A tu per tu con l’attrice Francesca Nunzi

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L’ATTRICE DI SUCCESSO È L’AUTRICE DEL LIBRO “UOMINI SENZA UCCELLO”.

di Sara Sansone

Il racconto di Francesca su Francesca per voi lettori de L’Ortica del Venerdì, attraversando la storia di una donna e di un’artista di grande talento che con passione ha creato una carriera brillante dal placo allo schermo, dalla scrittura di libri a quella dei copioni.

 

Ciao Francesca, grazie per aver accettato di rispondere a qualche mia domanda. Direi di partire dalle origini. Spesso quando si intraprende il lavoro dell’artista c’è un momento in cui scatta la scintilla. A te è mai successo? Ricordi un istante in particolare in cui hai detto “voglio fare questo lavoro”?
Non credo di aver mai avuto la scintilla: credo di esserci nata, che fosse nella placenta! Già a tre anni alla domanda “che lavoro vuoi fare da grande?”, io rispondevo “l’attrice”. Forse perché pensavo che facendo l’attrice avrei potuto interpretare tutti i ruoli del mondo, tirando le somme alla fine ho sempre fatto la scema, non la poliziotta! È una passione che ho da sempre, forse anche troppo. Ho sempre avuto la testa tra le nuvole sognando di fare questo lavoro. Mio padre spesso racconta che mi spiava dalla cameretta e ascoltava tutte le storie che interpretavo.

Tra i tantissimi ruoli che hai interpretato a quale sei più affezionata?
In tutti quelli che interpreto ci metto un po’ del mio e sono affezionata a tutti, però artisticamente parlando quello che mi ha dato più soddisfazione al cinema è stato Teresa ne “Il grande botto” e a teatro la parte della mamma di Temple Grandin nella piece teatrale che racconta la storia di una bambina a cui viene diagnosticato l’autismo a 4 anni e che con il supporto della famiglia riesce a raggiungere i più elevati livelli d’istruzione diventando un’attivista a livello mondiale.

Gli ultimi lavori tra teatro ed editoria? Quale ti sta dando più soddisfazione?
In questi anni in cui siamo stati un po’ più fermi ti direi l’editoria, ma sono dell’idea che le soddisfazioni quando si lavora si hanno sempre.

Il tuo ultimo libro è “Uomini senza uccello”, ti stai dedicando alla presentazione del libro o stai già scrivendo qualcosa di nuovo? Che risposta ha avuto dal pubblico?
“Uomini senza uccello” mi sta riempiendo di gioia. È molto comprato e ordinato su Amazon e sto ottenendo degli ottimi risconti. Proprio nell’ultimo periodo sono stata contattata per dar vita ad un cortometraggio o un film. È una proposta molto interessante, vediamo come prenderà vita.

Nuovi progetti in cantiere?
Siamo in piena attività e prova. “Aggiungi un posto a tavola” torna in scena dopo esattamente due anni a causa della sospensione per la pandemia. Il 9 marzo debutteremo a Milano al Nazionale, poi ad aprile a Roma al Brancaccio. A maggio invece sarò a Roma a Teatro de’ servi con “Shakespeare per attori anziani”, una commedia scritta da me. Ci sono tanti progetti di scrittura, di libri. Un passetto alla volta faremo tutto, c’è grande fermento e si spera di ripartire!

Tra vita privata e lavoro, come riesci a gestire il tutto?
Devo dire che mi sono sempre impegnata moltissimo per farle incastrare. Ho messo su famiglia presto e avuto i miei figli in piena carriera. Mi so organizzare per natura e l’uno non ha mai ostacolato l’altra. Per ora tutto liscissimo.

Dall’inizio della pandemia e tuttora il mondo del cinema, del teatro, ma anche della musica e dell’arte in generale non stanno attraversando un bel periodo; ultimo dato drammatico è la chiusura di oltre 500 sale cinematografiche, qual è il tuo punto di vista sulla situazione e come ti ha colpita personalmente?
È un argomento un po’ delicato. Non ho una posizione netta perché sono consapevole di molte cose come la difficoltà delle produzioni che giustamente si sono dovute fermare, il rischio economico nell’investire in sale vuote. Da artista chiaramente ne soffro, mettendomi nei panni di chi gestisce grandi responsabilità e soldi però capisco. L’unica via è aspettare e respirare. Guardandomi attorno tanti colleghi e professionisti hanno voglia di fare e progetti nel cassetto. Questo è il momento di ripartire incoraggiati dall’andamento della pandemia, anche se bisognerà valutare e affrontare anche questo nuovo ostacolo drammatico della guerra. Sono ottimista e penso che l’attesa porterà tempi più sereni.

Sui social sei attivissima, soprattutto su Facebook. Quanto è importante rapportarsi con i colleghi e con il pubblico attraverso ciò che si posta?
È vero! Apprezzo molto Facebook perché mi permette di scrivere sia riflessioni profonde sia le mie solite “scemate”. Mi diverte e non mi sento costretta a scrivere contenuti rapidi come invece richiedono altri social utilizzando le immagini. Preferisco la lettura e la lentezza anche se adesso sta prendendo piede ciò che è rapido e veloce. È importante aprire una porta tra sé e il pubblico affinché possa sapere che ci sei, che sei presente e hai il desiderio di condividere una parte della tua vita, ma anche con i colleghi è un ottimo strumento di dialogo e confronto, e tal volta anche di invito alle rispettive rappresentazioni. Durante gli ultimi anni i social sono stati un grande aiuto.

C’è un consiglio che daresti ai giovani che si approcciano a questo lavoro?
Fino a qualche anno fa avrei risposto “studiate, lavorate, rubate con gli occhi”. Adesso in realtà non mi sento molto di esprimermi perché viviamo un momento davvero difficile e di incertezze. Quindi prendiamo per buono il caro vecchio “studiate, lavorate, rubate con gli occhi … e fate tanta tantissima pratica!”

C’è un regista o un collega che rappresenta un punto di riferimento e di ispirazione per te?
Dopo il maestro Proietti, il mio punto di riferimento è l’attore teatrale e cinematografico Nicola Pistoia. Con lui ho lavorato ai miei primi spettacoli, è stato un faro per me e gli sono grata.

Un grazie grande grande va a …
Il grazie più grande ed eterno va al maestro Gigi Proietti con cui ho studiato e lavorato per un po’ di anni. Mi ha insegnato veramente tanto quindi il mio grazie è per lui.