A CIVITAVECCHIA SLITTANO I PROCESSI

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DAL KITESURFER RISUCCHIATO A PARENTOPOLI. LA PANDEMIA STOPPA ANCHE LE UDIENZE IN TRIBUNALE. SALTATO ANCHE IL PROCEDIMENTO RELATIVO AD UN TENTATO OMICIDIO E A RISCHIO ANCHE QUELLO SUGLI APPALTI PILOTATI SULLE SPIAGGE DI LADISPOLI.

Rinviati a data da destinarsi. Come per le partite di calcio, anche per i processi civili e penali il semaforo è rosso. Segno che le udienze slitteranno a quando il maledetto Covid-19 verrà sconfitto e avvocati, magistrati e imputati potranno di nuovo popolare le aule di giustizia. A Civitavecchia erano diverse le tappe giudiziarie in programma in questo periodo.

processi

Lo scorso 17 marzo, ad esempio, il Giudice di pace avrebbe dovuto affrontare la nota vicenda del kitesurfer romano, Alessandro Ognibene, odontotecnico 52enne risucchiato a Ladispoli da un elicottero militare sulla spiaggia di Torre Flavia. Una decisione alquanto insolita quella di affidare il verdetto non ai togati. Fatto sta che erano stati rinviati a giudizio per lesioni colpose due piloti dell’Esercito e un ammiraglio della Marina. Della vicenda si era interessata persino la Nato, oltre al ministero della Difesa che aveva avviato un’indagine interna, proprio perché in quell’esercitazione durata svariati giorni avevano preso parte anche velivoli stranieri. Lo sportivo, il 3 ottobre 2018, venne travolto dal turbine provocato dal bipala Chinook che poi si allontanò senza allertare soccorsi. Trascinato a 12 metri d’altezza, l’appassionato di kite, precipitò violentemente a terra. Nessun altro pilota in contatto visivo su altri mezzi impiegati nelle esercitazioni interforze a bassa quota della Difesa italiana, segnalò qualcosa. Trasportato d’urgenza con l’eliambulanza al Gemelli, Ognibene riuscì a salvarsi nonostante un forte trauma cranico, un’emorragia interna, diverse costole fratturate e ematomi a torace e schiena. Ma per la magistratura quell’elicottero non aveva la scatola nera. Quindi, processo da svolgere solo al Giudice di pace tra le proteste del 52enne e dei suoi due avvocati.

Da Torre Flavia alla rissa in discoteca. Quattro gli indagati (tutti sotto i 30 anni) dell’aggressione ad un 28enne e alla sua fidanzata avvenuta all’esterno di un locale di Ladispoli. Il gip di Civitavecchia si sarebbe dovuto pronunciare l’1 aprile. Uno in particolare rischia il rinvio a giudizio per tentato omicidio e porto illegale di arma da taglio, gli altri invece per lesioni. Il 28enne preso di mira era stato accoltellato e massacrato di botte e i suoi aguzzini si erano vantati persino su Facebook pubblicando alcune immagini di quel brutale pestaggio. Le teste calde avevano picchiato e rapinato anche la fidanzata del ragazzo ferito gravemente dalla lama e poi un altro amico intervenuto in difesa della coppia. Scene di ordinaria follia con i violenti in fuga, i tre invece a terra e insanguinati senza essere soccorsi da nessuno, neanche dalla sicurezza. I fatti, ricostruiti dai carabinieri di Ladispoli, risalgono alla notte del 20 febbraio 2016. In pochi giorni gli autori del pestaggio vennero individuati dai militari e denunciati.

Aprile è però anche il mese Parentopoli. Il processo era stato rinviato al 17 aprile per un difetto di notifica. Fissata l’udienza dal gip Giuseppe Coniglio per stabilire se politici, imprenditori ed impiegati comunali del litorale nord dovevano essere rinviati a giudizio nell’ambito dell’inchiesta relativa ad appalti pilotati legati alla coop Casa Comune 2000. Elenco corposo composto da 16 persone, tra cui anche politici di primo piano (ex sindaci del litorale nord). Tutti dovranno rispondere, a vario titolo, di reati che vanno dall’abuso d’ufficio, alla turbativa d’asta, passando per la corruzione per atti d’ufficio. Gli amministratori secondo i magistrati avrebbero affidato dei servizi alla coop in cambio di assunzioni di parenti e amici.

E infine rischia il rinvio anche il procedimento (previsto i primi di maggio) relativo al Piano di Salvamento 2018 previsti sulla costa di Ladispoli realizzato con 26 bagnini collocati sulle torrette di avvistamento. Indagini della Capitaneria di porto sfociate poi nell’avviso di garanzia inviato dai magistrati a 7 persone, tra cui un esponente dell’attuale amministrazione comunale, un dirigente del Demanio, un responsabile dell’Assobalneari, un altro funzionario comunale e tre imprenditori. Tutti dovranno difendersi a vario titolo per “turbativa d’asta” e “gestione illecita di rifiuti” perché la Procura ritiene che ci siano state varie “promesse” in alcuni riunioni per l’aggiudicazione dell’affidamento in convenzione dei servizi sulla costa di una società piuttosto che di altre. Accuse sempre respinte dagli indagati che al contrario hanno ribadito come il piano avesse portato ad effettuare oltre 100 interventi, alcuni dei quali provvidenziali nel salvare vite umane.