COLPO DI SCENA: LA GERMANIA FINANZIA L’ASSERITA ‘NON NOCIVITÀ MONDIALE DEL 5G’. C’È LA CANCELLIERA TEDESCA Angela Merkel DIETRO L’ICNIRP, LA CONTROVERSA COMMISSIONE INTERNAZIONALE PER LA PROTEZIONE DELLE RADIAZIONI NON IONIZZANTI.
di Maurizio Martucci
Clamoroso colpo di scena svelato dall’accreditato Microwave News, sito indipendente americano gestito da Louis Slesin, specializzato in studi e ricerche sui pericoli dell’elettrosmog: il Governo tedesco finanzia la discussa e controversa Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni non Ionizzanti (ICNIRP), l’ente privato sulle cui linee guida si basa la presunta non nocività del 5G, come di tutti i precedenti standard tecnologici di telefonia mobile, validati i soli effetti termici attraverso test inadeguati e obsoleti condotti su manichini riempiti di gel.
C’è quindi lo zampino dell’esecutivo guidato dalla Cancelliera Angela Merkel dietro il neagazionismo degli effetti biologici e dei danni su uomo e ambiente da radiofrequenze onde non ionizzanti, ratificati invero da una montagna di prove schiaccianti in letteratura biomedica, sentenze di tribunale e crescita esponenziale dei malati, costretti ai margini della società.
INCIRP
L’INCIRP è un’associazione privata con sede in Germania in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e sulle sue linee guida, fortemente criticate nell’ultima versione da Martin Pall, si basano i limiti mondiali soglia di legge secondo cui viene legalmente fissato un tetto massimo all’elettrosmog, teoria del picco fondata unicamente sul surriscaldamento dell’organismo umano e non sui danni biologici per esposizioni a lungo termine. Proprio l’ICNIRP si è pronunciata sui limiti sicuri per il 5G, così come è stato per i precedenti standard di telefonia mobile (61 V/m).
Ma chi foraggia i loro studi?
I finanziatori
Secondo Slesin, il Governo tedesco negli ultimi tre anni ha sponsorizzato fino all’80% l’attività dell’ICNIRP, attraverso i finanziamenti girati dal Ministero federale per l’ambiente, la conservazione della natura e la sicurezza nucleare (BMU), da cui dipende l’Ufficio federale per la protezione dalle radiazioni (BfS), che ha contribuito ai redditi dei ricercatori di stanza a Monaco di Baviera, senza contare il finanziamento alle pubblicazioni scientifiche, i gettoni di presenza per i seminari e l’uso gratuito dell’ufficio nel quartiere di Neuherberg, Comune di Oberschleißheim. “Era noto che il BMU/BfS sostenesse l’ICNIRP – scrive Microwave News – ma l’entità del finanziamento è emersa solo ora“. Tra le altre agenzie che supportano l’ICNIRP figurano anche il Programma dell’Unione europea per l’occupazione e l’innovazione sociale “EaSI” (2014-2020), l’International Radiation Protection Association (IRPA, 52 società di 66 paesi associate), l’Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency (ARPANSA) e il New Zealand Ministry of Health.
80% dei finanziamenti dalla Germania
I lati oscuri del 5G s’intrecciano quindi sempre più di trame geopolitiche: oltre lo scontro USA-Cina sulla cybersecurity che vede l’Italia schiacciata nel mezzo delle due super potenze mondiali in lotta per la detenzione dell’infrastruttura tecnologica dell’Internet delle cose, il fatto che si sia appreso come la Germania finanzi da almeno tre anni e fino all’80% l’ente privato che sostiene la non nocività dell’elettrosmog, rende la questione ancora più nebulosa e intrecciata. Considerando che, senza aver prima consultato democraticamente i cittadini costretti inermi a subirne gli effetti sanitari, il 5G nel 2012 è stato voluto dal Parlamento Europeo col 5G Action Plan e che la stessa Merkel da quest’anno è pure presidente del Consiglio d’Unione europea. Siamo sempre alla più classica delle porte girevoli!
