Insulae, domus o ville, nella Roma antica le case rispecchiavano chiaramente lo status sociale di chi le abitava.
di Pamela Stracci ©
Le classi più povere abitavano nelle Insulae, le isole, parola da cui deriva il termine moderno di isolato. Queste erano delle case popolari, fatte in mattoni rosso e legno, alle quali si accedeva da un ballatoio comune. L’edificio erano di due o tre piani ma potevano in alcuni casi arrivare anche a dieci piani. Ogni abitazione era composta da una o due
stanze, senza bagno privato perché si usavano i bagni pubblici, senza acqua corrente e
senza cucina. A causa delle scarse condizioni igieniche e della infiammabilità dei materiali contenuti nei locali, si preferiva mangiare nelle tabernae, le taverne. Poche le finestre per areare le stanze: se presenti, erano delle strette ed alte aperture chiuse con dei pannelli di legno, oppure con delle pelli o con dei teli. Le abitazioni erano illuminate con le torce di grasso e pece. Il povero mobilio con cui venivano arredati i locali era costituito solo da alcuni letti semplici, un tavolo e qualche sgabello di legno: queste case servivano solo per dormire!
Le domus invece erano le case signorili destinate alle famiglie benestanti romane. Questa abitazione tipicamente urbana si snodava generalmente in uno o due cortili principali che, accedendo dall’ingresso o vestibulum, collegavano i vari ambienti tra loro: l’atrio, le camere da letto, la sala da pranzo, la biblioteca e la sala di conversazione e di rappresentanza, la cucina, il porticato e i giardini interni, i bagni privati e non solo. L’edificio,
generalmente ad un pianto, non presentava finestre verso l’esterno ma al massimo delle piccole aperture molto in alto per tenere fuori gli occhi indiscreti e soprattutto i ladri. Tra le domus più rappresentative sono famose quelle di Pompei ed Ercolano che, per l’abbondanza dei ritrovamenti e il particolare stato di conservazione, ci hanno fornito una chiara fotografia di come si viveva in quel periodo storico.
Poi c’erano le ville, le residenze delle classi sociali più elevate, con un impianto plano-
volumetrico complesso che si sviluppava tra giardini, fontane, terme, orti e spazi aperti. Potevano essere delle grandi ville urbane oppure erano collegate ad una azienda agricola (le ville rustiche) o ad attività costiere o portuali (ville marittime). A Ladispoli vari sono gli esempi di ville romane.