L’essere umano è l’unico animale sulla terra dotato di razionalità oltre che di istintualità.
Inoltre, l’essere umano ha la capacità di accedere alla propria memoria esperienziale per modificare, in tutto o in parte, o mantenere uguale il proprio comportamento, le proprie risposte agli eventi che la vita gli propone.
Una delle caratteristiche più importanti nella vita dell’essere umano è la capacità di scelta. Scegliere vuol dire “indicare o prendere in base ad una preferenza o a un confronto basati su caratteri obiettivi o su valutazioni soggettive” (Devoto Oli).
La persona, quindi, fa una determinata scelta in base a criteri personali, del tutto soggettivi, oppure in base a criteri oggettivi. Per esempio, scegliere un percorso di studi implica sommare le proprie inclinazioni (criteri soggettivi) con le eventuali possibilità lavorative attuali e/o future (criteri oggettivi). È importante evidenziare che ogni scelta implica lasciarne un’altra. Per esempio, se una persona sceglie tra due possibilità quasi equivalenti, prende una possibilità ma lascia l’altra. La scelta non dà sicurezza del risultato ma al momento della decisione, si ipotizza di scegliere la migliore. Detto ciò, ora cerco di raccontare come vengono affrontate dal punto di vista terapeutico, le scelte.
Molto spesso le persone raccontano che se tornassero indietro nel tempo, farebbero scelte diverse. E questo, chi lo dice? La scelta è sempre da contestualizzare in un determinato periodo di vita della persona. Facciamo un esempio: una persona racconta che quando era adolescente ha rubato una mela. Rubare è un’azione punibile. Ma perché questo ragazzo ha rubato una mela? E lì possono emergere moltissime motivazioni più o meno personali e contestualizzabili nel suo periodo di vita. Per esempio, nella sua famiglia è sempre stato detto “se vuoi qualcosa te la prendi”: è stato coerente con i principi famigliari. Oppure, “rubo perché ho fame e sono povero”. L’azione è la stessa ma le motivazioni sono completamente diverse. Il ragazzo, diventato adulto, intraprende un percorso di psicoterapia e racconta uno dei due eventi con grandi sensi di colpa. Riconosce che ha commesso delle cose sbagliate e non si sa perdonare.
È importante evidenziare che ciò che si è fatto nel passato, anche recentissimo, non si può cambiare ma si può dare un significato diverso. Questo è il significato della ristrutturazione: osservare gli eventi da un punto di vista diverso, relativizzare il significato del “giusto”, dello “sbagliato” e del “senso di colpa” e inserire l’evento in quel momento preciso del ciclo vitale, in quella educazione, in quella famiglia e in quella cultura. “L’aver rubato una mela” diventa, quindi, un momento fondamentale del percorso di psicoterapia attraverso cui la persona riesce ad andare oltre l’evento, osservandolo in modo più panoramico anziché dallo spioncino. È un momento di crescita fondamentale in cui l’individuo inizia a comprendersi in modo totale, come il frutto di una serie di variabili (educative, culturali, ecc.) che non sono dipese da lui ma che in certi momenti hanno influito sulle sue scelte di vita.
Tendenzialmente l’adulto, a differenza del bambino, è consapevole di essere mosso da molte variabili ma è proprio tale consapevolezza che lo porta ad osservarsi ed ascoltarsi meglio prima di fare scelte importanti. Infine questo tipo di consapevolezza porta a dare un’educazione più libera agli eventuali figli e a leggere i comportamenti altrui in modo più ampio.
Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta Psicologa Giuridico-Forense
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