MEGLIO UN UOVO OGGI…

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GLI ITALIANI MANGIANO QUASI 13 MILIARDI DI UOVA ALL’ANNO.
QUALI SCEGLIERE, QUALI EVITARE.

l 95% delle uova è di provenienza italiana, ma solo la metà dei consumatori fa una scelta basata sulla tipologia di allevamento di provenienza, mentre per il restante 50% dei consumatori non è importante la provenienza.

L’Italia è il secondo produttore di uova di gallina in Europa. Alleviamo ogni anno 48.199.175 galline. La maggior parte, il 66%, sono allevate in gabbie, il 27% sono allevate a terra, il 4% sono allevate all’aperto e solo il 3% in allevamenti biologici. Un servizio del Tg2 e di Animal Equity girato in un’azienda del Mantovano ha portato alla luce le vergognose condizioni igienico-sanitarie in cui tuttora vivono migliaia di galline ovaiole.

Le povere galline trascorrono la loro triste esistenza in strette gabbie, sotto capannoni con luci artificiali, tra topi morti e parassiti. Questi ultimi sono della specie degli acari rossi, che si nutrono del sangue succhiato dalle galline mentre dormono. I pavimenti, così come le gabbie, sono ricoperti di escrementi e sporcizia e la qualità di vita delle galline è a livelli bassissimi. Quanti allevamenti versano nelle stesse condizioni? Vogliamo sperare che quello riportato sia un caso limite, ma gli allevamenti a norma non sono certo isole felici per gli sfortunati pennuti. Il rispetto delle norme rende sicuramente meno brutale l’allevamento intensivo, ma comunque accorcia la vita delle galline a circa un anno e mezzo, mentre all’aria aperta sarebbero capaci di raggiungere dieci anni di età.

Secondo la direttiva europea, ogni gallina può avere a disposizione uno spazio di 550 centimetri quadrati, che in virtù delle frequenti violazioni possono diventare anche 450. Questo significa oltre 20 galline in un metro quadro (e per ognuna di loro, uno spazio inferiore a quello occupato da un foglio A4). Nella loro breve vita di macchine produci-uova, queste galline non potranno aprire le ali, razzolare, appollaiarsi, deporre le uova in un nido.

Le galline allevate a terra vivono accalcate le une sulle altre, spesso diventano aggressive, si beccano tra loro, si spennano e si cannibalizzano (per evitarlo, a volte vengono debeccate alla nascita). Si trasmettono infezioni che passano anche attraverso gli escrementi. Per inciso, le galline allevate in gabbia sono disposte in verticale, per cui gli escrementi di quelle ai piani alti cadono su quelle ai piani bassi. La vita degli animali in cattività peggiora le condizioni di salute e igieniche, rendendo di fatto indispensabili, ad esempio, l’uso di antibiotici.

Uso che negli allevamenti avicoli è molto alto e ha favorito l’aumento dell’antibiotico resistenza animale con possibili ricadute sulla salute umana. Ovviamente negli allevamenti intensivi si utilizzano mangimi industriali con il rischio che, per abbattere i costi, venga compromessa la qualità delle materie prime. Inoltre va evidenziato anche il fatto che le uova vengono utilizzate anche in tanti altri prodotti industriali d’importazione. Altro aspetto importante da tenere in considerazione è quello degli “allevamenti a terra”.

Il consumatore leggendo tale dicitura pensa di mettersi al riparo da ogni rischio, ma purtroppo non è così. Anche in questo caso le condizioni sono pessime, infatti persistono i problemi di sopraffollamento, di alimentazione non naturale, di utilizzo di farmaci, di altissimo stress dell’animale. Ora, ammesso e non concesso che non ci interessi il benessere delle galline e che si ritenga legittimo questo sfruttamento incondizionato e totale degli animali, possiamo essere tanto ingenui da credere che le uova deposte da galline malate, nevrotiche e riempite di antibiotici possano essere sane e naturali?

Alla luce di questo quadro nefasto come può tutelarsi il consumatore?
La risposta è semplice: acquistare uova biologiche certificate. Le uova biologiche vengono deposte da galline allevate con il metodo dell’agricoltura biologica che rispetta la salute e il benessere degli animali, osservando precise tecniche di allevamento ed esclude in ogni fase del ciclo di produzione l’impiego di composti chimici di sintesi. Le uova biologiche sono deposte da galline allevate all’aperto, che razzolano in ampi spazi erbosi alimentandosi con prodotti vegetali provenienti da coltivazioni biologiche.

Tutta la filiera produttiva, dall’allevamento, alla selezione, al confezionamento sono controllati e certificati. Gli allevamenti intensivi permettono di aumentare la produzione a oltre 300 uova all’anno per esemplare, contro un massimo di 100 deposte in natura, ecco svelato il motivo del costo bassissimo di alcune uova reperibili nella grande distribuzione o nei discount. Per riconoscere le uova biologiche (oltre alla presenza sulla confezione del simbolo della fogliolina) basta leggere il codice identificativo stampato su ogni uovo.

Il primo numero di questo codice riguarda appunto la modalità di allevamento delle galline:
• 3 per le galline allevate in gabbia (o batteria);
• 2 per le galline allevate “a terra”;
• 1 per le galline allevate all’aperto in maniera intensiva;
• 0 per le galline allevate all’aperto in maniera estensiva e con mangime biologico. Solo le uova con il numero identificativo zero possono essere legittimamente etichettate come
“biologiche”.

La scelta di uova biologiche rappresenta la scelta più sicura per salvaguardare la nostra salute e quella delle galline. Dato che l’uovo è per molti un alimento base della nostra alimentazione, non possono essere certo pochi centesimi di differenza a spingerci verso un acquisto sbagliato. L’alternativa c’è, basta cercarla.

di Alfonso Lustrino