Alberto Angela, il Presidente del Consiglio ideale

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Un recente sondaggio ha rivelato che gli italiani vorrebbero il famoso presentatore televisivo alla guida del futuro Governodi Giovanni Zucconi

E’ una specie di Superstar della comunicazione televisiva. Non è solo un personaggio amato o stimato professionalmente da tutti. E’ letteralmente osannato dagli Italiani di ogni generazione. In un recente sondaggio, in cui veniva chiesto chi sarebbe stato il Presidente del Consiglio ideale, Alberto Angela si è piazzato in una buona posizione. La pagina Facebook ufficiale dei sui fan, conta quasi un milione di “like”. Il termine “osannato” non l’abbiamo utilizzato a sproposito. Reduce dai recenti successi della sua trasmissione “Meraviglie – La penisola dei tesori”, che ha avuto un seguito medio di circa sei milioni di spettatori per ogni puntata, ha partecipato ad una conferenza organizzata nell’ambito della manifestazione TourismA a Firenze. Sapevamo che ci sono dei fans club a lui dedicati, ma non ci aspettavamo un’accoglienza da rockstar da parte del pubblico presente. Soprattutto da parte di quello più giovane. Abbiamo assistito ad una vera e propria ovazione al suo ingresso trionfale in sala, scortato da una decina di figuranti vestiti da soldati romani. Tutti i piedi, con i telefonini alzati per immortalare la sua presenza. E un’ola quasi da stadio. Decine di cartelli alzati in sincrono per salutarlo, e per manifestare un affetto che è quasi impossibile ritrovare per altri personaggi televisivi che si occupano solo di divulgazione. Noi de L’Ortica eravamo presenti, e non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di farlo conoscere meglio ai nostri lettori. Alberto Angela è stato, come suo solito, disponibile a rispondere a tutte le domande che gli sono state poste. Queste hanno spaziato dai suoi inizi da ricercatore paleontologo, alla richiesta di consigli su come i giovani devono affrontare la loro carriera universitaria e l’entrata nel mondo del lavoro. Le domande sono state tante, e le risposte tutte molto interessanti. Ne riportiamo quelle che ci sembrano più utili per i nostri lettori più giovani.

Ci vuole parlare del suo passato, legato ad un passato di scienziato, e di ricercatore? Che è poi è stato determinante per la formazione che l’ha portato alla conduzione di bellissimi programmi di divulgazione culturale

“Io sono nato a Parigi, e poi sono stato quattro anni in Belgio. Mio padre era un inviato della RAI, e eravamo sempre in giro per lavoro. Poi mio padre è tornato a Roma, perché gli avevano offerto la conduzione del TG. Mi sono quindi laureato alla Facoltà di Scienze Naturali dell’Università La Sapienza di Roma, e ho subito cominciato a partecipare a diverse spedizioni internazionali in Zaire (oggi Congo), in Tanzania, in Etiopia e in altre parte del mondo. Ero alla ricerca di resti fossili degli antenati dell’Uomo.”

Poteva diventare un paleontologo famoso, e invece ha lasciato per fare il divulgatore…

“In effetti sono andato molto vicino a diventare un antropologo famoso. Nella mia carriera di ricercatore, parafrasando il linguaggio calcistico, ho preso due volte la traversa, ma non sono mai andato a rete. Quando eravamo in Tanzania ho trovato un parietale di un milione e mezzo di anni fa. Erano tutti eccitati. Era veramente un bel pezzo. Sembrava umano, a detta degli esperti presenti. Poi il più grande paleontologo dell’epoca disse: “No, è solo un grande babbuino”. E mi rovinò la festa.  Poi in Tanzania e in Congo avevo trovato due pezzi, che erano molto importanti. Un pezzo di cranio graffiato da un predatore. Risaliva a due milioni di anni fa. Era un ominide. Trovai anche un molare di uno scimpanzé, o di un antenato di uno scimpanzé. Non era molto chiaro. Quello era gol sicuramente. Ma poi in aeroporto hanno rubato la borsa dove erano contenuti questi reperti, e chiaramente non ho potuto pubblicare nulla di quella ricerca. Questi sono messaggi che ti manda la vita…”

Non sente di aver tradito questa sua vocazione iniziale?

