ADIEU MICHÈLE ET MERCI!

0
374
Michèle Rivasi

L’EUROPARLAMENTARE MICHÈLE RIVASI È STATA UNA GUERRIERA PER LE LIBERTÀ E I DIRITTI CIVILI, UNA TECNORIBELLE, UNA PALADINA IN DIFESA DI SALUTE E AMBIENTE CONTRO LE ANGHERIE DELLE LOBBY.

di Maurizio Martucci

Mi diranno che sono complottista, una terrapiattista? E chissenefrega! Mi verranno addosso, sono il loro nemico? Ecchisenefrega!” Il mio ricordo di Michèle Rivasi è in queste poche frasi. Tra un sorriso e l’altro, pronunciate a Bruxelles all’interno del Parlamento europeo quando mi invitò in Belgio per il primo gruppo di lavoro internazionale Stop5G. “Continuare lo schieramento del 5G, verso e contro tutto, è ancora una volta mettere la popolazione europea in una condizione di fungere da cavia ed esporre i più sensibili a un rischio globale, massiccio, inaccettabile”.

Diretta, senza filtri, coraggiosa, senza alcuna paura di ingaggiare conflitti titanici contro il nemico invisibile. L’ho conosciuta nel 2019 e siamo rimasti costantemente in contatto negli ultimi anni: Michéle Rivasi era una vera amazzone, una guerriera per le libertà e i diritti civili, una paladina in difesa di salute e ambiente, schierata senza timore dalla parte dei cittadini contro le angherie dei poteri forti, multinazionali e lobby affaristica. “Ecchissenefrega!” Quel suo modo di essere controcorrente e al tempo stesso strategica, incisiva e pragmatica, me l’ha fatta apprezzare come personaggio politico autentico e donna senza eguali. Tempra, vis, fuoco, rivoluzionaria, pasionaria vecchio stampo, come idealmente uscita da un romanzo sul ribellissimo anni ’70 per entrare, dalla porta principale, nelle stanze dei bottoni, dentro al Palazzo che conta. A fare la guasta feste dell’élite. Per proteggere gli indifendibili. E pure gli ultimi.
Il suo intuito da politica dotata di onestà intellettuale l’ho potuto apprezzare sin dall’inizio della transizione digitale, da quando ha promosso il primo workshop e la prima conferenza stampa europea sui rischi del 5G, poi il suo impegno nello STOA, il Panel per il futuro della scienza e della tecnologia (STOA) organizzato dal Parlamento europeo sui pericoli socio-sanitari e ambientali dell’Internet delle cose, e ancora il bollente dossier sui conflitti d’interessi e i legami con le forze militari che s’annida dietro il 5G (“è legato a militari e lobby industriale chi non difende la salute pubblica”), la battaglia per il riconoscimento europeo dell’elettrosensibilità (“la sanità pubblica deve essere inclusiva”), le spallate alla Commissione per una tecnologia priva del rischio zero (“sul 5G investiti 700 milioni di euro, ma non per valutazione sulla salute umana”), la lotta ai telefonini fuori legge (“basta negazionismo, cittadini sovraesposti alle onde dei cellulari. Togliere dal mercato quelli fuori legge!”) e l’appoggio alla petizione popolare ECI dei cittadini europei. Era venuta pure in Italia a portare la sua voce, in Basilicata finita al fianco di medici e fisici, così come già nel 2012 aveva ospitato in conferenza stampa un cittadino italiano gravemente danneggiato dal wireless, perché la battaglia da europarlamentare per Michéle non aveva limiti né confini geografici, nonostante nella sua natia Francia avesse innescato una rivendicazione politica dopo l’altra. Ma sempre nell’interesse pubblico.

Due esempi su tutti: le denunce sulla pericolosità degli smart meter Linky e il sostegno al villaggio di elettrosensibili confinato al freddo sulle innevate Alpi francesi per sfuggire alla morsa invisibile dei 61 V/m.

“Con tanta emozione e tristezza annunciamo la morte di Michele”, così si legge nella sua pagina Facebook. La notizia mi ha freddato. Confidavamo l’uno nell’altra. Io da giornalista attivista italiano, lei da europarlamentare francese nell’assise internazionale per antonomasia. Fino alla notizia che non t’aspetti.

Oggi sono in molti a piangerla, non solo i suoi alleati di partito.
Per Marie Toussaint era una “militante infaticabile, una combattente ecologista che lascia un grande vuoto”. Il 29 novembre s’è spezzato il legame terreno, ma non certo quello sottile, di risonanza vibrazionale. Un infarto fulminante ci ha portato via Michéle Rivasi nel pieno della battaglia. Aveva 70 anni. Tanti i messaggi di cordoglio, dolore e sincero sgomento per una scomparsa che ci lascia più soli. “Grande rispetto per lei. Il grande movimento a cui ha contribuito con il suo esempio, per la tutela dei cittadini e dei giovani, è improvvisamente diventato adesso orfano. Ma stanne certa, grande Donna: non sarai dimenticata. Faremo del nostro meglio per portare avanti la tua fiamma”, l’addio dagli attivisti Resistance5G-Nantes. Si, perché è vero. Proseguiremo anche nel tuo nome. Sei stata unica, inimitabile. Nessuno muore se vive nell’azione di chi lotta. Adieu Michèle et merci.

MICHÈLE RIVASI
LA SUA BATTAGLIA CONTRO L’ELETTROSMOG OSCURATA DAI MEDIA

La notizia della morte dell’europarlamentare è stata data da tutti media, conferendo un certo risalto alle sue battaglie ecologiste contro il nucleare, contro l’accordo di libero scambio UE-Mercosur e contro l’uso dei pesticidi. Tutti citano la sua posizione fortemente critica durante la pandemia nei confronti del green pass e della vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario in Francia. Nessuno scorda il suo ruolo nel “Pfizergate, spingendo affinché fossero resi pubblici i contratti con la Pfizer, in particolare i messaggi scambiati tra la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla in merito al contratto per 1,8 miliardi di dosi di vaccini COVID-19. Alcuni rammentano persino la sua battaglia per la verità sugli effetti collaterali da vaccino. Ma quasi tutta la stampa, compresa quella presunta dissidente, sembra colta da amnesia per quanto concerne il suo immenso lavoro contro l’elettrosmog e il 5G, che resta innominato, sepolto sotto la coltre dell’omertà.(Mi.Albo.)