Nella società attuale molte sono le persone che dichiarano in modo aperto l’orientamento sessuale che si distacca dai classici canoni culturali e sociali.
È importante, però, fare delle chiarezze sulla terminologia. Il genere sessuale viene assegnato dalla genetica: la persona alla nascita è o maschio o femmina a seconda di come è formata la coppia dei cromosomi sessuali (Maschio: XY, Femmina: XX); il genere sessuale porta ad avere delle caratteristiche fisiche tipiche del maschio (il pene, la barba, i testicoli, ecc.) o della femmina (la vagina e l’utero, il seno, ecc.).
L’identità di genere, è la percezione e la consapevolezza continue e costanti che una persona ha di appartenere al genere maschile e/o femminile. Si parla di “incongruenza di genere” quando il sesso biologico non coincide con l’identità di genere. Ci sono, infatti, delle persone che si descrivono come “una donna intrappolata in un corpo maschile” o come “un uomo intrappolato in un corpo femminile”.
Ciò può portare alla cosiddetta “disforia di genere”, ossia uno stato di malessere psicologico complesso, in cui la persona vive una completa disarmonia tra gli aspetti biologici e la sua identità di genere; come diretta conseguenza, spesso compaiono ansia, disturbi dell’umore, difficoltà di inserimento sociale, scolastico e lavorativo. La disforia di genere è accentuata quando la persona sente che non ha la possibilità di un confronto con le persone che appartengono al suo ambiente famigliare, amicale e culturale. L’incongruenza di genere è diversa dall’omosessualità poiché l’omosessuale prova attrazione sessuale verso le persone del proprio sesso ma la sua identità di genere e il suo genere sessuale coincidono. Infine parliamo di transessuale MtF (da maschio a femmina) o FtM (da femmina a maschio), cioè di una persona di sesso biologico maschile (o femminile) ed identità di genere femminile (o maschile), che sta effettuando o non ha portato a termine il percorso di transizione (ormonale/chirurgico) che la condurrà ad acquisire l’identità sociale/sessuale coincidente con la propria identità genere. Si parla poi di transgender o no-binary per indicare la persona che non appartiene e non si riconosce nelle due categorie binarie maschio-femmina, o che rifiuta i ruoli sessuali sociali assegnati sin dalla nascita, adottando dunque una identità di ruolo personale e sentita come propria, che va oltre il ruolo di genere stereotipato ed inteso come costrutto storico-culturale.
È fondamentale aggiungere che tutto ciò che è stato descritto,
1) NON È una malattia mentale;
2) non nasce all’improvviso ma ha anni di “incubazione”, spesso nell’infanzia. Molti sono gli adolescenti che stanno prendendo atto della loro incongruenza di genere ed è importante che si dia loro la possibilità di approfondire se è una cosa passeggera oppure se porterà a dei cambiamenti fisici e psicologici importanti. Nell’approfondimento è fondamentale parlarne con un esperto affinché la persona crei un dialogo costruttivo con se stessa e si rinforzi al fine di affrontare gli ostacoli che potrebbe trovare in un eventuale percorso di transessualismo.
È da sottolineare, infine, che in alcuni casi l’esperto potrebbe evidenziare un disturbo psicologico o una patologia psichiatrica più ampie e profonde, che sono alla base dell’incongruenza di genere portata dalla persona. In questi casi è necessario prendere in considerazione prima il disturbo psichiatrico, attraverso una eventuale terapia farmacologica o psicoterapica, poi il percorso di transessualismo.
Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta Psicologa Giuridico-Forense
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