Nel 1950 un terribile omicidio ruppe la tranquilla vita del quartiere romano di Primavalle, non fu mai trovato il colpevole.
di Christian Scala
Nell’Italia del secondo dopoguerra, suscitò tristezza e commozione la scomparsa di una bambina, nel quartiere Primavalle a Roma, una morte con molti punti oscuri
Mistero nella borgata
Primavalle, situato nel quadrante Nord della città, è uno dei tanti quartieri nati durante il Fascismo, dove alla fine degli anni 20 iniziarono a costruire delle case per ospitare chi era rimasto senza abitazione a causa delle demolizioni avvenute nelle altre zone della capitale. La nuova zona fu inaugurata nel 1938 e per il regime doveva essere una borgata modello, ma i sui abitanti vissero per molti anni in povertà. In questo contesto si viveva negli anni 50 e ci viveva anche una famiglia, i Bracci, la loro era una vita come quella di tante famiglie nel dopoguerra: tanti figli, pochi soldi in casa e molte difficoltà per vivere. Avevano un’unica figlia, Annamaria, per tutti Annarella, di dodici anni, che aiutava la madre, separata dal padre, facendo le pulizie a casa oppure andando a comprare gli alimenti. Fino al 18 Febbraio 1950, quando la dodicenne venne incaricata dalla madre di acquistare del carbone, Annarella non tornò mai più a casa.
La terribile scoperta
Non vedendola tornare la madre segnalò la scomparsa della figlia, a sorpresa le attenzioni degli inquirenti andarono verso la signora Bracci. Annarella aveva assistito a un aborto da parte della madre in casa, da cui era scaturito l’abbandono del tetto coniugale da parte del padre, che aveva denunciato la moglie. A causa di questo avvenimento la dodicenne sarebbe dovuta essere interrogata in quei giorni, altro fattore anomalo, la sua scomparsa per circa una settimana non attirò le attenzioni di nessuno. La svolta arrivò a inizio Marzo, precisamente il 3, il nonno della piccola stava tra la Pineta Sacchetti e Torrevecchia, si trovava in quelle strade perché aveva sognato la nipote che gli diceva di andare li, il signor Bracci venne attirato da un odore nauseante proveniente da un pozzo, quando si affacciò vide quello che non avrebbe mai voluto vedere, il corpo privo di vita di Annarella. Il corpo presentava molte ferite e il cranio fracassato. Le indagini portarono alla scoperta che la piccola era stata gettata viva nel pozzo, priva di indumenti intimi, dettaglio che portò a pensare a un tentativo di stupro, liberando da ogni accusa la madre.
Senza colpevoli
Gli inquirenti indagarono a lungo alla ricerca di chi avesse compiuto il terribile gesto, la svolta ci fu quando alcuni abitanti del quartiere dichiararono di aver visto Annarella la sera della scomparsa parlare con Lionello Egidi, conosciuto nel quartiere come ”Il biondino di Primavalle”. Al termine di un lungo interrogatorio confessò il terribile delitto: il movente fu l’essere stato respinto dalla ragazza. Colpendola violentemente e buttandola giù nel pozzo. Quando Egidi si trovò davanti al pm però ritrattò tutto dicendo di aver confessato tutto poiché malmenato e minacciato in carcere. Venne dapprima assolto, salvo poi venire condannato a ventisei anni carcere. Nel 1957 la Cassazione annullò la sentenza, dando all’omicidio di Annarella Bracci i contorni di un mistero italiano, senza colpevoli. Nel 1961 lo stesso Egidi fu condannato per il tentativo di molestie su un bambino, il fatto portò gli abitanti di Primavalle a pensare che lui qualcosa avesse a che fare con il delitto Bracci.