IL CATECHISMO DELLE COSE PROBITE DAL REGIME DEI COLONNELLI ALL’EUROPA SENZA MEMORIA.
La crociata contro l’infedele, ossia il furore bellico ammantato di nobili quanto falsi scopi moralistici, è un morbo che appesta l’Europa da secoli.
Il virus che né è causa – la presunzione di superiorità morale, culturale e razziale – è innestato nel DNA dell’Occidente dai tempi dell’antica Grecia. Sonnecchia per qualche tempo, per poi risvegliarsi manifestandosi con la violenza di un bubbone contagioso e mortifero causando lutti e dolori infiniti…ai poveracci.
Esemplare in tal senso è la leggendaria Crociata dei Fanciulli o meglio Crociata del Puer, che potrebbe significare anche pauper, ossia “povero”, oltre che “fanciullo”. Secondo le cronache nel 1212 dal centro Europa migliaia di pueri e puellae si misero in cammino, cantando, alla volta della Terra Santa. Quasi nessuno tornò indietro. Quelli che non morirono affogati in mare, furono venduti come schiavi in quel di Marsiglia.
Con la stessa logica, oggi, gli Dei del capitalismo atlantico – ossia le elites del grande capitale finanziario anglo-americano – in difesa del proprio conflitto di potenza con la Russia, hanno deciso di spingere verso la catastrofe l’Ucraina e l’ Europa. Razionamenti, fame, freddo, evaporazione dei risparmi, precarizzazione dei diritti sono sacrifici richiesti affinché gli Dei restino al sicuro nell’Olimpo dorato a nutrirsi di ambrosia.
Come ogni crociata che si rispetti, anche la crociata contro Putin
il Tiranno – non dissimile dalla crociate contro Milošević, Saddam Hussein, Gheddafi, Assad – ha il suo catechismo a cui ogni fedele DEVE conformarsi. Pena l’essere accusato di tradimento e connivenza con il nemico.
Tra i precetti della nuova catechesi bellica c’è la “cancellazione della Zeta” con riferimento al segno usato dall’esercito russo. E’ il diktat che parte dalla Germania e rilanciato da Alessandra Moretti: “Sanzioni penali per chi usa il segno Z in tutta Europa” tuona l’europarlamentare piddina.
La propaganda affetta da isteria russoba, in un grottesco mix di negazionismo e ribaltamento dei fatti storici, vede nel segno Z il simbolo della criminalità russa da mettere al bando equiparandolo alla svastica, mentre al contempo nobilita il simbolo dei battaglione Azov, il gancio di lupo, simbolo originario del partito nazista tedesco.
Le fonti governative russe ci dicono che “Z” sta per ‘Za pobedy’ “per la vittoria”. Il simbolo “Z” arancione e nero rappresenta il nastro di San Giorgio che, come spiega il sito dell’ANPI di Grugliasco, è la più alta onorificenza militare dell’Unione sovietica – risalente alla Russia zarista – e che fu conferita ai militari che presero parte alla Seconda Guerra Mondiale “Per la vittoria sulla Germania nella Grande Guerra Patriottica”. I reduci ancora in vita la indossano con grande fierezza.
Il nastro di San Giorgio viene usato in Russia in occasione della Giornata della Vittoria (9 maggio), istituita nel ‘45, per ricordare la resa incondizionata del Terzo Reich in segno di gratitudine verso chi con il proprio sacrificio ha combattuto per le generazioni future. Non solo sulle bandiere, ma anche appuntato sul petto come spilla, oppure legato al braccio o alla borsa. Chi indossa quel nastro è come se dicesse: “Io ricordo, io sono fiero”.
L’Europa dalla memoria cortissima dimentica che: 1) i sovietici pagarono il più alto “tributo” di sangue durante la Seconda Guerra Mondiale, con ben 25 milioni di morti; 2) i sovietici sconfissero 607 delle 783 divisioni tedesche dispiegate su tutti i fronti; 3) circa 5mila partigiani sovietici presero parte alla Resistenza italiana. Alcuni furono insigniti dallo Stato italiano della Medaglia d’Oro al Valor Militare.
“Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all’Armata Russa di quanti non ne possa pronunciare in tutta al sua vita”, parola di Ernest Heminguey.
