cuscino rosa, per saltare tra le braccia della padrona. Accadde che la cagnolina della coppia Cugar scomparve. La notizia si diffuse per il paese come i goccioloni d’agosto conquistano con rapidità il nero dei sampietrini.

Le riprese non sarebbero proseguite se non dopo che Maggie, la cagnolina, fosse stata ritrovata. Tante le ipotesi: malvagità umana, rapimento per riscatto, fatto si è che la comunità, oltre alle tre forze dell’ordine, si prodigarono nella ricerca. Venne rintracciata il giorno dopo, nel tardo pomeriggio nella grotta=cantina di Antonio la volpe, accucciata dietro ad una botte, con a fianco un segugio pelle e ossa. Spaurita ma con gli occhi appassionati e trasognanti. Venne riconsegnata alla Diva, da ore chiusa nel dolore all’interno del carrozzone di scena, dal maresciallo Saporito.

L’abbraccio a Maggie e Saporito fu un tutt’uno. Lacrime bagnarono la divisa, seni prorompenti si adagiarono sul petto del graduato. Si trattennero per un tempo che lasciò interdetto Cugar ed entusiasti i cervetrani. Le riprese proseguirono, senza altre interruzioni. Poi, come erano arrivati, i girovaghi sparirono, lasciando una vena di tristezza evidenziata da uno sguardo perso del maresciallo e dallo scodinzolare senza meta per i vicoletti del segugio”.

di Angelo Alfani