AMIANTO, LA FIBRA KILLER: INTERVISTA ALLA VEDOVA

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ANCHE GLI AUTOTRASPORTATORI DEVONO ESSERE RISARCITI. LA CORTE DI APPELLO DI FIRENZE RIBALTA LA SENTENZA DI PRIMO GRADO E CONDANNA L’INAIL AL RISARCIMENTO DELLA VEDOVA. 

I giudici della Corte di Appello di Firenze hanno accolto il ricorso presentato dall’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, contro la sentenza di primo grado del Tribunale di Pistoia che aveva respinto la richiesta di indennità all’INAIL di Susanna Vannucci, moglie dell’autotrasportatore Emilio Corbo, deceduto nel luglio 2012 a soli 62 anni per un mesotelioma da esposizione ad amianto. Una patologia professionale che l’istituto di fatto fatica a riconoscere. Un percorso duro che Susanna Vannucci ci racconta.

Ieri la buona notizia, come si sente dopo anni di lotta per la verità?
Sono ancora frastornata, non mi aspettavo la risposta della Corte d’Appello in così breve tempo, visto che Pistoia ci ha fatto aspettare 10 anni. Sono contenta che sia finita, è stato difficile ma la ritengo la cosa giusta da fare in rispetto di mio marito. Doveva essere riconosciuto non tanto il lato economico ma il sacrificio di una vita per poi morire per colpa delle scelte sbagliate da parte dello Stato.

Suo marito è morto per un mesotelioma da esposizione ad amianto, che lavoro svolgeva?
L’autotrasportatore

In che maniera era esposto all’amianto?
Per tanti anni ha usato macchine che lo contenevano, le stesse pasticche dei freni che emanavano le polveri tossiche che respirava sia quando guidava ma soprattutto durante la manutenzione dei mezzi.

Il mesotelioma è un tumore maligno.
É una malattia dalla quale non hai scampo, lo sapevamo fin dall’inizio. Gli avevano dato 6 mesi di vita, è vissuto 3 anni. L’ultimo è stato brutto perché dietro a questa malattia sopraggiungono tanti altri disagi.

É stato difficile dimostrare la correlazione tra l’esposizione all’amianto e l’insorgenza della patologia maligna?
Quanto, può saperlo il medico legale che ha elaborato la perizia, l’avvocato impegnato nel riconoscimento. Purtroppo gli autotrasportatori sono una categoria di lavoratori che, finché non è stata vietata la fibra killer per legge, ma anche dopo, ignari hanno inalato particelle tossiche. Una categoria ad alto rischio. Qui da noi c’è stata l’azienda Breda che costruiva treni e ci sono stati centinaia di morti di cancro nella fabbrica, per loro è stato difficile ottenere il riconoscimento della morte legata alla professione.

L’INAIL difende bene il suo patrimonio, questa volta i giudici però hanno riconosciuto la sua richiesta di indennità, cosa è cambiato?
Molto credo dipenda dalla sensibilità dei giudici, nella prima sentenza a Pistoia il giudice ha tenuto conto di una perizia vergognosa. Accade.

Firenze riapre il discorso sul pericolo amianto nel Paese, dove ancora oggi centinaia di lavoratori muoiono a causa dell’eternit. Così come sono ancora troppi i territori non bonificati. Si sente di dare un consiglio a chi si trova nella sua stessa situazione?
Sinceramente io ho preso la decisione che sarei arrivata anche a Strasburgo l’ho sempre detto all’avvocato Bonanni che ritengo fondamentale portare avanti la causa. É un dovere, come tutti noi paghiamo le conseguenze di uno sbaglio, così lo Stato deve pagare se a causa di scelte sbagliate tante persone muoiono. Ci vogliono anni e spesso ci si scoraggia ma è un dovere nei confronti delle vittime far riconoscere il danno sul lavoro.

Giustizia è fatta, ora è pronta a voltare pagina?
Ci proverò ma è importante informare le persone sul pericolo che rappresenta l’amianto. É una sostanza tra le più genotossiche per l’uomo, siamo stati gli ultimi in Europa a vietarne la produzione e l’uso. Nella nostra zona ci sono ancora tanti manufatti di eternit.

In Italia:
4000 morti all’anno in Italia.
35 milioni di tonnellate di amianto.
1 milione solo nel Lazio.
Piemonte e Lombardia al primo posto.

Osservatorio Nazionale Amianto
Numero verde 800 034 294

20 gennaio 2022