Federico Garcia Lorca, la poesia del flamenco

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ESCI DAL TEATRO CON LA VOGLIA DI BALLARE

(Mara Fux)

Nel novembre del 2010 l’UNESCO ha inserito il flamenco nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità sottolineando come esso sia espressione di tutti i sentimenti dell’essere umano a cominciare dall’amore, dalla solitudine, dalla sofferenza, dal dolore, per finire con la gioia la festosità o l’allegria.

Lisa Colosimo e Francesca Stocchi

Esattamente ciò che avviene nelle rappresentazioni di Teatro, ove i fatti narrati passano attraverso quelli che poi siamo abituati ad identificare come differenti generi quali il dramma, la commedia o il monologo. Proprio partendo da questa considerazione Lisa Colosimo, attrice romana “cresciuta -come tiene a sottolineare- a pane e teatro”, ha magistralmente realizzato LA LOLA de Flamenco y Poesia, mescendo con rara maestria la sensualità ritmica della baile Francesca Stocchi, la gutturale profondità della cante Ana Rita Rosarillo, la coinvolgente sonorità della chitarra di Marco Perona alla purezza dei più alti versi spagnoli di Federico Garcia Lorca pronunciati da Irene Colosimo.

“La vera sfida della mia scelta registica è stata quella di non fare il solito reading delle poesie di Lorca con attori vestiti di nero e posti a semicerchio dinnanzi ai microfoni, come peraltro già fatto proprio da me nel 2007 alla stesura del testo” sottolinea Lisa Colosimo che nel copione si è riservata il ruolo monologante de La Argentinita, amica del cuore di Lorca nonché memoria delle vicende d’arte e di vita del poeta “ma scegliere di trasmettere quanto abbiamo perso con la sua fine prematura, quanto sia grande il patrimonio che l’umanità intera abbia perso con la sua morte. A sottolinearlo, nel mio allestimento l’ho immaginato non trentottenne come era in effetti ma adulto nei giorni nostri, per cui ho scelto per il suo ruolo Marco Rual un attore maturo, vibrante di intensità teatrale anche solo quando in silenzio si muove da un punto all’altro della Barraca, il carrozzone con cui negli ultimi quattro anni della sua vita Lorca è andato in lungo e in largo per la Spagna portando i grandi della letteratura nelle piazze, per farli conoscere alle masse in modo che . Lucerne che il governo oscurantista non voleva certo che accendesse, sai come si dice: i dittatori non capiscono i poeti e quando li capiscono li uccidono.”

Marco Rual

E difatti il 16 agosto 1936 in un vicolo di Madrid in cui –ironia della sorte- oggi sorge la facoltà di Diritto, la voce terrena di Federico Garcia Lorca viene messa a tacere per sempre. “Lo spettacolo in realtà avrebbe dovuto andare in scena lo scorso anno ma per ragioni legate ovviamente alla pandemia, non è stato possibile. Anche oggi è difficilissimo lavorare, ci sono mille problematiche legate alle restrizioni; stavolta però in me ha vinto l’esigenza di alzare la testa, di reagire all’appiattimento della cultura che stiamo subendo proprio come avrebbe voluto Lorca: ” Contributo creativo che ciascuno degli interpreti ha prestato a distanza, come protocollo Covid prevede “Marco viene da Bologna, Ana Rita da Napoli, noi altri siamo in zone distanti di Roma: la generale che ha preceduto il debutto al Teatro Studio Altrove lo scorso 9 aprile, è stata in assoluto la prima volta che abbiamo potuto incontrarci tutti assieme.”

In effetti sembra incredibile considerato l’affiatamento scenico mostrato degli artisti e quanto lo spettacolo sia stato ripetutamente applaudito da un pubblico a dir poco entusiasta che ci auguriamo possa tornare ad ammirarlo nei teatri all’aperto nel corso della oramai prossima stagione estiva.