NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DEGLI SPAZI PUBBLICI

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Riceviamo e pubblichiamo. – Si Ladispoli
Sin dall’antichità,i luoghi pubblici delle città hanno portato lo sviluppo delle democrazie e delle civiltà stesse, entrando nella vita quotidiana dei singoli cittadini.
Dal Foro Romano all’Agora, passando per i sagrati delle chiese fino ai grandi spazi verdi pubblici, nei secoli è stato concesso a tutti, senza alcuna distinzione, di riunirsi e condividere luoghi, spazi necessari nella vita dell’Uomo.
Tradizione millenaria che da qualche anno, a Ladispoli, si è bruscamente interrotta.
Se la paura di questa giunta (che contro ogni regola di vivere civile, sta rimuovendo qualsiasi forma di condivisione – e quindi di critica – del loro operato) è di evitare l’unione di cittadini e la condivisione di idee, le mosse attuate finora, ignorano l’imprevisto che invece tutto ciò, possa provocare proprio malumori e prese di coscienza di molti cittadini Ladispolani.
Le continue privatizzazioni e privazioni di spazi pubblici, ne sono il perfetto esempio.
Nella retorica liberista di “privatizzazione” come soluzione a tutti i mali economici di una città, ci si dimentica poi di richiedere la somma corretta per risanare i bilanci disastrati dalla politica distratta attuata finora.
Succede che, istituire bandi per concedere luoghi pubblici al privato, non porti giovamento alle casse comunali come dovrebbe.
Invece che tentare di recuperare questi spazi, la logica da palazzinaro incombe, portando queste aree all’abbandono e alla speculazione futura, dovendo quasi regalare ai privati queste “ricchezze” volutamente dimenticate.
Anzi, tutte queste aree prevedono un ingresso a pagamento (da parte die cittadini) e un contratto di concessione (di 15/20 anni) con un affitto ridicolo per il Comune.
Accade con il campetto di via Firenze: due bandi, il primo deserto per mancanza di requisiti dei due soli partecipanti, vinto dopo pochissimi mesi da chi è riuscito a mettersi “in regola” col secondo bando.
Il progetto, approvato con altre modifiche, ora prevede una recinzione che chiude l’area verde intorno, dividendola letteralmente in due, rendendone impossibile l’attraversamento, chiudendo drasticamente un’area pubblica che dovrebbe essere fruibile a tutti.
Drastica soluzione anche per il parco di viale Europa.
Le aree verdi messe a bando (viale Ancona, Via Corrado Melone, Piazza Domitilla e Viale Europa) in fretta e furia (requisiti impossibili richiesti tra documenti e disponibilità economiche dei partecipanti e solo 40 giorni di tempo per inviarli) non sono andate a buon fine.
L’unico lotto in concessione è quello di viale Europa: un parco diviso a metà, sempre tramite recinzione, dove, oltre al chiosco di ristoro, giochi a pagamento attendono i bambini “più fortunati” di Ladispoli.
Giochi che, nonostante la proroga sui lavori al 31 dicembre, ancora non si vedono mentre è ben visibile il parcheggio all’interno dell’area privatizzata, per il trenino particolare lillipuziano che, quotidianamente, parte per il suo tour a motore acceso a ridosso dell’area verde pubblica, facendo respirare ai bambini “meno fortunati” i suoi gas di scarico.
Riscontriamo la pericolosità delle auto parcheggiate sul viale, in prossimità della curva e l’assenza di un controllo “su strada” più volte auspicato e mai reso possibile per disinteresse dell’amministrazione.
Non comprendiamo come mai, per gli altri lotti verdi, non si sia provveduto a riformulare un ulteriore bando (come per via Firenze) e si sia invece provveduto a coinvolgere associazioni che hanno ricevuto anche patrocini onerosi del comune  per poi lasciarli nuovamente abbandonati.
È veramente difficile comprendere la gestione di queste operazioni.
Così come è difficile trovare una giustificazione alla concessione dell’auditorium, che per poche centinaia di euro mensili, viene affittato per essere trasformato in cinema.
La concessione di 15 anni, a causa dei problemi già noti da tempo, riguardo la messa in sicurezza e la mancanza di riscaldamento, si è trasformata in una concessione ventennale, allo stesso prezzo, un regalo senza precedenti e senza motivo.
Anche i cittadini, che in tutte queste operazioni ci hanno solo rimesso, vorrebbero avere agevolazioni su altri fronti.
Ma da questo punto di vista, tutto tace.
I servizi basilari sono inesistenti e si lascia tutto all’iniziativa privata che, con le agevolazioni ricevute, se ne approfitta permettendone la sola fruizione a pagamento.
Se nella storia, la Piazza è stata un simbolo di democrazia, anche il mecenatismo ha portato ottimi risultati nel campo artistico.
Ora, se la giunta Grando, stia seguendo questa strada non possiamo saperlo con certezza ma nutriamo parecchi dubbi al riguardo.
Possiamo solamente mettere in luce la grave situazione di spazi pubblici privatizzati, lasciati in mano a chi ne trae esclusivamente profitto senza lasciare il segno.
In un contesto di allontanamento dalla realtà sociale dei cittadini con il Comune e con un quadro economico generale fortemente divisivo, le barriere tra cittadini e amministrazione sono private: bisognerà pagare anche per farsi sentire?