Venerdì 20 e mercoledì 25 ottobre sarà presentato a Roma, rispettivamente a Tor Bella Monaca, presso la libreria “Le Torri” (ingresso libero), e al Senato nella Sala Caduta di Nassirya, il saggio inchiesta “La scomunica della cupola”.
Un saggio-inchiesta che analizza, attraverso una lente giornalistica, antropologica e culturale, come la criminalità organizzata abbia utilizzato gesti e simbologie religiose per conferire falsa legittimità e ingannevole autorevolezza alle proprie azioni e al proprio potere. Realizzato dai giornalisti Fabio Beretta e Damiano Mattana, il volume raccoglie le voci di chi lotta in prima linea, difendendo i valori ecclesiastici e quelli costituzionali: agenti di polizia, questori, parroci, ma anche vescovi e cardinali, raggiunti nei territori in cui lo Stato sta combattendo le sue battaglie più importanti.
Roma – Se esiste un luogo sulla terra che più di tutti avvicina l’uomo al Cielo è sicuramente la cupola di San Pietro. I suoi marmi decorati, sormontati da una croce che sfiora la volta celeste, porta chiunque giunga a Roma ad alzare lo sguardo verso l’alto. Di cupola, però, ne esiste un’altra. Diversa, forse persino più grande ma priva di mura e di bellezza. E che, soprattutto, obbliga gli uomini a tenere gli occhi rivolti in basso, lontani dalla luce.
Senza forma né dimensione, la cupola nata nel seno del Mezzogiorno italiano non allarga il cuore o la mente, ma stritola, come fa un serpente, in un abbraccio di violenza, paura e morte. Un messaggio in totale contrapposizione a quello che l’opera dell’ingegno di Michelangelo partorì oltre cinque secoli fa. È una cupola edificata da un crimine inumano che si arroga il diritto di professare la medesima fede, intaccandone e stravolgendone, al contempo, i pilastri che la sorreggono. Perché sì, anche i mafiosi si dicono religiosi. Ma la mafia, da sempre denominata “anti-Stato”, è anche “anti-Chiesa”.
Palermo, Foggia, Reggio Calabria: realtà diverse, ognuna complicata e con migliaia di sfaccettature, toccate con mano. Il volume analizza come la mafia strumentalizzi riti, preghiere e ogni aspetto del cattolicesimo per legittimare il proprio operato.
Il volume, costituito di cinque capitoli, affronta il tema attraverso due distinte prospettive. Nella prima si analizza la questione da un punto di vista storico-antropologico, dall’Unità d’Italia fino alla guerra di mafia degli anni Ottanta, tra riti di affiliazione e silenzio o azione della Chiesa nelle zone del Sud. La seconda si inoltra nella contemporaneità vera e propria, analizzando, tra gli altri, i fenomeni degli inchini da un punto di vista mediatico e dei testi ecclesiastici, fino alla scomunica pronunciata da Papa Francesco. L’obiettivo del testo è dimostrare, nonostante tutto, l’inconciliabilità concettuale, oltre che spirituale, tra Vangelo e operato criminale.