AGGRESSIVITÁ

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MA UN MONDO DI PACE È POSSIBILE?

Inizierò questo articolo cominciando dalla risposta al titolo e cioè che, secondo me, un mondo di pace è possibile. Possibile ma arduo, molto arduo. Questo poiché è potente il bisogno umano di canalizzare la propria aggressività su altri membri della nostra specie, concependone anche l’uccisione, come soluzione della scarica di aggressività. N

el mondo animale, ricordo, sono poche le specie che combattono con i rivali (per amore, per il territorio, etc.) fino all’uccisione dell’altro (noi, tanto per dire, lo facciamo anche solo per sport). E questo è avvenuto fin dagli albori della nostra evoluzione: i primi Homo Sapiens infatti entrarono in competizione con i preesistenti Neanderthal e li portarono pian piano all’estinzione. Eppure eravamo pochi rispetto alle risorse e al territorio; si sarebbe potuto vivere pacificamente assieme senza entrare in competizione e scontro per qualche motivo, ma così non fu, come non fu in nessun periodo della storia umana da allora ad oggi; la quale è infatti piena di esempi di come la guerra con i nostri simili abbia costituito una costante: fratello contro fratello, come Caino contro Abele o Romolo contro Remo; gruppo contro gruppo, nazione contro nazione, etc.

Il “siamo solo noi” urlato da Vasco Rossi, comporta che dall’altra parte ci sia un “siete solo voi”, “gli altri” da combattere e verso cui opporsi. Sembrerebbe insomma che il “fare la guerra” e prendere posizione in una fazione per dare addosso ad un’altra sia nel nostro DNA.

Ed in effetti siamo una specie molto aggressiva ed aggiungerei infestante ed il pianeta nei suoi vari ecosistemi lo sa bene. A tal proposito una nota psicoanalista di nome Melanie Klein (1882-1960) riteneva che gli esseri umani universalmente nascano con una quota di aggressività molto elevata che devono imparare a gestire in vari modi, adottando diversi meccanismi di difesa psicologici, cominciando proprio dal modularla nella relazione con la loro madre e contro di essa, che è però al contempo fonte della loro sopravvivenza fisica ed emotiva. Io credo che se è innegabilmente vero che siamo una specie animale molto aggressiva, non è vero che siamo condannati alla bellicosità.

L’educazione ricevuta dalla famiglia e dalla cultura possono fare molto per modulare la nostra indole aggressiva ed aiutarci a canalizzarla in modi “sani”, ma certo non questa cultura che invece incita al divisionismo e al campanilismo: nel nostro piccolo per esempio possiamo osservare “le rivalità” tra ladispolani e cerveterani, tanto per dire.

Nelle altre specie di primati, l’educazione al controllo dell’aggressività, copre tutta la fase dell’infanzia del cucciolo e sono gli adulti del gruppo ad occuparsi di questo, perché il piccolo da solo non sa e non saprebbe imparare ad autoregolare la propria aggressività. Ma deve imparare a farlo se vuole vivere in una comunità: e per noi umani non è diverso.

Tuttavia se gli esempi che abbiamo intorno – ricordo gli animali imparano osservando ed imitando i comportamenti altrui (vedi tutta la ricerca contemporanea sui neuroni a specchio) – dai comportamenti degli adulti più vicini a noi, fino a ciò che vediamo continuamente attraverso i mass media (vedi per esempio i vari talk shows ormai quasi tutti con lo stesso format da “arena di gladiatori”) incita alla violenza, che cosa mai possiamo aspettarci dagli adulti di domani (nonché da quelli di oggi)?

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Dottor Riccardo Coco
Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta