Elezioni Europee, chi è il leader di “Libertà” Cateno De Luca?

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Nel 2020 da sindaco di Messina ordinava l’astinenza sessuale e “schierava il suo esercito” per respingere chi arrivava con i traghetti.

Quale concetto di “libertà” può avere chi solo tre anni e mezzo fa voleva effettuare respingimenti fisici alla “frontiera” regionale e introdursi tramite decreto nelle case e nelle camere da letto delle persone?

di Andrea Macciò

 “Non sono consentiti baci, non sono consentiti abbracci. Non è consentito fare altro. Guai a chi viola l’ordine dell’astinenza”.

A parlare così non è un padre inquisitore del Seicento, ma l’ex sindaco di Messina, leader del movimento autonomista “Sud chiama Nord” e oggi sindaco di Taormina Cateno De Luca, illustrando con una diretta Facebook nel 2020 una delle tante “ordinanze Covid” più restrittive e teatrali persino dei Dpcm dell’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte.

Cateno De Luca è una vecchia conoscenza della politica italiana. Nato nel 1972, è in politica dal 1990, quando a soli 18 anni fu eletto consigliere comunale nella Democrazia Cristiana.

La sua carriera prosegue all’ombra degli eredi dello scudo crociato nell’ambito del centrodestra: il Ccd di Pierferdinando Casini. Nel 2006 De Luca viene eletto all’Ars, l’assemblea regionale siciliana, con il Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo, anche lui ex democristiano ed ex Ccd, che si proponeva di portare avanti le istanze autonomiste della regione Sicilia. La carriera politica di De Luca, detto “Scateno” prosegue tra velleità autonomiste isolane, cambi di schieramento tra centrodestra (nel 2019 si presentò alle europee nelle liste di Forza Italia) e centrosinistra (nell’Ars eletta nel 2022 De Luca è di fatto alleato con il Movimento 5 Stelle e il Pd, con il quale sembra avesse tentato un accordo per la tornata di Giugno 2024), arresti e inchieste giudiziarie concluse con assoluzione o prescrizione (una nel 2011 e una nel 2017, e attualmente risulta dal Novembre 2022 indagato dalla procura di Messina per il reato ambientale di omessa bonifica) e performance teatrali, come quando si presentò nudo in assemblea regionale per portare all’attenzione della stampa le sue controversie legali.

Un esperto navigatore della politica isolana, a suo agio dentro “il sistema” dal 1990: De Luca tutto appare meno che un “dissidente” o un uomo di rottura con certe consuetudini.

Per l’occasione delle europee, Cateno De Luca ha messo insieme molti nomi noti al grande pubblico degli elettori in una lista che si presenterà alle elezioni europee e che dovrebbe chiamarsi “Libertà”.

Sembra un ossimoro, visto quanto decretava lo stesso Cateno De Luca solo tre anni e mezzo fa dal suo scranno di sindaco della porta della Sicilia, Messina. Tra i nomi reclutati da De Luca, l’ex ministro leghista della giustizia Roberto Castelli, che presiedeva il dicastero di Via Arenula ai tempi del G8 di Genova e che al tempo sostenne di non aver notato difetti nell’operato delle forze dell’ordine presso la Caserma di Bolzaneto, Laura Castelli, ex 5 Stelle nota per aver coniato il concetto di “spese immorali” a proposito del reddito di cittadinanza, Sergio De Caprio, alias “Il Capitano Ultimo”, l’avvocato ex berlusconiano, poi vicino ai Cinque Stelle, Carlo Taormina, l’ex sindaco di Amatrice e allenatore del Trastevere Sergio Pirozzi, in rotta con la destra di governo dal 2018 quando la sua candidatura portò indirettamente alla vittoria in regione il centrosinistra di Nicola Zingaretti.

Con Roberto Castelli l’ex sindaco di Messina strizza l’occhio all’anima nordista e federalista dell’ex Lega Nord, ormai diventata con la gestione di Salvini un movimento di destra nazionalista senza più alcun riferimento alle autonomie locali.

