“IL CIBO NON E’ MERCE!”

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Elena Tioli, la pasionaria dell’alimentazione che dal 2015 non entra in un supermercato, un mondo dei consumi alternativo, più umano e consapevole.

di Maurizio Martucci

“Dopo 15 anni con almeno 20 sigarette al giorno (circa 110 mila sigarette fumate!), il 3 giugno del 2013 ho detto basta”. Ex fumatrice ossessiva, ex consumatrice compulsiva, metamorfosi fa rima con coscienza se ci si imbatte in Elena Tioli, 35enne di Mirandola (Modena), dalla laurea in comunicazione e la specialistica in giornalismo, trapiantata a Roma con la passione dell’alimentazione consapevole e stili di vita sostenibili, “decrescita e consumo critico, agricoltura e tradizioni”. Dal 2014 cura il blog vivicomemangi.it e dall’anno appena finito si occupa di viveresenzasupermercato.it, uscito per le Edizioni Terra Nuova il libro ‘Vivere senza supermercato. Storia felice di una ex consumatrice inconsapevole’.

Tioli sostiene che gli piace “raccontare che un modo diverso di fare la spesa non solo è possibile ma è anche facile e divertente. Così come condividere informazioni sull’impatto sanitario, ambientale e sociale delle scelte d’acquisto. Sperimentare un mondo dei consumi alternativo, più umano e consapevole”. Nell’Era Acritica del grande Kaos che attanaglia nativi digitali e generazione 2.0, la storia di Elena più che un’anomalia è un esempio semplice, praticabile e concreto, soprattutto se si considera come – attraverso l’autodeterminazione nell’elaborazione di alcuni quesiti tutt’altro che esistenziali – si possano risolvere autonomamente “grandi questioni con cui, spesso senza saperlo, abbiamo a che fare ogni volta in cui scegliamo cosa mettere nel carrello”, solcando un viatico (no global?) ad impatto zero per seminare dal basso l’alternativa all’Alto sistema fagocitante che, dati alla mano, sta mettendo in ginocchio le risorse del pianeta terra e in pericolo il futuro delle prossime generazioni. “Al motto di ‘La terra non è un supermercato, il cibo non è una merce’, si sono diffusi, i mercati terra¬TERRA, mercati su piccola scala, basati su un’agricoltura a filiera corta e su pratiche di autocertificazione della qualità dei cibi e dell’etica con la quale sono coltivati”, ha scritto nel libro.

Fuori dal grande consumismo del ‘così fa tutti’, un altro stile di vita è possibile?

“Non solo è possibile ma è anche molto piacevole!”

Perché prendi l’immagine del Supermercato, della Grande Distribuzione Organizzata, come nodo centrale per criticare il consumismo globalizzato contemporaneo?

“In realtà io contro i supermercati non ho mai avuto nulla. Il problema è quello che c’è dentro! Per una vita sono stata assidua frequentatrice dei supermercati, come tutti, senza mai farmi troppe domande. Fino al giorno in cui, per buona sorte (lo dico ora, all’epoca non lo sapevo), mi sono trovata disoccupata. Disoccupata, impigiamata, avvilita e senza un euro. È stato quello il momento in cui la mia spesa, o per meglio dire la mia vita, è cambiata.”

Come? In che senso?

“Lì, mentre mi disperavo per aver perso qualsiasi forma di controllo sulla mia vita, ho realizzato che non era così: potevo controllare le mie azioni. Potevo ripartire da me. Per esempio, viste le ridottissime possibilità economiche, potevo iniziare dallo smettere di buttare soldi per avvelenarmi. Così dopo 15 anni di onoratissima carriera – a ritmi di un pacchetto al giorno – da un giorno all’altro ho detto addio alle sigarette. Quando ho smesso di fumare ho percepito, forse per la prima volta, il potere enorme che avevo nelle mie mani: il potere di scegliere. È stata un’illuminazione!

Eureka!

