Un controllo, un test diagnostico di massa (inglese screening) rappresenta la prova più concreta di come si possa ridurre, in maniera notevole, la mortalità nel cancro della mammella.
E’ la neoplasia più comune nella donna ed anche, se diagnosticata in tempo, la più curabile. La mammografia e l’ecografia sono gli esami principali utilizzati nello studio dei disturbi mammari.
Nello screening è più improntate la mammografia che è in grado di identificare 85 – 90% di tutti i cancri della mammella. E’ lo strumento principale per scoprire i piccoli cancri della mammella in fase precoce con conseguente prognosi eccellente quando trattati. L’ecografia mammaria è utile soprattutto per distinguere le lesioni cistiche da quelle solide e per favorire la biopsia nelle lesioni non palpabili. In un recente passato era raccomandata l’esecuzione della mammografia ogni due anni dopo i 50 anni.
Successivamente l’American Cancer Society ha consigliato uno screening annuale con una mammografia (in due proiezioni) e con ripetuti esami clinici del seno in tutte le donne asintomatiche di età superiore ai 40 anni. Un’ autopalpazione mensile delle mammelle ed una visita medica ogni 3 anni sono consigliati per tutte le donne in età superiore ai 20 anni. Le donne con menarca (prima mestruazione) tardiva, menopausa precoce e prima gravidanza a termine entro i 18 anni presentano un rischio significativamente ridotto. Ovviamente le donne con menarca precoce e menopausa tardiva sono più a rischio.
Altri importanti fattori di rischio nelle donne sono l’età avanzata; la familiarità per carcinoma della mammella (specie se di primo grado, in premenopausa o bilaterale); un cancro mammario operato in passato; una pregressa irradiazione toracica per altre malattie; l’assenza di gravidanza oppure primipara dopo i 35 anni di età; l’obesità per eccesso di lipidi. Minori certezze ci sono riguardo all’uso di contraccettivi orali e consumo di alcolici. Riassumendo i principali fattori eziologici delle patologie sono genetici, endocrini (specie assunzione di grassi).
Il carcinoma mammario infiltrante può essere introduttale (dentro i dotti, in situ) oppure lobulare. Il primo determina una massa palpabile (può essere asportato completamente anche con una quatrantectomia)Il secondo tipo (lobulare) non determina invece una tumefazione palpabile (è necessaria la mastectomia totale). Non sempre però il tumore è operabile. Il tumore mammario colpisce occasionalmente anche il sesso maschile, ma con una frequenza inferiore all’ 1% rispetto alle donne.
Qual è la sintomatologia clinica?
Spesso vi è la presenza silenziosa di una tumefazione mammaria anche se in gran parte dei casi la patologia viene riscontrata durante un normale screening mammografico (in particolare le microcalcificazione sospette). Una modificazione della grandezza o della forma della mammella; una retrazione del capezzolo di recente insorgenza; un arrossamento persistente della cute sovra mammaria … sono tutte caratteristiche cliniche del K mammario. La secrezione mammaria è frequentemente causata da lesioni benigne, mentre solo il 10% delle secrezioni ematiche deriva da un carcinoma. Diverso è il discorso se vi è l’abbinamento retrazione del capezzolo (specie se unilaterale) con secrezione ematica e spontanea. Oltre alla retrazione del capezzolo è abbastanza frequente la retrazione cutanea “a buccia d’arancia”. Il cancro mammario in uno stadio avanzato si può presentare con un evidente invasione della cute o della parete toracica. Attualmente è questo un quadro che si riscontra assai di rado.
Più frequentemente vi è una linfadenopatia ascellare o, negli stadi più avanzati, metastasi ossee, polmonari oppure epatiche. Molto importante è dunque la “stadiazione clinica” della neoplasia. Al 1 stadio il tumore è <2 cm in assenza di metastasi linfonodali regionali e senza alcuna evidenza di metastasi a distanza. Nello stadio più avanzato e grave, ossia IV, la neoplasia può avere qualsiasi dimensione, metastasi linfonodali sia ascellare o mammarie interne monolaterali e sempre delle metastasi a distanza (ossa, polmoni, fegato).
Ho riportato i due estremi della stadiazione solo per semplificare in quanto è assai più specifica (I,IIA,IIB,IIIA,IIIB,IV). Essenziale per la stadi azione e la strategia terapeutica sono scintigrafia ossea, ecografia epatica e Rx torace. L’ultima nota riguarda i marker tumorali: Ca 15.3; MCA, CEA.