Intervista a Danilo Calvani, ex leader dei forconi ed ora a capo della rivolta degli agricoltori

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di Sonia Cassani

 La protesta degli agricoltori tedeschi è stata scatenata dall’aumento dell’Iva sul lavoro agricolo, dal 7 al 19%. C’è stata una causa scatenante anche per la protesta italiana?
È sotto gli occhi di tutti, le linee guida del Green Deal e l’obiettivo di raggiungere le net zero emissions entro il 2050 sono in realtà un modo edulcorato per dire che ci vogliono rendere sconveniente coltivare ed allevare. I sindacati di categoria, ci tengo a precisare sono complici, nessuno di loro è dalla parte degli agricoltori.

Tra le motivazioni della protesta italiana si è molto parlato del contrasto alle “direttive green” della Ue. Ci può riassumere contro quali direttive di preciso state protestando, e perché danneggiano l’agricoltura italiana?

La nature restoration law, approvata a Luglio, vorrebbe portare al 20%  la superficie terrestre e marina non coltivabile e non utilizzabile, questo solo nell’UE. Vedrebbe anche un cieco che vogliono far fallire il settore interno e renderci dipendenti da produzioni estere, peraltro con meno controlli e qualitativamente inferiori rispetto a quelli autoctoni.

Secondo lei ci sono dei poteri economico-politici che hanno interesse a far si che in Europa si produca sempre di meno, e che progressivamente gli stati europei siano costretti a importare le materie prime e anche il cibo?

Noi abbiamo investito per i nostri macchinari e ci pagano per non coltivare il grano, ad esempio. l’Ucraina in UE comporterà una ripartizione dei sussidi a grandissimi  aziende di là, tali per cui nessuno  di noi dovrebbe più riuscire ad essere competitivo. Chi c’è dietro? I governi e le sovrastrutture dirigistiche sovranazionali d’accordo con le multinazionali, ovviamente.

Lei è stato tra gli animatori del “movimento dei Forconi” e del “Coordinamento 9 Dicembre” tra il 2013 e il 2016. Oggi, dopo il fallimento del MoVimento 5 Stelle, c’è ancora spazio per una protesta che allora si definiva “anti-politica” sotto il segno di “tutti a casa, poi si vedrà”? Da CRA può nascere un movimento nazionale?

Tutti noi non vogliamo che la politica, come l’ altra volta fece,  metta il cappello al malcontento degli agricoltori . Chiunque abbia a cuore il nostro futuro come paese sovrano a casa propria, dovrebbe essere dalla nostra parte.

Nel 2021 Stefano Puzzer, già leader della protesta “no pass” di Trieste, postava alcuni video da una pagina legata al “Coordinamento 9 Dicembre”. La pagina era legata al vostro movimento? Quale sono stati i suoi rapporti con Stefano Puzzer?

Apparvero online moltissime pagine chiamate ” 9 Dicembre” totalmente fuori dal mio controllo. Ho conosciuto fisicamente Stefano Puzzer da poco ed è assolutamente allineato alle nostre richieste, lo reputo  una bravissima persona.

Il governo in carica ha presentato un “piano pandemico” che ricalca le politiche di chiusura e obblighi sanitari di Conte e Draghi. Il vostro movimento ha una posizione chiara oggi su questi temi? Sareste pronti a mobilitarvi contro nuove “misure” di questo tipo?

Sono contro al green pass e tutte quelle ridicolaggini delle ”misure”, da cui mi dissocio, ma il tutto va inserito in un contesto in cui il governo di allora credeva che fossimo alle prese con una pericolosa pandemia. Pronunciarmi sul futuro non è mia competenza.

Tra i punti programmatici della protesta c’è anche il ritorno al “sovranismo balneare”. Lei è d’accordo con la proposta del governo di mettere a gara le spiagge libere, per applicare la Bolkenstein confermando però tutte le concessioni esistenti, o pensa che vada salvaguardato il diritto al libero accesso al mare per tutti i cittadini?

La Bolkenstein di fatto è dare in concessione le spiagge a multinazionali straniere. È prioritario per chiunque abbia figli, o anche no, rivendicare la prelazione di chi sempre le ha gestite. È giusto avere spiagge libere per chi non vuole spendere per sedersi sul litorale, ma è ancora più giusto che non entrino gli stessi che ci vogliono spossessare dei nostri prodotti tipici, del nostro cibo e della nostra terra, facendoci mangiare insetti e carne di laboratorio. Non vogliamo più essere una colonia e non vogliamo esserlo di più.

Nel 2013 il suo arrivo in Piazza De Ferrari a Genova con la “famosa” Jaguar fu per molti uno dei motivi della perdita di credibilità della protesta del “Coordinamento 9 Dicembre” Oggi rifarebbe quella scelta?

Come sempre la maggior parte dei giornalisti si dimostrò in malafede o disinformato. La Jaguar mi venne prestata a Massa Carrara da un estimatore dei cosiddetti forconi, non era mia. Addirittura era sotto pignoramento perché non so a cosa non avesse ottemperato il proprietario, di cui non ricordo nemmeno il nome. Il “movimento dei Forconi”, che già allora era CRA, e venne ribattezzato così dai detrattori venne fatto fallire da qualcuno in Sicilia che ci vendette alla politica ed a cui la cessione ha fruttato, mi creda, assai bene.

Fonte: Fiorenza Oggi