L’INQUISIZIONE DIGITALE

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LA TECNO-CENSURA PUNTA ALLA CANCELLAZIONE CULTURALE E ALLA EPURAZIONE ETICA ONNIPERVASIVA. 

(di Maurizio Martucci)

Prima della mannaia sui nostri profili personali, ve lo ricordate il bannaggio da Facebook di Sara Cunial, parlamentare della Repubblica italiana? O magari la più roboante censura di Donald Trump da Twitter al tempo di Presidente degli Stati Uniti d’America? Oppure l’oscuramento di Radio Radio e Byoblu da Youtube: ve lo ricordate? Tecno-censura, tirannia del pensiero unico per finire – nel più biego sillogismo qualunquista – a purgare noi come i talebani da Instagram, TikTok e WhatsApp.

Già, perché con la scusa della fruibilità gratuita in nome di un’ineludibile progresso globale e di un ‘Posto ergo sum, faccio un post quindi sono’, a colpi di nostrani sorridenti selfie i monopolisti della Silicon Valley ci hanno fregati nel più grande processo di ingegneria sociale dell’umanità, trafugati dati, opinioni, facce, privacy e diritti d’autore, ingaggiata la lotta al pensiero critico in cui si s’anniderebbero i prodromi di fake news e potenziali terroristi, indistintamente dalla Casa Bianca a Kabul traghettati tutti fuori dalla storia. Operazione di privatizzazione del logos, accelerata ora con cancel culture, la cancellazione dell’identità culturale.

Abdicato il ‘Rinascimento digitale’ dell’originaria decentralizzazione di Internet mutuata in un diabolico attacco all’assetto civile, da “I Nuovi Sovrani del Nostro Tempo, Amazon Google Facebook” libro di Jonathan Taplin, il capitalismo di ‘controllo’ della plutocrazia multinazionale del Web è finito ne ‘La fabbrica della manipolazione’, ovvero nell’erosione della democrazia per l’automatizzazione dei flussi delle informazioni come perdita di sovranità e libertà: “dalla censura alla patologizzazione del dissenso è caccia ai nuovi eretici”, nel saggio sulle tecniche di condizionamento mentale sostengono Enrica Perrucchetti e Gianluca Marletta.

Infatti dopo la Cronologia delle posizioni per geolocalizzare con l’App di Google Maps tutti gli spostamenti effettuati con lo Smartphone, sempre Google ha lanciato adesso una nuova funzione di controllo, stavolta culturale. Si chiama «linguaggio inclusivo», cioè la scrittura sorvegliata da algoritmi e Intelligenza artificiale per evitare l’utilizzo di parole politicamente scorrette, suggerite alternative e termini più inclusivi, più politically correct. Un modo per svuotare i termini dei loro significati simbolici, da un sinonimo trasformati nel loro contrario. Esempio? “I have a dream” di Martin Luther King cambia dal sogno alla “feroce urgenza di ora“, mentre la parola “meraviglioso” di Gesù Cristo ai discepoli nel Sermone della Montagna dal Vangelo secondo Matteo diventa “amabile”, per l’apoteosi distopica della neo-lingua nell’uniformità del livellamento delle coscienze profetizzata da George Orwell in 1984, iniziata l’Inquisizione Digitale sin dai primi vagiti del Covid-19.

Così, dopo Neuralink col microchip nel cervello umano e SpaceX con migliaia di satelliti wireless lanciati in orbita per irradiarci dal cielo, il transumanista Elon Musk per 44 miliardi di dollari vorrebbe acquistare Twitter, spacciandosi per paladino del libero arbitrio, annunciata la crociata contro gli Spam bots in cambio di utenti certificati, per “autenticare tutti gli umani”, censiti con identità digitale, «rendendo gli algoritmi open source, per aumentare la fiducia. Se la nostra offerta per Twitter andrà in porto, sconfiggeremo gli Spam bots, oppure moriremo provandoci». A proposito di morte, come potremmo finire i nostri giorni digitali, invece che il magnate di Tesla ce lo indica Bruxelles, da Commissione e Parlamento europeo varato il Digital Services Act, un disegno di legge sui servizi digitali con nuove regole sia per Big Tech che per gli utenti, in arrivo nuove censure, dalle istituzioni edulcorate nella moderazione di controversie sulla libertà d’espressione.

“Nel contesto dell’aggressione russa in Ucraina e del particolare impatto sulla manipolazione delle informazioni online (…)”, il disegno di legge consentirà infatti di “analizzare l’impatto delle attività delle piattaforme sulla crisi in questione e di decidere misure proporzionate ed efficaci da mettere in atto per il rispetto dei diritti fondamentali”. Tradotto in parole povere e senza giri di parole, punizioni, controllo dell’informazione e censura digitale in cui la nuova morale restringerà i limiti del pensiero per il controllo della realtà, un’epurazione etica onnipervasiva parallela al Metaverso e con l’identità digitale.

“Se si separa il mondo delle parole dal mondo reale – afferma Eduardo Zarelli sulla rivista Fuoco – la persona umana diventa un mero strumento di rapporti alienati. Pervertendo l’uso comune del lessico, si riduce la comunicazione ad algoritmi tecnomorfi autoreferenti: asterischi, codici a barre, emoticon”, dove la “finzione prevale sul vero come sul certo”