S.O.S. API

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Il 9% di api e farfalle italiane è a rischio estinzione. Adesso c’è Bio-PoMS-ITALIA 1.0, la prima applicazione sviluppata in Italia per monitorarli. A maggio tornerà la Giornata mondiale delle api.

Il saggio Buddha raccomandava “Come l’ape raccoglie il succo dei fiori senza danneggiarne colore e profumo, così il saggio dimori nel mondo”. Purtroppo però nel mondo c’è stata poca saggezza.

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Ape su un girasole – WWF

Nel nostro Paese il 9% di api e farfalle è a rischio estinzione. Si tratta di una situazione grave perché oltre il 75% delle principali colture agrarie e circa il 90% delle piante selvatiche da fiore si servono degli impollinatori per riprodursi. Il valore economico del servizio svolto da questi preziosi insetti  – spiega ISPRA  è stimato in circa 153 miliardi di euro l’anno a scala mondiale, 22 miliardi a scala europea e 3 miliardi a scala nazionale.

 

L’Istituto per la Protezione Ambientale, inoltre fa presente che è molto rischioso affidarsi unicamente all’azione delle api mellifere a scapito dell’impollinazione selvatica, che invece svolge un ruolo molto importante. Le api selvatiche,infatti, rappresentano una sorta di “polizza assicurativa compensativa” perché possono impollinare le colture agricole anche quando le api mellifere non riescono a farlo. Osmie e bombi riescono a bottinare sulle colture agricole anche in presenza di condizioni climatiche avverse, come basse temperature, vento forte e elevata umidità. Per monitorare e contrastare il loro calo continuo, nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia in Puglia, è stata testata una nuova app, la Bio-PoMS-ITALIA 1.0, con la partecipazione del ministero della Transizione Ecologica, dell’ISPRA e di altri importanti parchi nazionali.

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Le condizioni urbane (urban drivers) che influenzano l’interazione fra piante e impollinatori– Rapporto ISPRA 2021

La sperimentazione si inserisce nel progetto “Alta Murgia: un Parco per api e farfalle”, per una migliore tutela e conoscenza degli impollinatori selvatici, in linea con le indicazioni dell’ISPRA, dell’Università di Torino e delle direttive ministeriali. Tutti i dati raccolti saranno validati e inseriti nel Network Nazionale della Biodiversità. La stessa Unione Europea, due anni fa, ha lanciato una strategia per la Biodiversità che entro il 2030 dovrebbe raggiungere importanti obiettivi, anche per la tutela degli impollinatori, garantendo così l’integrità degli ecosistemi e la sicurezza alimentare.

La soluzione in fondo non è complicata. Come suggerisce ISPRA, per contrastare la scomparsa degli impollinatori, sarebbe sufficiente recuperare le vecchie pratiche agricole tradizionali, abbandonate perché poco redditizie, e ridurre drasticamente l’uso dei fitosanitari, progettando una nuova agricoltura, soprattutto nelle zone intensive. Intanto il prossimo 20 maggio si festeggerà la “Giornata mondiale delle api”, istituita dalle Nazioni Unite in onore del pioniere sloveno delle moderne tecniche di apicoltura, Anton Janša, nato proprio in questa data nel lontano 1734. Del resto, come sottolinea WWF, il 35% della produzione di cibo dipende dagli impollinatori. Difendiamoli.

Rubrica a cura di Barbara e Cristina Civinini

Colonia felina del castello di Santa Severa https://gliaristogatti.wordpress.com