Le scelte alimentari che facciamo ogni giorno hanno un forte impatto sulla nostra salute e sull’ambiente.
Scegliere un cibo rispetto a un altro, però, ha anche un forte peso su chi produce e trasforma gli alimenti, ovvero sugli agricoltori. Pensare come Slow Food a un cibo “buono, pulito e giusto” significa proprio questo: un cibo “buono” per noi consumatori, “pulito” per ambiente e biodiversità, “giusto” per i produttori.
“Il giornalista Stefano Liberti – con Fabio Ciconte – qualche anno fa ha raccontato la storia dei supermercati e del loro impatto sulla nostra alimentazione nel libro Il grande carrello.
I supermercati, così come i fast-food alla McDonald’s, sono nati 90 anni fa negli Stati Uniti, soprattutto per un motivo: ridurre il costo dei prodotti, attraverso il taglio del personale. Il primo supermercato inaugurato a New York nel 1930 era un grande magazzino con scaffali pieni di prodotti a prezzi molto bassi che i clienti potevano scegliere da soli e pagare alla cassa; dopo solo 6 anni i supermarket erano diventati 1200, oggi sono un numero impressionante in tutto il mondo. La crisi finanziaria del 2008 riducendo drasticamente il reddito di larghe fasce di popolazione, le ha spinte a fare la spesa dove più conveniva, ossia nei supermercati. La grande distribuzione ha diversi vantaggi sui piccoli negozi.
Il primo punto di forza è sicuramente la convenienza: oltre il 90% degli italiani fa la spesa nei supermercati per poter mantenere il proprio tenore di vita, spesso scegliendo tra più negozi per trovare le offerte più vantaggiose.
Il secondo vantaggio della grande distribuzione è l’assortimento: i supermercati, infatti, possono offrire un’offerta estremamente ampia. Tra gli scaffali possiamo trovare di tutto: tanti prodotti sottocosto ma anche costosi prodotti Dop e Igp, cibo spazzatura ma anche alimenti biologici, alimenti insostenibili a livello ecologico (come alcune marche di banane e avocado) ma anche prodotti del commercio equo e solidale e cibi etnici.
Ma qual è l’altra faccia della medaglia dei prezzi bassi di molte catene di supermercati? Che cosa significa mettere in vendita passata di pomodoro a 39 centesimi, latte a 59 centesimi o un litro di olio extravergine di oliva a 3 euro?
Il libro dà una risposta molto chiara: con questi prezzi al ribasso si mette in crisi tutta la filiera produttiva. Si mettono in crisi gli agricoltori che ricevono per un chilo di pomodori meno di quanto hanno investito per coltivarli, tanto che potrebbe essere più conveniente lasciarli sulle piante. Si mettono in crisi i braccianti agricoli, poiché il primo costo che i datori di lavoro tagliano è quello della manodopera. Le due conseguenze più evidenti del sottocosto dei supermercati diventano, pertanto, lo spreco alimentare e il forte rischio di favorire lavoro nero e sfruttamento. Il terzo limite della grande distribuzione è forse il più importante e riguarda tutti i consumatori, in particolare quelli della fascia più giovane. Nei supermercati si rischia di perdere il contatto con la natura e con il territorio. Gli scaffali del supermercato, infatti, presentano prodotti finiti, dietro i quali esiste un mondo produttivo, storico e biologico che dovremmo tutti cercare di conoscere per poter fare delle scelte alimentari consapevoli.
Dott. Daniele Segnini
Biologo Nutrizionista Educazione alimentare per: bambini, adolescenti e sportivi.
Interventi nutrizionali per: obesità, diabete e dislipidemie.
Piani alimentari per: gravidanza, menopausa e terza età.
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