Uno tra i vini più antichi al mondo potrebbe trovarsi in un’anfora recuperata nei mesi scorsi al largo di San Felice Circeo.
San Felice Circeo, 24 dic. (La Repubblica) – Analizzando i reperti scoperti in mare, con cui il Comune intende allestire un museo, gli archeologi hanno appurato che quel contenitore romano, risalente al I secolo avanti Cristo, è ancora integro e con tanto di sigillo, che indica il luogo di provenienza del prodotto e il nome del viticoltore. Una sorta di codice a barre dell’antica Roma. E altri bolli sono stati individuati su altre anfore.
Il vino sarebbe il frutto delle viti coltivate nell’entroterra pontino, una delle regioni vinicole romane più pregiate, nota per il Cecubo, prodotto elogiato anche da Plinio il Vecchio, Columella, Orazio e Marziale, il formianum prodotto nel golfo di Gaeta, e il setinum, il vino di Sezze, di cui sono state trovate tracce anche nel corso degli scavi di Pompei. La rara scoperta è considerata di particolare importanza e l’anfora, che riporta anche i nomi dei consoli, verrà ora analizzata pure da un epigrafista e da due botaniche del Dipartimento di biologia ambientale dell’Università La Sapienza di Roma.
Con ogni probabilità nel contenitore, che potrebbe essere stato infiltrato dall’acqua di mare, ci sono tracce significative di vino che, una volta analizzate, possono portare a ricostruire un pezzo di storia dell’antico Lazio e dell’agricoltura in Italia.
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