In venti anni di storia L’Ortica ha combattuto molte battaglie.
Una delle più feroci è stata quella contro l’installazione dei varchi elettronici in viale Italia a Ladispoli. Una scelta assurda, immotivata, perfino comica considerando che in due anni hanno funzionato solo sei volte, pur essendo costati ai contribuenti 97 mila euro di mancati introiti di tassa sulla pubblicità. Li definimmo con una nostra copertina “I varchi della vergogna”. E fummo l’unico giornale che ebbe il coraggio di schierarsi contro quelle strutture brutte, obsolete, inutili. Ora possiamo annunciare che la vergogna è stata rimossa in queste ore dall’amministrazione che ha mantenuto l’impegno assunto con cittadini e stampa in campagna elettorale. Addio agli accessi elettronici sul corso principale di Ladispoli, speriamo cada nel dimenticatoio anche una delle più brutte pagine mai scritte nella storia della città. Un pessimo esempio di cattiva gestione del denaro pubblico, fotografia nitida delle tante corbellerie politiche ed amministrative commesse negli ultimi cinque anni dagli ex inquilini di piazza Falcone. Alcuni dei quali, per motivi a noi oscuri, difesero a spada tratta quella idiozia, andando perfino contro la volontà dei residenti e dei commercianti che non li volevano su viale Italia. Senza dimenticare che intervenne anche il ministero delle infrastrutture, definendo i varchi pericolosi e fuorilegge. E che dire di quando gli accessi andarono in tilt, scambiando la musica dei bar come il suono della sirena delle ambulanze, iniziando ad aprirsi e chiudersi con viale Italia pieno di gente che passeggiava nell’isola pedonale? Fu un teatrino di due anni, nel segno della negazione della realtà che era sotto gli occhi di tutti.
La vicenda vedrà anche risvolti positivi per le casse del comune che introiterà 120.000 euro in 10 anni quale riconoscimento della gestione degli impianti di proprietà di un privato fino al 2027. Gli impianti comunali invece torneranno al municipio e saranno di nuovo messi a bando.
Battaglia dunque vinta e varchi elettronici nell’oblio.