“Hai presente il criceto che corre sulla ruota? Talmente affannato nel correre da non accorgersi di non andare avanti?… Ecco, smettendo di fumare è come se mi fossi accorta per la prima volta di essere sulla ruota. E di poter scendere, semplicemente fermandomi. Fermandomi ho avuto il tempo di pormi delle domande e di cominciare a informarmi. Così ho cominciato a conoscere le conseguenze dei miei consumi: dopo il fumo è stata la volta del cibo, poi dei prodotti per l’igiene personale, della pulizia della casa… durante quel periodo di disoccupazione ho scoperto talmente tante cose che ormai entrare in su supermercato mi faceva sentire a disagio. Non vedovo più i prezzi, le marche, i colori, le promesse sulle confezioni”.

E cosa hai cominciato a vedere tra gli scaffali della Gdo?

“Vedevo l’impatto ambientale, i chilometri percorsi da merci che provenivano dall’altra parte del mondo, sapevo leggere le etichette e conoscevo il significato di quelle paroline astruse che identificavano sostanze spesso dannose o comunque non salutari, mi immaginavo le facce di chi aveva prodotto quelle cose: lavoratori spesso sfruttati, sottopagati, privi di diritti. Vedevo tutto questo e non volevo più essere complice. Così è iniziata la mia sfida: proviamoci, mi sono detta, facciamo un anno senza supermercato! Senza sapere che sarebbe stato l’anno più rivoluzionario della mia vita.”

e adesso sei a tre anni senza acquisti nel supermercato e in più, lo scorso anno, è uscito pure il tuo libro: racconti della mancanza di un’etica nel business dell’alimentazione ‘merce’. Ti senti una sorta di nipotina del Sessantotto, diciamo una pasionaria ‘coltello e forchetta’?

“Mah! Credo che il Sessantotto sia stata un’epoca storica di grandissime battaglie che guardo con ammirazione ma non riesco a fare questo parallelismo. In realtà faccio fatica a vedermi come pasionaria perché la maggior parte delle cose che faccio non le faccio per grandi ideali ma perché mi fanno stare bene. Sembra una scelta molto altruistica la mia, ecologista, politica, sovversiva, forse lo è anche e molto probabilmente questa storia è iniziata così… ma se devo essere sincera io oggi compio queste scelte di consumo e di vita soprattutto perché ho scoperto che vivendo in questo modo sono più felice. Consumare meno e meglio, rispettare il lavoro degli altri e conoscere direttamente i produttori, nutrirmi di cibo vero, buono e sano, cucinare, autoprodurre, scegliere prodotti per l’igiene personale e della casa non dannosi per la salute mi ha migliorato un sacco la vita. Ho molti più amici e belle conoscenze, davvero arricchenti; ho bisogno di meno cose, quindi di meno soldi e questo mi permette di avere più tempo per me; ho molte più capacità e ho scoperto tantissime cose interessanti. Sono una persona più libera, indipendente e felice. O comunque propensa ad esserlo.”

La tua è una critica al consumismo su grande scala o una riflessione consapevole per riappropriarci di prassi perdute, oppure entrambe?

“Da una parte la critica ovviamente c’è, il sistema della grande distribuzione credo sia una delle piaghe maggiori del nostro Paese, ma dall’altra vi è certamente la proposta. Non basta puntare il dito, bisogna trovare soluzioni alternative e devo dire che io ne ho trovate tantissime. A volte sono a portata di mano, ma spesso non ce ne accorgiamo. O per lo meno io, prima di questa sfida di fare un anno senza supermercato, non avevo mai notato quanti piccoli produttori e meravigliose realtà di commercio più etico, solidale e sostenibile mi circondassero. Anche in una città come Roma!”

L’affermazione ricorrente nelle tue pagine è il luogo comune ‘non ce la farai, non ce la puoi fare!’ Tradotto: Elena non ce la farai a sopravvivere senza cibo del supermercato, senza comprare prodotti della grande distribuzione… e invece?

“E invece ce l’ho fatta eccome! Quella che mi sembrava una sfida irrealizzabile si è trasformata nella mia nuova abitudine. Il difficile è diventato facile e il facile è diventato felice per questo oggi mi sembra impossibile abbandonare questa strada”.

