Una statua per Angelo, per tutti gli animali e gli esseri viventi, vittime di violenze.
di Flavia De Michetti
Estate 2016. Sangineto, Cosenza. Questi sono i dettagli che danno inizio a una storia di inaudita crudeltà e violenza. Alcuni ragazzi per puro divertimento hanno deciso di seviziare un bellissimo cane bianco, mite e affettuoso, che non aveva fatto del male a nessuno e l’unica sua colpa è stata quella di essere capitato nel luogo sbagliato, al momento ancor più sbagliato. Secondo alcune voci, esiste un video sull’accaduto, che comprensibilmente non tutti riescono a guardare, chi riesce rimane profondamente turbato, a causa della spietatezza e inumanità di cui la vicenda è intrisa. Si dice che il povero Angelo, durante le spietate torture, fino al momento della sua morte, ancora scodinzolasse ai suoi aguzzini.
Storia da far raccapriccio a chiunque e che ebbe un impatto molto potente e incisivo sulle coscienze del pubblico. Le violenze sugli animali sono state per molto tempo, e ancora oggi, considerati come reati minori, ma grazie, purtroppo, a questa storia le cose sono cambiate radicalmente e per la maggior parte della persone.
Al momento della sentenza non è stata fatta giustizia per la povera bestiola. I quattro sono stati condannati a sedici mesi di reclusione in carcere, decidendo di farsi giudicare con il rito abbreviato, usufruendo in questo modo dello sconto di un terzo della pena, ma non scontarono neanche un singolo giorno. Colpa del giudice? A quanto pare no. Non ha potuto fare altro che applicare la legge. Il giudice li ha inoltre condannati a lavori socialmente utili in un canile, un paradosso si direbbe, ma esiti di studi scientifici provenienti dall’America hanno dimostrato che coloro che si rendono colpevoli di violenza diventano consapevoli del loro terribile gesto solo dopo aver svolto attività e lavori a contatto con gli animali. Inutile dire che, dopo l’accaduto, i quattro aggressori abbiano subìto una fortissima pressione mediatica, molto aggressivi anche con i vari intervistatori ( ad esempio nel caso del programma televisivo Le Iene ).
Nel Maggio del 2015 il Parlamento della Nuova Zelanda ha approvato un nuovo emendamento alla Carta Costituzionale per il Benessere degli Animali, in cui si riconosce esplicitamente che gli animali sono esseri senzienti, capaci, quindi, di provare emozioni (positive e negative, stress e dolore), hanno dunque il diritto di essere protetti e salvati in situazioni di pericolo, abuso, abbandono, violenza fisica o emotiva.
Nicholas, Lucas, Giuseppe e Francesco: un’incongruenza in quest’ultimo, che porta lo stesso nome del santo San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia e fratello degli animali, che ci insegna empatia, semplicità e dignità nei confronti di tutti gli esseri viventi. Il suo Cantico delle creature (1224) inizia proprio così “Laudato sie, mi Signore cum tucte le Tue creature”: un esempio di vita vissuta in armonia con ogni essere. In questo caso non si può proprio dire che si tratti di un caso di nomen omen (quando in un nome è racchiuso il destino della persona che lo porta).
“Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali.” – Mahatma Gandhi
“Angelo – life of a street dog”
Per non dimenticare, per essere consapevoli di ciò che accade, perché non si ripetano più atrocità simili e, soprattutto, per rendere la dovuta giustizia, che non gli è stata resa, è stato realizzato un film cortometraggio intitolato “Angelo – life of a street dog”, uscito nell’Ottobre 2018 e diretto da Andrea Dalfino, con l’appoggio della Lega Nazionale per la Difesa del Cane. Angelo è diventato un simbolo, soprattutto di riflessione: di storie come la sua ce ne sono moltissime e bisogna imparare ad intervenire e non stare semplicemente a guardare.
Il cortometraggio è molto coinvolgente e toccante, diviso in una prima parte, durante la quale una telecamera segue Angelo per tutto il paesino, mostrandone la vita e le numerose carezze che riceve il dolce randagio; in una seconda, ed ultima, parte che arriva come una secchiata di acqua ghiacciata, vengono mostrate, non in maniera esplicita, le torture e le sevizie subite dal cagnolino, la scena volutamente intensa per sensibilizzare e smuovere gli animi degli spettatori. Infine vediamo Angelo di nuovo libero, che corre felice e sereno in un posto meraviglioso, che si avvicina all’idea del Paradiso.
21 Gennaio 2017: nel quartiere di Roma, Monteverde Nuovo, nell’area cani del parco Ravizza è stata inaugurata una statua in ricordo di Angelo. L’artista, Alessandro Cola, riproduce fedelmente il cane nei minimi dettagli, in particolare nella sua dolcezza e nel suo sguardo buono e pieno di fiducia. L’inaugurazione è stata molto commuovente, molte lacrime sono state versate davanti alla statua. Personaggi importanti della politica sono intervenuti all’evento, come Silvia Crescimanno (Presidente del Municipio 12 di Roma), Rosalba Matassa (oggi ex Presidente della Commissione capitolina Ambiente), e molti altri, come figure dello spettacolo, associazioni animaliste e cittadini provenienti da tutta Italia. Questa statua non rappresenta solamente Angelo, ma tutti gli animali e gli esseri viventi, pertanto soggetti e non oggetti, vittime di violenze.