Nel mirino anche le pillole abortive
La Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha deciso che l’aborto non è (più) un diritto costituzionale. Significa che i singoli Stati americani posso decidere liberamente se e come fare leggi in merito. I cittadini detteranno la linea alle elezioni.
Il diritto all’aborto era stato riconosciuto dalla Corte Suprema, con la sentenza del 1973. Con un’altra sentenza della Corte doveva essere cancellato. Ciò che è puntualmente avvenuto. I conservatori esultano. I collettivi femministi e non solo, protestano. In strada le prime rappresaglie, i primi arresti. Non è un film, accade, nel 2022 che uno tra i diritti delle donne venga nuovamente messo in discussione, anzi abolito. L’interruzione di gravidanza torna ad essere un problema, vogliono tornare alla clandestinità?
L’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU, Michelle Bachelet, ha definito la sentenza “una grave battuta d’arresto per la tutela della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi (…) e un duro colpo per i diritti umani delle donne”.
E in Italia? Le organizzazioni pro vita applaudono sognando un cambiamento anche qui, intense le campagne anti aborto nel territorio attraverso manifesti recanti messaggi violenti nei confronti della donna a cui vogliono togliere la libertà di scelta, ma arrogandosi il diritto di scegliere per la loro vita. L’ultima campagna ha visto utilizzare e (strumentalizzare) la figura progressista di Pasolini.