LE VARIE FORME DEL LUTTO

0
413

Il lutto viene definito come uno “stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo che ha fatto parte dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento sociale e simili” (Dizionario di Psicologia, U. Galimberti, 1999 ed. Garzanti). In questa definizione emergono:

1- perdita: una persona prima aveva un qualcosa poi non ce l’ha più;                                  2- oggetto esterno: persona (morte di una persona cara fino, la rottura di una relazione), luogo (trasferimento, trasloco), lavoro (licenziamento o pensionamento);                           3- oggetto interno: salute (diagnosi di una grave malattia), ruolo e/o immagine sociale (licenziamento o pensionamento), stadio evolutivo (per esempio la pubertà quando la bambina si rende conte che il proprio corpo è cambiato oppure quando un figlio adulto, in presenza di una malattia invalidante del genitore, diventa “genitore del proprio genitore”). Ciò che emerge dopo l’esperienza di perdita è il dolore. La prima a studiare il lutto è stata Elisabeth Kubler- Ross che ha evidenziato ben 5 fasi:

1- la negazione, immediatamente successiva all’evento di perdita: la persona parla come se non fosse successo nulla;                                                                                             2- il patteggiamento, che si esprime con il desiderio di ritornare indietro “farei di tutto per…”; la perdita c’è ma non ancora accettata;                                                                    3- rabbia: emerge quando la persona diventa veramente cosciente della realtà e si rende conto che non si può tornare indietro; la rabbia può essere verso la persona deceduta, verso altri o verso un’entità superiore oppure rivolta verso se stessi;                                    4- la depressione: in questa fase, che porta all’elaborazione del lutto, la persona dimostra un normale anche se forte abbassamento del tono dell’umore dato da senso di perdita, abbandono, tristezza, paura per il futuro. Questa fase è, paradossalmente, la più congrua e se ben elaborata, porta all’accettazione dell’evento luttuoso (5° fase) in cui la persona inizia a riprendere in mano la sua vita e a pensare al futuro (anche se immediato) accettando la realtà.

Queste sono le 5 fasi che, nella vita quotidiana, possono manifestarsi in modo diverso: alcune fasi arrivano prima o si sovrappongono alle altre, alcune fasi vengono bloccate, ecc. L’esperienza del lutto, inoltre, si può esprimere con disagi diversi. Alcune persone sono consapevoli della perdita e, anche se con difficoltà, vogliono viverla per poi andare avanti; altri non vogliono parlare di depressione da lutto e, magari, somatizzano con mal di testa continui, disturbi gastrointestinali, insonnia oppure raccontano di pensieri ossessivi o comportamenti ritualizzati, aggressività verso gli altri e/o verso se stesse, ecc. (alla domanda “da quanto tempo accade questo?” “da circa….” e il lutto è avvenuto poco prima).

Capita spesso, anche, che le persone consapevoli di essere in lutto abbiano quasi il timore di stare bene e si sentano in colpa con la persona persa (ciò succede anche dopo molti anni). Ogni individuo esprime i suoi disagi e dolori in modo personale, rispecchiando la sua personalità e modo di vivere. Ognuno ha paura del dolore o cerca di evitarlo ad ogni costo…alle volte, però, si fa più fatica ad allontanare il dolore che ad elaborarlo.

vulvodinia
Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta