LEADER ANTISPASTICO DELLA MUSCOLATURA LISCIA (CUORE, POLMONI, RENI, VIE BILIARI).
di Aldo Ercoli
Amni visnaga, detta anche comunemente visnaga o kella (dall’arabo Killè) è una pianta erbacea di origine mediterranea (Marocco, Egitto) che vive in terreni sabbiosi (da amnos, sabbia). L’amnios in anatomia è, l’involucro trasparente ripieno di liquido,in cui è sospeso l’embrione dei vertebrati superiori.
La pianta appartiene alla grande famiglia delle Ombrellifere i cui fiori sono sempre raccolti in inflorescenze a grosse ombrelle. In tempi antichi l’ombrello era un attributo di potere e della dignità, specialmente sacerdotale, poi è divenuta uno strumento pieghevole utile poter ripararsi dalla pioggia ma anche dal sole.
I frutti (semi) della Visnaga sono diacheni, secchi, che quando diventavano maturi non si aprono (indeiscenti) come fossero ghiande o noci. E’ proprio nei frutti la forza vitale, la proprietà attiva dell’Amni Visnaga. Nessuna pianta può vantare un’azione tanto efficace spasmolitica, in diversi distretti, del corpo umano.
Da che cosa ci protegge con il suo ombrello?
Dall’asma, bronchite asmatica, lievi disturbi stenocardici, calcoli urinari e biliari. Questi sono gli impieghi terapeutici in fitoterapia. I principi attivi sono la visnadina (piranocumarine) e la kellina (furanocromi) che possiedono, specie ancor più quest’ultima, una marcata azione spasmolitica. L’attività miolitica si esplica elettivamente sulla muscolatura liscia vasale specie a carico dei vasi coronarici determinando una dilatazione << con un effetto meno energico di quello dovuto alla trinitrina, ma notevolmente superiore a quello determinato dall’aminofillina; in ogni caso, molto più duraturo>> (Benigni R., Capra C., Cattorini P.E.
Piante medicinali:chimica, farmacologia e terapia 1962/1964). Anche se la kellina ha un’attività spasmolitica,come già detto, superiore alla visnadina, quest’ultima presenta una vasodilatazione coronarica con un più marcato aumento della circolazione. L’azione sinergica, combinata,di questi due principi attivi può trovare indicazione, con sollievo sintomatologico, nell’angina pectoris stabile e nei lievi disturbi stenocardiaci.
La forma farmaceutica e la posologia più utilizzata è la T.M. (Tintura madre) Amni visnaga 20 gtt, diluite in un po’ d’acqua, da 1 a 3 volte al giorno. L’azione, acne se meno intensa della trinitrina (Carvasin) è più duratura (6 ore). <> (J.Van Hellemont. Compendium de Phytothérapie. Bruxelles. 1986).
In clinica cardiologica, oltre all’anamnesi, e alla semeiotica, sono necessari indagini strumentali per diagnosticare un’angina pectoris: ecg a riposo e da sforzo, ecocardiogramma. Nei casi più severi di stenosi delle arterie coronariche è bene ricorrere alla coronarografia o alla TC del cuore. Oltre che nell’angina stabile non evolutiva ho utilizzato la T.M. come sintomatico della bronchite asmatica e dell’asma bronchiale.
La kella, che non apporta sensibili modificazioni sulla pressione arteriosa, è stimata quale sostanza dotata di azione antispastica anche a livello dei bronchi (Van Hellemont op. citata) l’ho trovata particolarmente efficace nei periodi di remissione dell’asma e pertanto l’ho consigliata come un rimedio preventivo.
Secondo I. Taddei e D. Giachetti (Fondamenti di farmacognosia. Bologna 1980) nell’attacco asmatico di lieve – media intensità (non nello stato di male asmatico) è conveniente iniziare con dosaggi più alto (40 gtt, 3 volte al giorno) per poi ridurlo in seguito, con il miglioramento della sintomatologia, in modo progressivo decrescente fino a 10 gtt T.M., 3 volte/die nella terapia di mantenimento che va protratta a lungo (almeno 20 giorni).
Per quanto concerne infine l’impiego nelle nefrolitiasi in modo particolare, l’eliminazione dei calcoli e trattamento postoperatorio della urolitiasi (Commissione tedesca E. 1986) è stata confermata l’azione spasmolitica della kella anche a livello delle vie urinarie (ureteri, uretra) confermando quanto asseriva Avicenna. Da secoli il decotto dei frutti di Amni visnaga è utilizzato in Medio Oriente per eliminare i piccoli calcoli ureterali.
Chi scrive l’ha utilizzata non solo in quest’ambito ma anche nelle calcolosi biliari con ottimi risultati. Dunque coliche renali ed epatiche. Termino con la tossicità. Un uso prolungato, ed forti dosaggi, provoca nausea, disappetenza, cefalea. Sintomi che scompaiono con la sospensione del fitoterapico. E’ bene inoltre non esporsi al sole durante il trattamento (fotodermatosi).
Dottor Professor Aldo Ercoli
Specializzato in Cardiologia e Broncopneumatologia e esperto in Malattie Infettive. Cardiologo già docente in Microbiologia ambientali, Medicina Naturale e di formazione dei medici di medicina di base.