Viaggiare significa divertirsi, istruirsi, conoscere gli altri.
ANTONIO CALICCHIO
Agosto è tempo di ferie e di viaggi.
Ma a chi non piace viaggiare? Chi può concepire di limitare la sua esperienza alla ristretta dimensione che lo circonda e in cui abitualmente è immerso? Nessuno, penso. E’ una necessità della mente e dell’anima, sia che si tratti di persona incolta, sia che si tratti di persona dotta.
L’uomo, nato per espandersi, ha prodotto i mezzi di trasporto, per raggiungere più rapidamente diverse località, per ammirare nuovi paesaggi, per conoscere altre persone, per acquisire molteplici esperienze.
Per chi intraprende un viaggio, il principale desiderio è quello di divertirsi, di spezzare le ansie quotidiane, di ristorare la mente ed il cuore. Ciò avviene ancorché sia tenuto a muoversi per cause lavorative. Eppure, quanti e quali benefici non ricava il viaggiatore dalla sua peregrinazione, sebbene, talvolta, ciò gli costi disagio materiale.
Il mondo è grande e vario, e l’Italia, richiamo costante di turisti, è il Paese che, più di ogni altro, merita di essere conosciuto ed ammirato.
I viaggi, quindi, costituiscono un gradevole diporto ed un nobile esercizio spirituale. All’utile si associa il dilettevole; e, dopo un viaggio, si ritorna più temprati, più maturi di esperienza, più ricchi di pensiero, più affinati nell’animo. E’ un contatto più forte con l’umanità e col mondo.
Allo scenario offerto dalla natura, alle sensazioni spirituali succede la visione di città che si ignoravano. Consuetudini, tradizioni, costumi, monumenti rimangono scolpiti nella memoria, con sensibile vantaggio della cultura e della conoscenza di ognuno, in quella sfera complessa che è la psiche umana.
Pure nel nostro Paese, tanto esteso nel senso della latitudine, si ha agio di scorgere diversità significative nelle sue popolazioni, nei loro caratteri, nelle loro attitudini. Si trova diversa l’anima del settentrionale, pragmatica ed attiva, e quella del meridionale, sentimentale e calorosa, più ligia alle tradizioni.
La ricchezza di monumenti amplia, ovunque, la cultura artistica e teorica di ciascuno, la differenziazione dei dialetti approfondisce le nozioni del linguista, la verità del paesaggio parla al pittore, al poeta, all’osservatore in genere.
A mano a mano che si sale o si scende per la Penisola, ci si arricchisce di nuove nozioni, si subiscono nuovi adattamenti, si ama di più la patria che abbonda di diversi motivi paesistici, etnici, culturali.
Poi, se una nuova ansia spinge oltre i confini della patria, allora l’orizzonte si allarga e assurge ad una visione che, demolite le barriere naturali e politiche, abbraccia il mondo e l’umanità nella sua più vasta complessità, oltre che in quelle peculiari caratteristiche che affratellano gli uomini, rendendoli, al di sopra delle numerose contingenze, partecipi della immensa famiglia umana.
Viaggiare in agosto: grandi pionieri e celebri esploratori
Le differenze di clima, di paesaggio, di usi, di costumi, di lingue si accentuano, e divengono più dilatate e profonde le nostre esperienze, più complete le nostre conoscenze esistenziali, più ricca la nostra cultura che, se ricava enormi utilità dallo studio, più alte comunque ne trae dall’esperienza pratica.
Quante volte, impossibilitati a farlo materialmente, si raggiungono, tramite la fantasia, popoli e Paesi ignoti, si penetra fra persone civili e selvagge, si attraversano deserti e foreste, si vaga dal polo all’equatore! E questa appare come la più solare espressione che risulta insito, nell’individuo, il senso della indagine, la volontà di vedere e di apprendere. Che se questi rappresentano un bisogno della mente e dello spirito, si mostrano, inoltre, come una esigenza per chi vuole completare se stesso e la propria cultura.
I grandi pionieri, i celebri esploratori furono, anche e soprattutto, uomini di sconfinato sapere e di perfetto intuito, e tali doti integrarono e perfezionarono con una intensa conoscenza del mondo umano.
Pertanto, viaggiare significa non solo divertirsi, ma anche, anzi più ancora, istruirsi, conoscere gli altri, affinare le qualità innate.
A chi non è successo di sentirsi a disagio, parlando con un individuo che abbia viaggiato molto?
Egli è colui che ha letto e studiato nell’inesauribile libro del mondo, sfogliando, nell’ambito dell’esperienza concreta, pagine infinite di una smisurata enciclopedia che non è concesso assimilare a chi, isolato dal mondo, beve, a piccoli sorsi, nel mare magnum del sapere umano.