Il pressing del comune di Ladispoli sul recupero della Tari, arriva in canonica, e mette nel mirino anche i beni della Chiesa che finora non hai mai pagato le tasse relative alla nettezza urbana.
E’ del Messaggero di oggi, a firma di Emanuele Rossi, l’inchiesta su un caso che rischia di scoperchiare situazioni simili anche in altri comuni. L’amministrazione ladispolana – e la conferma è arrivata direttamente dall’assessore Claudio Aronica – ha avviato gli accertamenti sulla Tari legata appunto ad immobili di istituti religiosi. Un elenco particolare dove in pratica il municipio chiede il regresso dal 2013 al 2017 per attività svolte in sagrestia, uffici, sale incontri, magazzini Caritas e persino stanze divenute nel tempo appartamenti. Il Comune pretende una ingente somma, circa 70mila euro. Ben 30mila vengono chiesti dal Sacro Cuore di Gesù – riporta il quotidiano – 27mila dal centro Caritas, 18mila dalla Congregazione Figlie del Calvario, 17mila dalle Suore Agostiniane, 3mila a testa alla parrocchia Ss Annunziata e a un parroco e inoltre 1.800 all’Istituto Gesù del Nazareno.
Nei giorni scorsi il Comune aveva annunciato sempre tramite le parole dell’assessore al Bilancio Aronica gli ottimi frutti “dell’attività accertativa” ha permesso di incassare nell’anno solare “complessivamente una somma di quasi 1.500.000 di euro tra imposte e tributi pregressi, comprese anche quote di piani di rateizzazione che garantiranno un flusso di incassi anche per il prossimo futuro”. Ora bisognerà capire la mossa della Chiesa. Se non provvederà al pagamento degli arretrati il passo successivo potrebbe essere l’intervento dell’Agenzia delle entrate.
fonte Centromareradio