Il trauma è un evento che cambia la vita della persona poiché è un evento insopportabile, intollerabile, sconvolgente che provoca reazioni e sensazioni di paura, impotenza e terrore.
Il trauma può essere diretto, quando è la persona stessa che subisce l’evento (una persona che viene violentata), oppure indiretto quando la persona assiste all’evento subito da un’altra persona (una persona assiste ad una violenza sessuale); infine il trauma può chiamarsi reiterato, se viene ripetuto nel tempo.
Un’altra caratteristica importante del trauma è che i suoi effetti comportamentali ed emotivi ricadono anche sulla famiglia e gli amici della vittima, coinvolgendone gli elementi. Immaginiamo una persona che ha subito una violenza sessuale: il suo ritiro sociale e comportamentale, le sue reazioni d’ira o i suoi viraggi d’umore improvvisi, coinvolgono e ricadono sui famigliari più stretti e sugli amici.
Lo studio del trauma e dei suoi effetti è iniziato con i reduci della guerra del Vietnam. È facile immaginare che chi vive o assiste a degli eventi catastrofici ne porti delle conseguenze. Con il tempo si è evidenziato che molte sono le persone con esperienze traumatiche anche se l’evento non è considerato (statisticamente) catastrofico, ma quasi banale. Infatti, con il tempo si è ampliato il significato di trauma e oltre al concetto classico di trauma (terremoti, violenze sessuali, incidenti stradali, ecc.) che chiameremo “trauma con la T maiuscola”, si è evidenziato un altro tipo di trauma (che chiameremo trauma con la “t minuscola”), in cui rientrano gli eventi considerati poco rilevanti ma che per quella persona hanno avuto un significato tale da cambiargli la vita come, per esempio, uno spavento, uno scippo, una delusione amorosa o amicale.
Qualsiasi sia la forma di trauma (T o t), si verifica un cortocircuito cerebrale: da una parte la vittima cerca di fare di tutto per proseguire la sua vita di prima, cercando di eliminare dalla mente l’evento (diniego) e di andare oltre “come se non fosse successo niente”; per contro, un’altra parte del cervello (stimolato dalle circostanze) ogni tanto fa uscire brevi ricordi, sensazione, emozioni legati all’evento stesso. Per fare entrambe le cose, è necessaria tantissima energia perché bisogna sia far tacere il ricordo (che non tacerà mai!) sia per far finta che non sia successo nulla. Ed ecco che emergono le reazioni Post Traumatiche, nelle loro varie forme.
In tutto questo, l’evento traumatico diventa come un cubetto di ghiaccio che quando riaffiora (anche dopo 20 anni) è completamente uguale nelle sue sfumature emotive e comportamentali all’originale. Io vorrei porre l’attenzione sui tutti i traumi ma, soprattutto, su quelli con la “t minuscola”, in particolare, se reiterati. Sono eventi da non trascurare: molte sono le persone adulte che descrivono il loro malessere ricordando, come se fosse ora, quando il loro genitori litigavano sempre (trauma reiterato) oppure ricordano e rievocano come sono stati male quando il loro primo amore li ha lasciati.
Le conseguenze del trauma (T/t) possono essere moltissime:
1) per tenerlo a bada la persona può usare vari stili comportamentali (abuso di sostanze, disturbi alimentari, aggressività incontrollata, autolesionismo, ecc.);
2) a livello neurologico, aumentano i livelli ormonali del circuito stress con conseguente ipervigilanza.
Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta
Psicologa Giuridico-Forense
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