E’ abbastanza evidente che il nastro di San Giorgio, così carico di simbologia per il popolo russo, sia abilmente sfruttato per fini propagandistici da un politico astuto come VladimirPutin.
Ma è altrettanto palese che la messa al bando del segno “Z” da parte dell’Occidente faccia parte di una ultradecennale operazione di cancellazione della cultura e della storia, onde far scomparire le tracce di un passato scomodo alla narrazione della propaganda filoatlantica e russofoba. Non è un caso che la filmografia occidentale, così zelante nel ricordare l’Olocausto, si sia dimenticata il genocidio di 25 milioni di sovietici. Eppure non è un mistero che Hitler avesse programmato una guerra di sterminio e di annientamento dei popoli slavi, considerandoli “subumani”.
Z, L’ORGIA DEL POTERE
Il nichilismo storico, che ha come fine quello di resettare il pensiero occidentale, vanta precedenti storici, di stampo fascista, che dovrebbero far riflettere.
Correvano gli anni 1967 -74 quando la lettera “Z” fu vietata dal regime dei colonnelli in Grecia. A ricordarcelo un film di Costa-Gavras, girato nel 1969, Z-L’orgia del potere, ispirato all’omonimo romanzo Vasilīs Vasilikos basatosi a sua volta sul caso dell’assassinio di Grigoris Lambrakis, ucciso nel ’63 dagli estremisti di destra con la complicità delle forze dell’ordine nazionali.
Nei titoli di coda si trova scritto:
«Contemporaneamente i militari hanno proibito i capelli lunghi, le minigonne, Sofocle, Tolstoj, Mark Twain, Euripide, spezzare i bicchieri alla russa, Aragon, Trockij, scioperare, la libertà sindacale, Lurçat, Eschilo, Aristofane, Ionesco, Sartre, i Beatles, Albee, Pinter, dire che Socrate era omosessuale, l’ordine degli avvocati, imparare il russo, imparare il bulgaro, la libertà di stampa, l’enciclopedia internazionale, la sociologia, Beckett, Dostoevskij, Čechov, Gorkij e tutti i russi, la musica moderna, la musica popolare, la matematica moderna, i movimenti per la pace, la lettera “Ζ” che vuol dire “è vivo” in greco antico.»
Nel libro di Oriana Fallaci, Un Uomo, la folla intorno al corpo di Alekos Panagulis – strenuo oppositore della dittatura, ucciso in un attentato – grida “Zi, zi, zi! Vive, vive, vive!”
Le lingue slave e il greco sono lingue indeuropee. E già questo dovrebbe far riflettere.
In greco antico ci sono tre termini che significano vita: zoè, bíos, psyché.
Il Nuovo Testamento per indicare la vita eterna usa il termine “zoè” nel celebre passo “Chi ama la sua vita (psyché) la perde e chi odia la sua vita (psyché) in questo mondo la conserverà per la vita (zoè) eterna” .
Il segno Z, comunque la si voglia mettere, sia in Russia che in Grecia, indica la VITTORIA DEL BENE CONTRO IL MALE. San Giorgio che uccide il drago. La vittoria della Vita contro la “non vita”, tenendo presente che il contrario di Zoè non è Thánatos (θάνατος), “Morte” ma “NON VITA”. “L’assenza di vita”, la dimensione verso cui ci vorrebbero transitare i transumanisti del WEF e gli Dei del Capitalismo finanziario.
“Possedere le parole, i termini e i significati significa dominare l’universo interiore dei singoli e delle masse. – scrive Roberto Pecchioli. – Di qui l’enorme impatto del linguaggio politicamente corretto, che neutralizza centinaia di concetti e finisce per convincere che il bianco è nero. Per le streghe di Macbeth, motrici della tragedia della smania di potere, brutto è il bello è bello è il brutto. [..] L’imperativo morale è respingere il linguaggio ingannevole e avvalerci del diritto naturale alla resistenza contro chi ci opprime. Vogliono la morte sociale del dissidente e il declino della verità. Dobbiamo coltivare la diffidenza, primo lievito della dissidenza: qualunque verità ufficiale manifestata con il baccano di una falsa unanimità è una bugia nascosta”.
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