ACQUA: QUANTO BERE?
Quattro giorni senza cibo sono tollerabili. Quattro giorni senza acqua sono fatali.
Il nostro corpo è costituito per il 75% di acqua. “L’acqua è molto più che un semplice vettore per i materiali, nel nostro organismo – spiega Monica Bertoletti, (www.food4care.it), alias Monique Bert, nel gruppo Medicina Evolutiva, Naturopatia e Dentosofia e coautrice Tiroide Approccio Evolutivo, gruppo fb creato dal dr Andrea Luchi. – È un solvente, un aiuto per la digestione, un diluente, un dilatatore, un sistema di eliminazione di scorie, un sistema di messaggi elettrici, un condotto chimico, un combustore di energia, un lubrificante, un sistema di raffreddamento e di riscaldamento. Se non beviamo abbastanza il nostro organismo è costretto a riciclare acqua sporca, con tutti i danni possibili e tutte le funzioni ne risentiranno. Inoltre tratterrà i liquidi per non farsi invadere dalle tossine. L’acqua è la nostra ancora di salvezza!
Il senso di sete è collegato alle capacità metaboliche e funzionali degli organi vitali. Una sete subito dopo un pasto o che provochi risveglio notturno o che si manifesti nelle prime ore del mattino esprime differenti necessità metaboliche. La sete dopo il pasto esprime una difficoltà a livello gastrico, la sete che si manifesta a metà pomeriggio o a metà nottata, una difficoltà dell’intestino tenue o a carico della funzionalità epatobiliare, mentre una sete tardiva può indicare disfunzionalità importanti dell’intestino crasso”.
“Ritengo assurda- sottolinea la naturopata – l’assunzione forzata in tutti gli individui, in qualsiasi condizione climatica, metabolica e patologica. Per questo propongo delle indicazioni per calcolare il vostro fabbisogno di acqua, per gestire al meglio l’idratazione e tutto ciò che ne consegue, in termini di benessere generale dell’organismo.
Il nostro organismo, di base, è predisposto in condizioni fisiologiche, a reintegrare le sue perdite liquide a partire esclusivamente dall’acqua contenuta negli alimenti. Questa è molto diversa dall’acqua “esterna”, in quanto è stata filtrata ed elaborata da un organismo vivente, tanto da potersi definire acqua di vegetazione, paragonabile al nostro liquido interstiziale. Evitiamo come la peste l’acqua clorata, aumenta acidità gastrica, disturbi cardiovascolari e aggrava le coronaropatie e disturbi tiroidei. I sali contenuti nelle acque, rubinetto o bottiglia, provocano un sovraccarico di elettroliti ematici che costringono il rene a un faticoso lavoro di eliminazione. Nel tempo molti sali non vengono più eliminati e formano degli aggregati che sono causa di diverse patologie cronico degenerative: dalla litiasi renale e colecistica (in cui sappiamo intervengono anche fattori nutrizionali importanti), alle calcificazioni osteoarticolari, calcificazioni cerebrali e polmonari, calcificazioni delle placche ateromasiche, cataratta, otosclerosi senza che ci sia ristagno o imbibizione dei tessuti organici. E quindi beviamo quello che ci serve!”
CALCOLARE IL FABBISOGNO QUOTIDIANO
200 ml ogni 7 kg di peso.
Ogni 20’ di attività aerobica, aggiungiamo 25 cl.
Ogni 30’ di attività con i pesi aggiungete 25 cl.
“Ogni calice di vino aggiungete l’equivalente in acqua. Se fa caldo adeguare le quantità aggiungendo uno o due bicchieri a seconda dell’intensità del caldo e del tempo trascorso all’aperto. Questo è particolarmente importante per chi soffre di emicrania: la disidratazione anche minima rispetto al fabbisogno, può scatenare dei terribili mal di testa. Te e tisane fanno parte del computo dell’acqua. Il caffè no. Dopo ogni caffè aggiungete un bicchiere di acqua, vista la sua azione iperglicemizzante e fortemente diuretica.”
QUANDO BERE
“E’essenziale bere entro l’ora di cena. I reni devono riposare dalle 19 in poi. (Si fa per dire, però di sicuro non vanno sovraccaricati di liquidi). Se possibile bisognerebbe cenare entro le 19.30 e comunque 3 o 4 ore prima di coricarsi (per ragioni legate all’endocrino metabolico). Un buon metodo è bere molto di mattina.”
DI PIÙ NON SIGNIFICA MEGLIO
“Berne di più della quantità raccomandata non è una buona idea, se bevete troppo sottoponete i reni a un lavoro eccessivo e tratterrete liquidi. L’aumento non richiesto di acqua costringe il rene a un lavoro non fisiologico, che può avere valenza terapeutica se si è intossicati; normalmente l’inutile incremento della diuresi provoca solamente una perdita di elettroliti in modo improprio. Tutti i pazienti in trattamento con diuretici, ad esempio, riferiscono frequenti astenie e vertigini dopo un eccesso di diuresi.
E’ bene sottolineare – conclude Monica Bertoletti – che i numerosi meccanismi di autoregolazione dell’organismo non possono essere riequilibrati attraverso modalità terapeutiche che non tengano conto della fisiologia di ciascuno. In linea di massima non possiamo dirvi quanto bere, perché non conosciamo le vostre condizioni, però, ci sono alcune considerazioni generali, quelle che ho formulato sopra, che vi consentiranno di capire come fare. Sicuramente meglio che a spanne. Di più non significa meglio. Solo il giusto è giusto”.