Brando Quilici con “Il ragazzo e la tigre”, arrivato al cinema in questi giorni, torna a raccontare una storia di amicizia fra un bambino e un animale come ne “Il mio amico Nanuk”, tratto dal suo romanzo omonimo.
di Barbara Civinini
Un’antichissima leggenda asiatica narra del guru Rimpoche che volò a cavallo di una tigre dal Tibet al Bhutan per fondare il monastero del Tiger’s Nest. A questa storia, ma non solo, si è ispirato il regista Brado Quilici, figlio d’arte del più conosciuto Folco, per il suo ultimo film “Il ragazzo e la tigre”, arrivato in questi giorni al cinema.
Quando nel 2015 lessi del programma del WWF “Save the tigers now” – spiega il regista – pensai che bisognava realizzare un film rivolto ai giovani, per far sapere loro che esiste un mondo in pericolo. Di questi splendidi animali –secondo i dati WWF– oggi ne restano appena 3.890 esemplari, minacciati ogni giorno da deforestazione, bracconaggio e distruzione di habitat. Dal 1940 a 1980 – sottolinea l’organizzazione no profit – tre sottospecie si sono già estinte: la tigre di Bali, di Java e del Caspio. In India, da sempre considerata patria principale delle tigri, una stima del governo ha mostrato che probabilmente sono rimasti solo 1.411 esemplari. Si ritiene che il 95% delle tigri selvatiche si siano estinte nell’ultimo secolo. In Nepal, dove è stato girato il film, uno degli habitat naturali della magnifica tigre del Bengala, il numero è inferiore a 300.
La pellicola, dice Quilici, vuole proprio riflettere sulla conservazione della fauna selvatica e la scomparsa delle specie, con grande fiducia nei giovani. I bambini di oggi sono il futuro del nostro pianeta sempre più messo a rischio dalle minacce ambientali e dalle azioni sconsiderate dell’uomo, ha dichiarato a “Dove” del Corriere della Sera.it. Ho fiducia nelle nuove generazioni: loro riusciranno dove la mia ha fallito, afferma. Il film racconta la storia di Balmani, in nepalese “piccolo gioiello”, un bambino orfano, vittima del tragico terremoto che nel 2015 ha colpito il suo paese – interpretato dal bravissimo Sunny Pawar, già conosciuto per aver recitato accanto a Nicole Kidman in “Lion”, candidato a 6 Oscar – e Mukti, un cucciolo di tigre del Bengala vittima dei bracconieri che gli hanno ucciso la madre. I due orfani intraprenderanno un incredibile viaggio, dalle pianure erbose del Nepal tropicale fino all’alto Himalaya, per raggiungere l’antico monastero in cima alle montagne conosciuto come “La tana della Tigre”. Li metterà in salvo Hannah, la direttrice dell’orfanotrofio, interpretata da Claudia Gerini, che riuscirà a trovarli e portarli al monastero.
La sceneggiatura è stata scritta a quattro mani da Rupert Thomson e dal più noto regista Hugh Hudson che ha firmato il premio Oscar “Momenti di gloria” e il famosissimo “Greystoke”. Il film, presentato fra gli eventi speciali della 20a edizione di “Alice nella Città”, sezione autonoma della Festa del Cinema di Roma dedicata ai ragazzi, è stato prodotto da HD Productions con Mediaset Espana e Laser Film, e distribuito da Medusa. Del resto, come affermava il sagace George Bernard Shaw, “Quando un uomo vuole uccidere una tigre, lo chiama sport; quando una tigre vuole uccidere lui, la chiama ferocia”.