SITO UNESCO DI CERVETERI: IL 2 LUGLIO SI RIVISITA L’ IMPORTANTE AREA ARCHEOLOGICA DEL LAGHETTO

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di Arnaldo Gioacchini

Domenica 2 luglio grazie all’ottima sinergia ed alla proficua collaborazione messa in campo fra la Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale, il Gruppo Archeologico del Territorio Cerite (GATC-onlus) e l’Amministrazione Comunale di Cerveteri, dalle ore 10,00 in poi  sarà possibile visitare di nuovo, a titolo assolutamente gratuito, i 7.000 metri quadri della molto importante e bella zona archeologica del “Laghetto” che, in uno spazio molto contenuto, racchiude ben 500 tombe di tutta la tipologia etrusca ad iniziare addirittura dall’VIII secolo a.C. per finire al II sempre a.C.  

Area del Laghetto che è nel lato est del pianoro della Banditaccia Sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità. La denominazione di “Laghetto” è data, a questa interessantissima realtà di archeologia sepolcrale etrusca, semplicemente da un “lascito” di un piccolo lago formato da acque sorgive e di impluvio già esistente al tempo dei Rasenna (Etruschi) di Caisra (Cerveteri), i quali , da grandi esperti di idraulica, al fine di tenerne le acque sempre regimentate avevano scavato un condotto di deflusso semisotterraneo passante sotto la suddetta necropoli e scaricante in quello che, attualmente, è chiamato fosso del Manganello il quale sicuramente in epoca etrusca aveva ben altra portata e di cui i fiancheggianti costoni rocciosi, in mezzo a cui ancora scorre, non erano collassati più di tanto come poi accaduto successivamente. Piccolo lago che poi fu riempito con le risulte di terra provenienti dagli scavi archeologici effettuati alla Banditaccia sotto la guida dall’ing. Raniero Mengarelli nei primi decenni del 1900. Area del Laghetto indagata a fondo pure dalla Fondazione Lerici negli anni ’60 del secolo scorso. Vi è da dire che in epoca etrusca questa zona, parallelamente all’uso sepolcrale, veniva anche utilizzata come cava di tufo come è ben visibile ancora oggi, per cui, accanto alle varie tombe, si vedono pure i tagli  effettuati per l’asportazione del suddetto materiale; in questo caso, datosi sempre l’estremo rispetto degli Etruschi per i loro defunti, ove fossero necessari inevitabili spostamenti di resti umani, questi, con tutte le attenzioni possibili, venivano deposti in specifici viciniori pocula (ossuari). L’impegno sistematico, sempre sotto l’occhio esperto ed attento della Soprintendenza, messo in campo dai 25 volontari specializzati del GATC per rendere fruibile ai visitatori, in sicurezza, tutta l’area si è protratto per circa un anno (condizioni meteo permettendo) ed è stato coordinato, con grande scrupolo e perizia, da due persone particolarmente esperte: per la parte scientifica l’archeologo Stefano Giorgi e per quella operativa dal sig. Gianfranco Pasanisi. Come pure archeologo molto esperto è  Flavio Enei coordinatore scientifico del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite e direttore dell’unicum  museale di tutto il castello di Santa Severa. Molto ragguardevole è pure il fatto che alcune tombe del “Laghetto” fossero dipinte e che, a distanza di oltre 2.000 anni, le tracce di ciò sono ancora ben visibili a destare l’interesse e l’ammirazione dei visitatori del terzo millennio. Molta attenzione è stata posta anche nella tutela ambientale sia nel rispetto delle varie specie di piante che in quello di alcune pozze nelle quali, fra l’altro, ben convivono rane, rospi ed alcuni, sempre più rari, tritoni. L’area archeologica del “Laghetto”, che in questo caso si gioverà anche di un presidio del GATC il quale fornirà ai visitatori pure il relativo materiale informativo, si trova all’esterno del recinto della Banditaccia, 100 metri  dopo l’ingresso, in un declivio posto alla destra di un ampio slargo, contornato da alti e bei pini mediterranei, a metà strada del breve percorso che conduce a quella parte dell’affascinante Via degli Inferi  che è  fuori del recinto.