“No. E’ sempre li. Io mi considero in un lunghissimo anno sabatico. In qualunque momento potrei tornare in una tenda a fare ricerche in qualche parte del mondo. Devo dire la verità. Io non faccio parte del mondo della televisione. Io sono un ricercatore che sta lavorando per la televisione da un po’ di anni. Io non sono neanche interno, ma ho dei contratti da consulente. Sono contratti che la RAI deve ogni volta rinnovare. Anche se adesso io sono qui, ho sempre la mia caravella ormeggiata là fuori. In qualsiasi momento posso tornare alle mie ricerche. Io non faccio parte di quel mondo, ma faccio programmi che attraverso la televisione avvicina la Scienza alla gente. E’ proprio un altro mestiere. E’ però anche vero che per fare divulgazione tu devi avere una formazione scientifica. Non si può semplicemente parlare di Scienza solo perché è un argomento che tira. O usare la Scienza per fare spettacolo. Bisogna fare il contrario. Bisogna usare lo spettacolo per fare la Scienza, per divulgarla.”

Cosa pesa sulle scelte personali, soprattutto su quelle di natura professionale? Quanto c’è di DNA, di innato, e quanto è dovuto a condizionamenti ambientali o educativi?

“Per me la cosa più importante per tutti è quella di essere sempre curiosi. E questa è una cosa innata. Non ti devi mai vergognare di porre delle domande. Sicuramente pesa molto sulle proprie scelte dove abiti e che cosa fai. Questo è ovvio. Ma l’importante è essere sempre esplorativi con la mente. Se vai in un museo, ti devi chiedere cosa stai vedendo e perché sta lì. Se vedi una pubblicità, ti devi chiedere perché hanno usato quel ragazzo o quella ragazza con quel particolare sguardo. E così cominci a capire come siamo fatti noi. Come funziona la nostra psicologia.”

Bisogna sempre studiare quello che ci circonda…

“Bisogna sempre avere fame di conoscenza. Questa è una cosa innata, ma penso che tutti la possono avere. Certamente l’ambiente nel quale nasci è molto importante. Perché è chiaro che se ti ritrovi orfano, avrai un certo tipo di educazione, se sei figlio unico in una famigli agiata, ne avrai un’altra. Se appartieni ad una famiglia della media borghesia con più fratelli, ne avrai un’altra, e così via. Dipende molto, molto, da dove vivi. E dipende chiaramente dall’epoca in cui nasci. 50 anni fa non c’era la facilità della vita che c’è oggi.”

Conta anche la scelta degli studi che poi si faranno

“Naturalmente contano le scelte che tu fai per quanto riguarda gli studi o le informazione. Ma c’è un altro fattore importante. Conta la tua abilità nel trasformare i tuoi studi in qualcosa. Io dico sempre ai ragazzi che si devono laureare: “E’ bello andare all’università, ma bisogna sempre considerare che la laurea non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza.  E’ il carburante per quello che verrà dopo.”. Non bisogna andare a chiedere al professore quale tesi dovete fare, perché molto spesso tende a sbolognarvi il lavoro che non ha tempo di fare, e che probabilmente pubblicherà a suo nome. Io non ho chiesto una tesi, io l’ho proposta. Che è una cosa diversa. Quindi cercate una tesi che possa introdurvi nel mondo del lavoro. Una tesi che vi faccia da ponte tra gli studi, e quello che farete. Non sarà quello che farete nel resto della vita, ma è un primo passo. Io ho fatto Scienze Naturali, e ho scelto una tesi su come si facevano, eravamo nel 1987, i Musei di Scienza. Io poi non ho veramente mai approfondito questo tema, ma era un esperienza che ti permetteva di entrare immediatamente in quel settore. Di allestire musei, fare mostre, ecc.”

L’Università come trampolino nel mondo del lavoro…

“Io questo voglio dire. Non aspettatevi che l’Università, facendo una tesi, automaticamente vi apra magicamente delle vie. Bisogna sempre rimboccarsi le maniche. A volte è meglio fare una tesi che vi può sembrare un po’ noiosa, ma che vi permette di entrare subito nel mondo del lavoro. Non sarà quello che farai nella tua vita, ma intanto almeno già cominci. Perché è un peccato aver speso tanti anni a prepararsi, e poi non trovare subito lavoro. Trovare un lavoro sarà sempre una difficoltà, ma almeno cercate di essere furbi, e di iniziare con qualcosa che ti possa portare da qualche parte. E poi bisogna sempre chiedere consigli a chi ha più esperienza di noi. A 20 anni non si ha l’esperienza sufficiente per affrontare al meglio un lavoro, e bisogna sempre rivolgersi a chi ha i capelli bianchi perché lui l’esperienza ce l’ha. Ti può dare delle dritte, anche se sembra che viva in un’altra epoca.”