La fotopittura incarnava la volontà di chi commissionava l’opera di creare un oggetto, un ricordo, con un particolare significato e prestigio e renderlo in questo modo unico e di sicuro effetto.
di Pamela Stracci ©
Nei primi decenni del Novecento era diffusa la colorazione ad acquerello o ad olio delle fotografie, che erano prodotte solo in bianco e nero. La colorazione avveniva direttamente sul supporto cartonato di stampa e sebbene i colori fossero più spenti di quelli reali, dava l’idea di una gradevole fotografia a colori e moderna. I soggetti prediletti per chi commissionava questo ritocco erano indubbiamente i ritratti: nelle scatole dei ricordi delle nonne non è difficile imbattersi in questi piccoli capolavori artistici. Dalla metà del secolo scorso, si aggiunsero all’acquerello altri mezzi pittorici applicati alla fotopittura, per giungere infine alle stampe a colori su carta fotografica che tutti conosciamo. La fotopittura può essere considerata oggi come la antesignana delle moderne tecniche della elaborazione tramite software di grafica, come il fotoritocco o la post produzione fotografica che restituiscono una realtà amplificata senza eguali.
Anche oggi è possibile riprendere questa tecnica che permette di realizzare soggetti con l’effetto di altri tempi di gradevole impatto, senza la necessità di una preparazione artistica accademica ma unendo in un colpo solo, la passione per la fotografia e per la pittura.