Ti si imputa che da ‘single’ una scelta così drastica è più facile ….

“In realtà non sono single e in questo mio percorso il mio compagno è stato una cavia e un alleato eccezionale. Certo non abbiamo figli ma grazie a questa avventura ho conosciuto famiglie anche numerose che portano avanti questa scelta e scelte ancora più radicali. Segno che si può fare a prescindere dal numero e dal luogo. Inoltre devo dire che con questa spesa fuori dalla Gdo si risparmia parecchio: tempo e denaro”.

Un capitolo del libro si intitola, ‘vivi come mangi’. Mentre un altro: ‘non si vive di sole buone intenzioni’. Cioè? … e poi un elogio alla dieta mediterranea: sei vegetariana o vegana?

“Non mi sento di appartenere a nessuna categoria in realtà. Da cinque anni non mangio carne e questa è l’unica cosa su cui non transigo. Per il resto, sebbene la mia spesa non comprende molti derivati animali, quando vado fuori a cena mi adeguo. Anche perché credo che sull’alimentazione si stia consumando uno scontro assurdo, che trovo davvero avvilente. Prima la tavola, soprattutto per noi italiani, era momento di convivialità e incontro, ora è un campo di battaglia. Quando ho iniziato a informarmi sulle conseguenze del cibo e per la prima volta ho aperto gli occhi su cosa comportava la mia alimentazione anche io mi sono arrabbiata un sacco. Mi sono sentita ingannata e complice. Per una vita ho ingurgitato prodotti dannosi per la mia salute, frutto di sfruttamento umano, animale e ambientale. Com’era possibile che nessuno mi avesse detto niente prima?”

E poi….

“Ho capito che ognuno ha i suoi tempi e che è inutile cercare di imporre le proprie idee. Così ho deciso di partire da me: dalla mia spesa e dalle mie scelte. Compro locale e di stagione, per lo più vegetale, con poche eccezioni di derivati animali da piccoli produttori che conosco. Cerco di prendere materie prime piuttosto che prodotti già elaborati e seguo il bellissimo detto di Pollan ‘non mangiare niente che la tua nonna non riconoscerebbe come cibo! Anche per questo non acquisto quasi mai prodotti industriali. Salvo eccezioni, scelgo frutta e verdura coltivata senza pesticidi. Non mi interessa la certificazione biologica: non tutti i piccoli produttori se la possono permettere e in un rapporto di fiducia e conoscenza, mi fido. Insomma, un ritorno alla vera dieta Mediterranea, quella dei nostri nonni e della nostra terra: più ecologica, genuina e sana. Secondo me anche più gustosa! La cosa più bella di questa nuova alimentazione, oltre alle meravigliose conoscenze che mi ha portato, è stata, infatti, riscoprire sapori di una volta e vedere sempre più amici felici di venire a cena!”

GAS, prodotti a Km0, mercati contadini, orti urbani, piccoli produttori, biologico e acquisto dello sfuso con materiale riciclabile: è questa l’alternativa etica e consapevole per vivere senza supermercato?

“Assolutamente sì! Aggiungerei materie prime, filiera corta, un po’ di autoproduzione e tanto rispetto. Rispetto per le persone, per il lavoro e per i lavoratori, per gli altri esseri viventi per il pianeta, per il futuro delle prossime generazioni. Grandi questioni con cui – spesso senza saperlo – abbiamo a che fare ogni volta in cui scegliamo cosa acquistare”.

L’ultima più che un giro di parola è una sorta di domanda che ti fai da sola. Ovvero, Elena Tioli prima del 2015, nell’anno della metamorfosi, o Elena Tioli di oggi: chi sceglieresti come amica e perché? Insomma, con quale delle due andresti a cena fuori? Ma soprattutto, dove?

“Non c’è proprio paragone! Scelgo la Elena di oggi tutta la vita! E magari invece di andare a cena fuori la invito a casa!”