Il problema sanitario esiste ed è serio.
di Aldo Ercoli
Tanti, troppi, tagli economici alla sanità vi sono stati negli ultimi due decenni. Come si fa a negarlo? La chiusura di numerosi ospedali, specie di quelli più periferici, ha aggravato le condizioni nei pronti soccorso delle città. Il filtro a livello della medicina territoriale è stato ridicolo, con “case cura” vuote, veri templi senza fedeli – malati. Una rete con grosse falle.
Che rapporto c’è stato, e tuttora permane, tra medici ospedalieri e quelli di famiglia? E’ importante potenziare gli organici senza però trascurare il giusto rapporto tra ospedale e territorio . Faccio parte di quelle generazioni in cui, negli anni 80 – 90 fino ai primi del 2000 il medico di base era coinvolto, spesso come semplice spettatore – auditore, ad incontri quasi settimanali in incontri scientifici con colleghi specialisti che operavano in strutture universitarie – ospedaliere. Chi scrive non solo vi ha partecipato ma anche promosso in prima persona a diverse centinaia. Spesso anche come relatore specializzato o come moderatore. Noi medici di allora ci scambiavamo esperienze, si riportavano casi clinici giunti alle nostre osservazioni ci si confrontava, con rispetto reciproco, seguendo un aggiornamento scientifico pratico a tutto beneficio della collettività.
Dagli ultimi due decenni non è più cosi. Ognuno, nel suo studio medico territoriale, va per conto suo. Si conoscono appena i colleghi della cordata della “Medicina di gruppo”. L’errore più grave della riforma sanitaria è stata l’abolizione del merito. Il medico di famiglia nasce e muore (ossia va in pensione) con la stessa qualifica. Cambia solo il numero dei mutuati. Sei laureato in medicina?Non mi importa il tuo curriculum sei uguale a tutti gli altri. Tutti livellati, verso il basso, tutti uguali. La meritocrazia è diventata una parolaccia reazionaria, discriminatoria. Questa è l’assurdità.
Ricordo che negli anni 90 raggiunsi l’incredibile numero di 2.200 assistiti. E nessuno si lamentava o mi abbandonava perché oltre a visitare, dal lunedì al venerdì, 4 ore la mattina e 3 il pomeriggio a studio, eseguivo tutte le visite domiciliari necessarie. Il SSN (Servizio Sanitario Nazionale) mi impose di cancellare ben 700 assistiti per rientrare nella normativa del massimale dei 1500. Certo che l’ho dovuto fare, altrimenti mi avrebbero impedito di lavorare. Provate a pensare quanto mi hanno odiato tutti i pazienti che ho dovuto, forzatamente, mandare via. Ed erano quelli che volevo di meno, che di rado venivano a farsi visitare a studio. Mi chiedo. Non sarebbe stato meglio che mi fossero affidati uno – due giovani medici (ho insegnato per 8 anni nei corsi di formazione per i medici di base) per poter continuare a vigilare su tutti? Ma era una bestemmia solo pensarlo , perché siamo tutti uguali, uno vale uno. Nessuna gerarchia meritocratici era permesso a livello territoriale.
Eppure in Ospedale e all’Università c’è sempre stato:primario, vice primario, assistenti strutturati, medici volontari. Tutto ciò ha livellato in basso il rapporto fiduciario esistente tra medico e paziente. Un vero peccato perché ci si poteva comportare diversamente, secondo un criterio meritocratico, non su basi politiche o raccomandazioni clientelari Il merito veniva su, saliva dal basso, non dall’alto, ossia dagli stessi cittadini assistiti del Sistema Sanitario Nazionale.
Quanto è cambiato il medico di famiglia dagli anni 70 ad oggi? Una cifra! Allora, come oggi, ci sono sempre stato quelli più bravi, più studiosi, più disponibili. Siamo però, pur in vita, sottoposti alla “livella di Totò”. Si entra e si va in pensione (quando purtroppo non si muore prima), sempre alla stessa maniera: tutti eguali, con il “6 politico”, come “santo 68” recitava. Un vero peccato ripeto, perché la sanità territoriale poteva intraprendere un altro percorso. Oggi, a parte i medici che lavorano nella stessa cooperativa di gruppo, non ci si conosce più, nemmeno con chi opera sul territorio. Tranne rare eccezioni. Figuriamoci se c’è un rapporto con i colleghi ospedalieri – universitari.