A ROMA SI CONSERVANO GLI ORGANI DEI PAPI

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Fontana di Trevi

 

PIAZZA DI TREVI: CHIESA DEI SS. VINCENZO E ANASTASIO O “CHIESA DELLE FRATTAJE” 

Una delle piazze più famose di Roma, che il turista non può mancare di andare a visitare è la Piazza di Trevi, lanciare la monetina esprimendo il desiderio nell’omonima fontana e scattare centinaia di foto. Sicuramente la Fontana di Trevi è l’attrazione principale della piazza, tuttavia basta rivolgere lo sguardo poco più in là e si noterà qualcosa che non tutti conoscono: la Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio. Osservandola si potrà pensare che si stia parlando di un’altra tra le bellissime centinaia chiese di Roma, eppure questa in particolare conserva una particolarità che non ci si aspetterebbe mai: gli organi interni dei Papi.

Soprannominata dai romani, nel linguaggio popolare, “Chiesa delle Frattaje” o “Chiesa delle Corate” è caratterizzata da una delle più belle facciate in stile barocco di Roma, arricchita da 18 colonne di ordine corinzio, le quali hanno fatto guadagnare alla piccola basilica il nome di “Canneto”; tra il 1644 e il 1650 circa viene completamente ricostruita per volere del Cardinale Mazzarino (1602-1661; il riferimento è stato reso chiaro per mezzo del cappello cardinalizio al di sopra dello stemma), ad opera dell’architetto italiano Martino Longhi “il Giovane” (1602-1660).  All’interno della Chiesa, presso l’abside, dentro urne in robusto porfido e nascosti agli sguardi dei visitatori, si conservano i “precordi”, ovvero gli organi interni posizionati nella parte anteriore del torace in corrispondenza del cuore, che venivano tolti dai corpi dei Pontefici prima che questi venissero imbalsamati e consegnati al Cappellano segreto (ciascuno dei cappellani che assistono il Papa nelle private funzioni religiose), usanza molto comune per l’epoca. Questa macabra pratica è stata interrotta dal Papa Pio X (1835-1914), quindi all’interno della Basilica sono conservati gli organi dei Papi che vanno da Sisto V (1521-1590) fino a Leone XIII (1810-1903); sono inoltre presenti delle lapidi sulle quali sono incisi i nomi dei Papi, di cui sono conservate le “sacre interiora”.

Oggi, la parrocchia pontificia del palazzo storico Quirinale (l’allora dimora papale, fino al 1870) è considerata, nel suo genere, unica al mondo proprio per questa sua particolarità, che ha ispirato un simpatico sonetto del poeta romano Giuseppe Gioacchino Belli (1791-1863), del quale riprendiamo un piccolo passo “[…] li pormoni, er core, er fedigo, la mirza e le bbudella! Morto un Papa, sparato e profumato, l’interiori santissimi in vettina se conzeggneno in mano der curato. E lui co li su’ bboni fraticelli l’alloca in una spece de cantina ch’è un museo de corate e de ciorcelli”. (“San Vincenz’e Ssatanassio a Ttrevi”, 1835).

Flavia De Michetti