Ladispoli, la palude non protetta

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Mareggiate, degrado e poi il solito progetto del distributore.

Che siano pezzi dell’ex Zelio Beach, stabilimento prima sequestrato e poi demolito dopo un’ordinanza del tribunale di Civitavecchia, non sembrano esserci dubbi. Oltre alle spiagge divorate, sono state le forti mareggiate a far riaffiorare il degrado sotto alla sabbia di fronte alla palude di Torre Flavia, uno dei luoghi più gettonati del litorale dal punto di vista turistico e ambientale.

Lamiere, ferraglie, blocchi di cemento e qualcuno ha segnalato pure la presenza di amianto. Comunque eternit o no, parliamo di rifiuti e materiali pericolosi nell’oasi protetta. Cittadini e associazioni non hanno affatto digerito la presenza di questa montagna di sporcizia: un pessimo biglietto da visita per chi viene a farsi una bella passeggiata sulla sabbia e nei pressi di uno dei luoghi più suggestivi del litorale.

«La recente mareggiata ha riportato alla luce non un’antica villa romana, bensì i resti dell’antico stabilimento che hanno fatto chiudere perché abusivo. Invece di ripulirlo, lo hanno sotterrato. Si trova di tutto, lamiere ed eternit, nella nostra preziosa palude e c’è ancora il pavimento», è il duro sfogo di Simona. Molto incisivo il commento di Marevivo Lazio. «Un’altra occasione persa per le amministrazioni coinvolte in questa vicenda a Campo di Mare – sostiene la referente del litorale, Rita Paone – mentre siamo ancora in attesa del ripristino della duna trasformata in parcheggio al servizio di un  concerto in spiaggia. Le associazioni di volontariato non possono sopperire a queste mancanze, eppure il mare sembra rappresentare l’attrattiva maggiore per il turismo a Cerveteri».

L’oasi, come ben noto, è gestita da Corrado Battisti per conto di Città Metropolitana. «Nessun problema – racconta – stiamo provvedendo noi a rimuovere tutti i detriti che evidentemente erano sotto la sabbia e il mare ha fatto ritrovare. C’erano dei chiodi sparpagliati qua e là ma tutto è stato sistemato per il meglio».

Quel che preoccupa pure è il fenomeno erosivo. Le onde hanno quasi raggiunto l’acqua paludosa e ciò potrebbe mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’avifauna migratoria senza le barriere protettive. ll mare ha creato danni alla palude stessa sfondando il “muro” e causando la morìa di alcune scardole. Non tantissime, ma quanto basta per capire che alle prossime giornate di maltempo la situazione potrebbe davvero precipitare. «L’unica cosa che possiamo fare ora – spiega il responsabile, Corrado Battisti – è introdurre, con l’acquedotto del Consorzio di Bonifica, dell’acqua dolce, ma essendo compromessa la duna, l’acqua del mare potrà continuare a entrare nei canali e l’acqua dolce a uscire».

Per Battisti è necessario procedere con la realizzazione di barriere soffolte. Dulcis in fundo tiene banco la vicenda del distributore di benzina che dovrebbe sorgere a nord dell’area. «La Regione ha detto che i documenti presentati dai promotori del progetto non vanno bene e ha chiesto ulteriore documentazione. Noi, contestualmente abbiamo mandato una relazione contraria».