di Felicia Caggianelli
Si chiama Blue Whale.
È il nuovo gioco del momento. È vicino a Ladispoli e Cerveteri più di quanto non si pensi. A Fiumicino il primo caso eclatante, ma nella rete della Balena Blu ci sarebbero altri adolescenti della zona, attentamente seguiti dalle forze dell’ordine. Il nome è rassicurante ma di rassicurante non ha davvero niente. Lo hanno definito il gioco del suicidio e i bersagli sono gli adolescenti. Tutto inizia attraverso la curiosità della serie: vediamo di che si tratta questo nuovo gioco. Di lì si viene contattati da un curatore che ti propina diverse informazioni personali su di te, la tua famiglia, la via in cui abiti; intimandoti che se non giochi o se lo dici a qualcuno succederà qualcosa di brutto alla tua famiglia. Dal ricatto al girone perverso che scrive un finale drammatico è un attimo. Si entra in un turbinio di regole che bisogna non solo rispettare rigorosamente ma anche dimostrare con tanto di foto che testimoniano l’avvenuto rispetto di quanto richiesto. L’infausto ‘gioco‘ nato dalla mente malata di un soggetto in grado di manipolare la mente dei ragazzi portandoli a compiere gesti che inducono il dolore fisico e non solo, è nato in Russia e di lì si è diffuso a macchia d’olio. E mentre in Italia ci stiamo chiedendo se è vero o no, se esiste o meno, in sei mesi, si sono registrati casi hanno portato al suicidio oltre 130 adolescenti, riconducibili a Blue whale. In breve, si tratta di una sfida lunga 50 giorni. Il gioco, infatti, invita i partecipanti ad affrontare alcune prove come guardare film dell’orrore per un’intera giornata, disegnare una balena blu (blue whale, appunto) con un coltello, svegliarsi alle 04,20 del mattino. Sul caso sta indagando la commissione d’inchiesta russa al lavoro per tracciare una rete attraverso i contatti social dei ragazzi. Attualmente pare che le vittime appartenessero agli stessi gruppi on line e a famiglie “normali”, serene. Ed è proprio per il fatto che chiunque può venire a trovarsi in questo diabolico meccanismo, che abbiamo deciso di affrontare l’argomento. Proprio perché si tratta di un terribile gioco subdolo che si sta insinuando nella quotidianità dei ragazzi sfruttandone le debolezze e giorno dopo giorno, sfida dopo sfida ci si ritrova a dipendere dalla volontà di un tutor che segue il malcapitato dettando regole assurde che di sensato non hanno nulla se non ferite che lacerano il corpo e la psiche di chi ne resta intrappolato. Denunciare si può anzi si deve se non fosse per il fatto che il tutor arriva a ricattare il ragazzo con frasi del genere: se lo dici a qualcuno veniamo a prenderti; oppure sappiamo dove abiti veniamo a prendere i tuoi genitori e così via. In questa rete ci si aggroviglia sempre di più fino al tragico epilogo che porta i ragazzi al suicidio. Spesso ci ritroviamo spettatori impotenti di fronte a certi meccanismo che ci lasciano basiti proprio come sconcertati sono rimasti i genitori della giovane quindicenne di Fiumicino rimasta intrappolata nella rete di Blue Whale. Il racconto della madre all’agenzia di stampa AdnKronos lascia sgomenti. Lei convinta che a sua figlia non sarebbe mai potuto capitare. Eppure così non è stato. A far scattare l’allarme è stata un’amica della ragazza, comunicando alle forze dell’ordine che la quindicenne si sarebbe uccisa da lì a poco. Poggiare la testa sui binari del treno e attendere, ascoltando una macabra musica, che quest’ultimo sopraggiungesse: sarebbe dovuta morire in questo modo la giovane quindicenne, stando a quanto stabilito dal suo “curatore”. “Ho dovuto ingoiare un altro boccone amaro – ha dichiarato la mamma all’agenzia stampa – perché quando le ho raccontato che sapevo ormai tutto e che sarebbe arrivata la polizia postale a sequestrare le chat, lei è scoppiata a piangere e mi ha fatto vedere un taglio sull’addome. Un taglio puntellato come se si fosse incisa con un oggetto appuntito. Era una delle tappe previste, mi ha poi spiegato”. L’amica della quindicenne è venuta a conoscenza dell’intenzione suicida della giovane nel corso di una telefonata in cui la giovane vittima stava superando una delle sfide del Blue Whale, provocandosi lesioni sul corpo. Le forze dell’ordine si sono immediatamente messe in contatto con la madre, comunicandole la notizia tramite telefono, prima di recarsi nell’abitazione della vittima e sequestrare il materiale contenuto nelle chat. Da quest’ultimo è emerso che anche altre coetanee della quindicenne stavano facendo la stessa esperienza. Non è l’unico caso a Fiumicino: da quanto sta emergendo nelle ultime ore, infatti, sono almeno altri quattro i casi di gioco del suicidio, e sono coinvolte anche ragazzine più piccole di 15 anni. A prendere una forte posizione a riguardo è stato Paolo Calicchio, assessore alla scuola del Comune di Fiumicino, che ha dichiarato di voler mettere in piedi una macchina di ascolto e supporto per salvare i giovani da questa pericolosissima pratica che conduce alla morte. Il monitoraggio dei genitori oggi più che mai è alla base di tutto è vero ma un ruolo importante svolgono anche tutti i diversi attori siano essi amici, parenti, docenti ecc che si relazionano quotidianamente con il ragazzo e quindi il suo mondo. E mentre questo cancro si sta diffondendo il popolo dei social non resta indifferente e rilancia scendendo in campo con il gioco della balena buona all’insegna di un vademecum da condividere fatto di 50 regole positive che inneggiano ai sani valori che rispettano la vita. Le ultime notizie in meritano tuttavia sembrano rincuorare gli animi e anche se dalla Lombardia alla Puglia, dall’Emilia Romagna al Lazio si iniziano a contare i casi di ragazzi intrappolati nella ‘rete’ di Blue whale. In Russia ci sono stati i primi arresti. Un ragazzo di 21 anni è accusato di essere l’ideatore della macchina del suicidio. Attualmente è dietro le sbarre. Le forze dell’ordine dunque vigilano sul delicato tema.
La prossima settimana ascolteremo il parere degli esperti per ampliare la nostra inchiesta.