Tradizione antichissima per la manifestazione del 13 dicembre che si snoderà con 85 banchi in via dei Lecci e in piazza degli Ontani
“Acciò che nello concorsi e coadunanze pubbliche non nasca occasione di scandalo alcuno, ma rimosso ogni disordine si viva con ogni pace e quiete, con il presente pubblico Bando inserendo a gli altri pubblicati da noi e nostri Antecessori, si ordina et espressamente commanda a tutte singole Persone di qualsivoglia stato grado e condizione, che non ardischino sotto qualsivoglia pretesto, causa o quesito colore, suscitare e fomentare risse di sorta alcuna etiam di parole nella presente festa di S. Lucia in questa Città di Bracciano, sotto pena di tre tratti di corda da darsegli in pubblico et altre maggiori secondo la qualità de casi e persone, ad arbitrio”.
Oltre tre secoli fa, il 12 dicembre 1711, i governanti di Bracciano promettevano almeno tre frustate in pubblico per risse durante la Fiera di Santa Lucia. Stesse pene venivano comminata a chi ardiva girare con armi. Un bando riportato integralmente nel libro di Angela Carlino Bandinelli che alla storia di Bracciano ha dedicato numerosi libri. E’ la prova, tra le tante, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la Fiera del 13 dicembre, come quella del 1° maggio, costituisce per Bracciano una tradizione che viene da molto lontano, un evento al quale nei secoli non si è voluto rinunciare. Così Bracciano si appresta a rivivere la sua Fiera di Santa Lucia. Certo non sarà la manifestazione d’un tempo ma qualcosa che gli si potrebbe avvicinare nell’atmosfera di chi vende e chi compra, chi contratta, chi grida richiamando la clientela, chi pensa di fare un buon affare e chi di stare solo a guardare. Saranno 85 quest’anno i banchi che animeranno l’atteso appuntamento fieristico. Ce ne sarà per tutti i gusti. Gli spazi non sono più quelli di un tempo. La Fiera ormai da anni ha traslocato. E per il 2022 sono state indicate dall’amministrazione per la grande manifestazione via dei Lecci, primo e secondo tronco, e Piazza degli Ontani. L’Almanacco Laziale del 1985, definiva questo appuntamento “una affollata ed importante fiera del bestiame e delle merci”. Ma oggi molto probabilmente il bestiame non ci sarà. Accenna alla tradizione della corsa dei cavalli Francesco Orioli, testimone oculare impressionato dalla fiera, che ne “Lo Stato romano nei tempi napoleonici” ricorda “nel giorno di santa Lucia, grande era la festa del paese, e tutti si davano a sollazzo. Dà figlioli più piccoli de’ principali, per un uso antichissimo, era celebrato una specie di ludus trojanus. Erano messi a cavallo, e correvano intorno alla piazza maggiore, tenuti alle reni da servi a piede, ciocché mi pareva una gran cosa, e mi pungeva di grandissima invidia: nè a petto di questo spettacolo piacevanmi ugualmente la fiera, il suonare de’ pifferi, o il fuoco d’artifizio”.
Graziarosa Villani
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