TRASFORMARE L’EPIDEMIA IN UN’OCCASIONE PER RIPERCORRERE LE ANTICHE STRADE DEGLI ETRUSCHI TRA NATURA E STORIA.
di Angelo Alfani
In un tempo di pandemia, ogni precauzione è indispensabile. “Abbiamo questo ospite indesiderato in casa e dobbiamo quindi fare del tutto per contenerlo ed impedire nuove infezioni. Questo implica sacrifici: è inutile girarci attorno! ”Ci si arrovella anche sulla ‘distanza droplet’, termine inglese che si può tradurre con “gocciolina”. Sta ad indicare la distanza di sicurezza da mantenere affinché le goccioline di saliva, che disperdiamo nell’aria – starnutendo, tossendo, ma anche solo parlando – non arrivino agli altri. Forte la diatriba tra i professionisti della salute: chi suggerisce un metro, chi un metro e mezzo, chi ritiene di imporre un metro e ottantadue per essere sicuri in tutti i sensi. Sembra di essere in autostrada con le segnalazioni luminose sulla distanza da mantenere per evitare tamponamenti, che variano continuamente.
Cerveteri che ha avuto tanti regali dal Padreterno al punto da poter essere un ‘buenretiro’ per villeggianti, uomini di lettere, pittori, musicisti ed al contempo luogo ideale in cui continuare a vivere per i cervetrani, ha sprecato, per colpa della ‘mala politica’, tutto, tranne la possibilità di splendide passeggiate lungo sentieri solitari. Questo tempo che ci costringe ad allontanarsi dal ‘consorzio umano’ può essere l’occasione per conoscerle. È infatti sufficiente allontanarsi, anche di poco, dall’abitato per raggiungere strade bianche che portano a luoghi in cui si rifà pace con se stessi. Sono antiche strade etrusche utilizzate per attraversare la città di Agylla, o allontanarsi da questa in direzione delle colline che nascondono il lago di Bracciano, o per raggiungere la strada che, attraversando la piana dei Monteroni, portava alla frazione di Roma.
SENTIERI: STRADELLO DELLA PALMA
Tra le camminate classiche ci sta quella “verso la Palma”, come viene comunemente chiamata dai cervetrani. La si consiglia per i pomeriggi autunnali o primaverili, appena finito di desinare. Una passeggiata post caffè con i famigliari: in scioltezza fisica e soprattutto mentale. Ci si può arrivare salendo per la stretta via del vecchio cimitero attraversando la parte alta del Paese, costruita a partire da metà degli anni cinquanta, nota come rione Casaccia. Ci si muove verso il vecchio campo da calcio, costruito su di un’area templare. Al terminar delle case ha inizio uno splendido muro fatto con ‘quadroni’ etruschi, interrotto da un arco dell’Ottocento che andrebbe rispettato e non lasciato andare alla malora. Sulla sinistra sporge maestoso dal muro un noce. Dopo le ultime case di Ripani ed un fantastico fienile la strada si allunga tra mura abbracciate da edera, che delimitano distese di uliveti, sotto le cui radici si nasconde quella che un tempo fu la ricca e potente città di Agylla. Si arriva poi ad una curva a gomito, identificata proprio per la presenza della palma umbertina di cui, dopo l’arrivo del terribile punteruolo rosso, è rimasto un tronco nodoso.La sorte ci offre il lusso di camminare su antiche basule per alcune decine di metri, accompagnati da intenso profumo di fico selvatico, fino a raggiungere ‘la villa dell’americano’ circondata da agrumi ed ulivi. Silenzio assoluto, spezzato da qualche latrato di cagnoli da caccia, dal fischiettare allegro di merli, da motorini di cercatori di monete,pesi per telaio,occhi di pernice e sempre più rari scarabei.
SENTIERI SOLITARI: LO STRADELLO DI S.ANTONIO
Una passeggiata adatta alla mattina invece è quella lungo lo ‘stradello’ polveroso della via di Sant’Antonio che porta al fosso della Mola, noto per la cascatella a selci piccoli e per la piana in cui venne girato nel 1960 il kolossal Annibale. Per quanto mi è dato conoscere la antica strada etrusca, poi a basule nere lucide, scorreva da Sant’Antonio fino ad attraversare il Vaccina dopo la Fontana di Forafo’, poco prima della cava di tufi, attiva fino agli anni settanta. Consiglio di farla la mattina per evitare di incocciasse sotto al sole nel lungo rettilineo costeggiato dalla ‘greppa’ che strapiomba sopra e la rete, che isola la vecchia villa di un console inglese, passata poi a Laura Antonelli e da quest’ultima ad un noto musicista. Uno stradello, incassato per il primo tratto tra due pareti di tufo, reso ancora più ombroso da una fitta vegetazione. Si giunge alla ‘cuppoletta’ di sant’Antonio, uno sperone di tufo con una grotta naturale, ritoccata dagli umani, che interrompe la lunga faglia rossastra della greppa. Li si trovava uno degli ingressi di Agylla. Dal costone si abbraccia tutta la valle del Vaccino fino al mare, il costone di Monteabbatone, il fosso nascosto da rari ontani, olmi e canne in movimento. Una vista talmente suggestiva che ti fa girà la capoccia e stringere i polmoni. Un luogo in cui ci si immagina vigili sentinelle a tutela della amata città. Nel rettilineo che, in leggera discesa, arriva fino al fosso, sul lato sinistro è possibile vedere in tutta la sua magnificenza la greppa rossastra, sul lato destro la piana cosparsa di balle di fieno che la rendono surreale.
Rari gli incontri, ma di quelli buoni. Si tratta dei cervetrani, oramai merce rara, che ti si affiancano ed iniziano a raccontar fantasticando dei tanti ritrovamenti etruschi che questi luoghi hanno elargito negli anni.