I conflitti d’interesse
A mettere seriamente in discussione l’ICNIRP, già al centro di numerosi scandali per legami con l’industria delle telecomunicazioni, è stata infatti la Corte d’Appello di Torino che, confermando integralmente la sentenza del Tribunale di Ivrea del 2017 in favore di un malato oncologico da telefonino, ne ha sentenziato l’inattendibilità per conflitti d’interessi, mentre il Commissario per la salute e la sicurezza alimentare del Parlamento Europeo di recente ha comunicato la revisione della valutazione sui potenziali rischi per la salute che potrebbero essere associati all’esposizione a campi elettromagnetici dicendo di volersi sganciare dall’ICNIRP, proprio come in Olanda pochi gironi fa il Consiglio della sanità dei Paesi Bassi, Comitato per i campi elettromagnetici (EMV), ha seriamente messo in discussione le conclusioni ICNIRP sostenendo che “non si può escludere che l’esposizione ai sensi degli ultimi standard ICNIRP abbia anche il potenziale per influenzare la salute, il comitato raccomanda quindi di adottare un approccio prudente’.
Sulle linee guida ICNIRP si basa anche il Ministero della Salute del Governo italiano e l’Istituto Superiore di Sanità, ai quali l’Alleanza Italiana Stop 5G ha consegnato dossier di denuncia sulla posizione ambigua dell’ICNIRP, mentre gli Europarlamentari verdi Michéle Rivasi (Francia,Europe Écologie) e Klause Buchner (Germania, Ökologisch-Demokratische Partei), entrambi del gruppo internazionale Greens/EfA, hanno consegnato a Bruxelles un documento di 98 pagine con tanto di nomi, cognomi e sigle di associazioni coinvolte, denunciando i legami con strutture militari, l’industria e i clamorosi conflitti di interessi della cosiddetta Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti.
D’Inzeo e Marino tra i membri ICNIRP
Tra i membri ICNIRP figurano anche due italiani: Il primo è Guglielmo d’Inzeo, docente di presso il Dipartimento di Ingegneria dell’informazione, elettronica e telecomunicazioni della Sapienza di Roma, già membro del BEMS (Bioelecromagnetics Society), EBEA (European Bioelectromagnetics Association), ICEmB (Centro nazionale di ricerca Interuniversitario sulla Interazioni fra Campi Elettromagnetici e Biosistemi) e URSI (International Union of Radio Science). Secondo un’inchiesta giornalistica, però D’Inzeo fa pure parte del Consorzio (lobbistico) Elettra 2000 e “ha moltiplicato i pareri scientifici per società come Vodafone, partecipato a progetti finanziati dall’industria e partecipa a Efhran con Deutsche Telecom e l’Associazione UE dei produttori di Gsm tra i finanziatori”. L’altro italiano ICNIRP è invece Carmela Marino, direttore Divisione Tecnologie e metodologie per la salvaguardia della salute di ENEA, l’ente pubblico di ricerca italiano che opera nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie a supporto delle politiche di competitività e di sviluppo sostenibile, vigilato dal Ministero dello sviluppo economico (con Di Maio il MISE ha lanciato il 5G). Però il suo nome compare anche in una consulenza tecnica offerta in una causa di tribunale da Angelo Gino Levis, che – parlando di conflitti d’interessi non dichiarati che inficerebbero i risultati delle ricerche – ha annoverato Carmela Martino tra i componenti della SCIENTIFIC COMMISSION ON EMERGING AND NEWLY IDENTIFIED HEALTH RISKS, la commissione europea dell’Unione Europea, che si basa sui risultati dell’ICNIRP. Non solo, Carmela Marino è anche co-firmataria dell’ultimo Rapporto ISTISA/19 redatto dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), un documento fortemente criticato dai medici di ISDE Italia e di Medicina Democratica, negazionista sugli effetti biologici e dannosi delle radiofrequenze.