L’aspetto più significativo è però il serrato corteggiamento di Cateno De Luca verso i movimenti del cosiddetto “dissenso”: un accordo sembra fosse già pronto con Indipendenza” di Gianni Alemanno e con Democrazia Sovrana e Popolare” di Marco Rizzo e Francesco Toscano. Due soggetti politici che dal novembre 2023 sembrano marciare uniti, con l’obbiettivo di realizzare il sogno del suocero di Alemanno Pino Rauti: una “destra di sinistra” nazionalista e ultraconservatrice sui temi etico-sociali, e nello stesso tempo antiliberista e statalista sui temi economici.

L’accordo con questi gruppi al momento pare saltato: Alemanno rimprovera a Cateno De Luca una scarsa determinazione nel perseguire l’obbiettivo dell’uscita dalla Ue e della lotta al “neoliberismo”. Quanto all’accordo con Democrazia Sovrana e Popolare, non è chiarissima la motivazione della rottura avvenuta alcuni giorni fa. A quanto trapela da alcune testate locali, sarebbero questioni relative alla grafica del simbolo e alle candidature, oltre che un certo malumore della base elettorale di Dsp per “l’uomo dei droni” di Messina.

Sembra invece essere definitivo l’accordo tra Cateno De Luca e altri movimenti figli della stagione del “dissenso”: la lista “Insieme Liberi” figlia del cartello elettorale che con la candidata Giorgia Tripoli sfiorò il 4% alle elezioni friulane, alleata anche con Il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi (uno dei tanti soggetti che si scoprono “dissidenti” in prossimità della tornate elettorali) e della quale fa parte anche Ugo Rossi, il consigliere comunale di Trieste noto per le sue battaglie contro il green pass, e il Movimento per l’Italexit che sta cercando di portare avanti le istanze del partito abbandonato dal fondatore Gianluigi Paragone.

Quale sarebbe il collante che unisce un post-democristiano, un “leghista del Sud” con ambizioni di leader meridionalista, con gruppi politici come Indipendenza e Dsp che si propongono di realizzare una sintesi tra le istanze della destra e della sinistra più radicali, o con movimenti eredi della stagione delle manifestazioni contro il green pass, come “Insieme Liberi” o con i movimenti antieuropeisti?

Politicamente, nessuno.

Il collante è solo la necessità di raggiungere lo sbarramento del 4% e di evitare la raccolta delle firme alleandosi con un “brand” politico esentato dalla stessa, come quello di Cateno De Luca.

La domanda che è legittimo porsi a quale gruppo del Parlamento Europeo aderirebbero gli eletti della lista Libertà: Al Ppe? A Identità e Democrazia? Agli autonomisti di European Free Alliance? Ai non iscritti?

Chi, in prossimità di una tornata elettorale, non affermerebbe di essere un fautore della “libertà”? 

Solo due anni fa Alessio d’Amato, uno dei più accesi sostenitori delle restrizioni “sanitarie” del 2020-2021, dalla mascherina in spiaggia alla proposta di far pagare le cure ai non vaccinati, si candidava come presidente della regione Lazio per il centrosinistra, senza più fare alcun cenno a quella stagione nella sua campagna elettorale. Sulla rimozione collettiva del 2020 sembra essere basata anche la candidatura di Cateno De Luca.

Nel 2020, da sindaco di Messina, Cateno De Luca si è distinto per essere stato uno dei più accesi sostenitori del lockdown.

 

Nel marzo-aprile 2020 De Luca, ritenendo troppo blando il lockdown nazionale di Giuseppe Conte e troppo “morbide” le restrizioni alla circolazione delle persone, annuncia di voler “schierare il suo esercito” per difendere i confini siciliani e si reca personalmente al porto di Messina per respingere le persone in arrivo con i traghetti. Ricordiamo che si trattava di viaggiatori che erano in possesso della famosa “autocertificazione” e che avevano superato gli allora stringentissimi controlli delle forze dell’ordine nazionali. Il sindaco di Messina, non pago di questa attività, obbligò anche chi sbarcava nella sua città a registrarsi digitalmente in maniera preventiva sul suo portale.

Se oggi “Sud chiama Nord” allora Cateno De Luca cavalcava in maniera populista quella “fobia del nord” che pervase l’Italia nella primavera-estate 2020: la ruota della “caccia all’untore” dopo i cinesi aveva puntano sugli italiani delle regioni settentrionali e in particolare sui lombardi.

Assieme al governatore lombardo Fontana è stato nell’Ottobre 2020 tra i primi a decretare l’obbligo di “coprifuoco” serale per limitare gli “spostamenti non essenziali” del weekend.

L’uscita più nota di Cateno De Luca è stata tuttavia la già citata diretta Facebook, condotta con mascherina brandizzata con i colori sociali della locale squadra di calcio e della città, nella quale annunciava l’obbligo per tutti i residenti nel comune di Messina di osservare la pratica dell’astinenza sessuale fino al termine dell’emergenza sanitaria e di rispettare il “metro di distanza” anche nelle case private e “a letto”.

“Per ora la pesca romantica non è consentita (……) Anche da questo punto si va a pescare da soli. E anche a casa attenti. Bisogna stare a un metro di distanza anche a letto visto che il mio sosia non ha avuto il coraggio di dirvelo ve lo dico io. Fino al 31 ottobre astinenza” (fonte: pagina Fb Cateno De Luca, 2020)

Dichiarazioni che potrebbero far sorridere lette ora. In realtà, i Dpcm sul “distanziamento sociale” contenevano implicitamente il divieto di rapporti sessuali tra persone non conviventi e di contatto fisico con chiunque non fosse tale (Conte lo illustrò ampiamento nel suo discorso sugli “affetti stabili” di aprile 2020) e “Scateno” De Luca non ha fatto che usare la sua vena teatrale per interpretare queste disposizioni e metterle nero su bianco. La data si riferisce a quella che allora era la fine dello stato di emergenza.

Si tratta di un tema nel quale la morbosità del potere politico e medico ha dato il peggio di sé: basta ricordare che l’attuale senatore Pd Crisanti si mostrava preoccupato nel 2020 che la gente si “toccasse” nel chiuso delle abitazioni private, e che nell’estate 2021 uno dei volti noti della “virologia” da talk show come Fabrizio Pregliasco dettava le regole per i flirt estivi: solo mano nella mano, almeno fino alla terza dose.

Sarebbe ora di iniziare a prendere sul serio queste disposizioni e chi le sostenne: si tratta di norme che hanno sancito in maniera inequivocabile che in caso di “emergenza” il potere, anche quello locale, non ha limiti, non ha con l’ordinamento attuale alcun limite nel condizionare la vita, la libertà e la dignità dei cittadini, ed è potenzialmente autorizzato a intromettersi nelle loro case, nelle loro relazioni personali e affettive, nella loro intimità.

A differenza dei dissidenti “post-grillini” di Alternativa, Cateno De Luca ha appoggiato anche il green pass e l’obbligo vaccinale, tanto che in una trasmissione televisiva si rese protagonista di una discussione con il giornalista Mario Giordano, che accusava di scarsa fiducia nei vaccini e nella scienza.

Nell’inverno 2022, i primi segnali di marcia indietro: Cateno De Luca contesta l’ordinanza del governatore regionale Musumeci sull’obbligo di “super green pass” per accedere via traghetto o aereo alla Regione Sicilia.

Dal divieto di “pesca romantica” De Luca sembra essere passato alla “pesca politica” anche tra movimenti e partiti lontanissimi dalla sua storia post-democristiana e meridionalista con il solo obbiettivo di raggiungere il 4%.

Qualcuno potrebbe chiedersi perché ricordare oggi queste vicende.

Il motivo è che la classe politica e dirigente italiana ha fatto cadere l’oblio sul periodo dello “stato di emergenza sanitario” e sulle disposizioni nello stesso tempo feroci e surreali che impose ai cittadini in quella fase.

Uno dei doveri di una corretta informazione sarebbe quello di ricordarle, e di chiedersi che concetto di “libertà” possa avere chi solo tre anni e mezzo fa voleva effettuare respingimenti fisici alla “frontiera” regionale e introdursi tramite decreto nelle case e nelle camere da letto delle persone, e quale credibilità possano avere sedicenti movimenti “antisistema” che con complessi ragionamenti di realpolitik giustificano il loro dialogo con quello che è stato uno dei più tenaci assertori del lockdown e della cancellazione di ogni diritto delle persone e dei cittadini in nome di un presunto “bene comune”.